domenica 25 settembre 2022

Legge Elettorale



Secondo me la legge elettorale migliore, almeno in Italia, è un proporzionale classico, con premio di maggioranza.
Funzionerebbe così: il 90 % dei seggi vengono assegnati col proporzionale puro. Poi si va al ballottaggio tra i primi 2 partiti e il vincitore si prende il restante 10 % dei seggi.
In aggiunta, per evitare eccessive frammentazioni, si può introdurre una soglia di sbarramento minimo al 3%.
Non si sono coalizioni, non ci sono pasticci e tutto viene deciso dal voto popolare diretto, sia al primo che al secondo turno.
Mi pare una legge semplice ma efficace. E comunque migliore di quelle che abbiamo avuto negli ultimi tempi (ma ci vuole poco).
LUMEN

lunedì 12 settembre 2022

Taxi Driver (film)

(Recensoni dal web)

Taxi Driver rappresenta uno dei punti apicali del cinema della New Hollywood. Fin dal 1967 all’interno del panorama Hollywoodiano si affermano nuovi autori, nuove modalità produttive e nuovi volti attoriali che andranno a sostituire quelli della Grande Hollywood. 

Taxi Driver si presenta come un amalgama perfettamente riuscito di tutte queste istanze. Al suo interno emergono in maniera ricorsiva, mordace le pulsioni storico/sociali che hanno contraddistinto gli Stati Uniti nella storia recente: il film di Scorsese è fondamentale anche perché riesce a farsi carico dell’onere di essere generazionale, figlio legittimo della contestazione. La società americana mostra attraverso il film la sua ferita indelebile, la sua debolezza, la sua mancanza di speranza che vede nella morte di Kennedy la matrice generativa. I “fatti di Dallas” hanno reso debole un popolo che si sentiva invincibile, hanno creato un vuoto in un mondo dove, senza eroi, ci si sente inesorabilmente spaesati. La contestazione, la morte di JFK, ma anche il Vietnam:  

Taxi Driver in fondo è anche un film sul reducismo, su un “eroe di guerra” che non riesce ad integrarsi nel mondo che ha abbandonato definitivamente dal momento che l’ha lasciato per andare in guerra, che non trova la tranquillità per addormentarsi, la cui insonnia lo trasporta in uno stato allucinatorio, che lo fa sprofondare definitivamente in uno stato d’alienazione per cui diventa normale anche far colazione con pane e whisky.

Un cinema rivoluzionario anche nell’uso del linguaggio e nei codici specifici filmici, figlio della lezione del cinema della modernità ed in particolare della Nouvelle Vague francese, che rimedia la decostruzione del montaggio grazie all’uso del jump cut e del piano sequenza.

I film della New Hollywood rappresentano anche una svolta del cinema americano verso il realismo ed in particolare l’attenzione per la città e il rapporto tra individuo e metropoli diventano due temi centrali, campi semantici che Taxi Driver implementa in modo esemplare: Travis Bikle (un De Niro strepitoso, vera icona del cinema di Scorsese degli anni settanta e non solo) tassista insonne, che sia aggira di notte in una New York distrutta dalla malavita e dalla prostituzione è diventata una figura archetipica dell’immaginario americano.

domenica 4 settembre 2022

Casablanca (film)

(Recensioni dal web) 

Classico dei classici, quintessenza del miglior cinema hollywoodiano, un racconto dai risvolti imprevedibili, emozionante nel pericolo e commovente nell'impossibile storia d'amore, con controcanto di dialoghi brillanti e delle note di "As time goes by" di Herman Hupfeld (e ‘La Marsigliese’ rivista da Max Steiner).

Magicamente baciato dalla contingenza storica, per cui il racconto su esiliati e rifugiati con leitmotiv del sacrificio si specchia nei molti “esuli” ingaggiati per il film. L’aura magica è anche figlia dell’alchimia fra una Ingrid Bergman seducente e un Humphrey Bogart con carattere ambiguo che segna il film (duro dal buon cuore, né eroe né malvagio, fa quel che va fatto), rinforzato da comprimari che svelano progressivamente le proprie propensioni (Sydney Greenstreet e Peter Lorre si riuniscono a Bogart dopo Il mistero del Falco).

Grande messinscena in studio (tranne sequenze all’aeroporto e panoramiche su Parigi), montaggio da manuale (Owen Marks, con Don Siegel incaricato della direzione e montaggio della seconda unità), sapiente uso della fotografia (Arthur Edeson, che fa miracoli con il viso della protagonista), prodigio di una sceneggiatura con, alla base, una commedia teatrale di Murray Burnett e Joan Alison mai rappresentata, incompleta durante le riprese e perfetta alla loro conclusione, con tira e molla fra le iniezioni politiche e melodrammatiche di Koch e la ricerca di momenti romantici da parte dei coniugi Epstein e del regista: la sinergia (governata dal produttore Hal B. Wallis) dà vita ad un’atmosfera penetrante, che culla fra dolcezza e mestizia.

A una sola settimana dalla fine delle riprese non c'era ancora un finale soddisfacente. Alla fine Philip e Julius Epstein trovarono la soluzione: Rick avrebbe ucciso Strasser per permettere la fuga di Ilsa e Victor in aereo e Renault lo avrebbe coperto pronunciando la nota battuta "Fermate i soliti sospetti"

Un successo di pubblico oltre le aspettative, che portò fino all’Oscar per il miglior film.