venerdì 19 aprile 2024

Il caso Thomas Crawford (film)

Thriller di eccellente fattura, Il Caso Thomas Crawford, fa tornare in grande spolvero il genere "giallo vecchio stile", senza puntare su una messa in scena particolarmente originale, ma concentrando le proprie attenzioni sulla costruzione della storia e sui colpi di scena che accompagnano l'indagine del giovane Ryan Gosling, costantemente messo alle strette dal diabolico piano orchestrato da un Hopkins gigione come non mai.
Proprio la "sfida" tra i due talenti (Gosling conferma di essere un giovane di grande valore) costituisce il piatto forte del film, esaltato a dovere dalla sceneggiatura, che mette in bocca ad Hopkins delle battute di incredibile cinismo e sapido humour noir. 
Gregory Hoblit, onesto artigiano, si mette a servizio dello script e firma una pellicola che, finalmente, non necessita di sofisticate trovate visuali per attrarre l'attenzione dello spettatore ma tiene col fiato sospeso il pubblico ponendogli la classica domanda: come riuscirà il buono (ma lo è davvero?) a incastrare il cattivo della situazione?
Appassionante dal primo all'ultimo minuto, per quanto forse non teso come avrebbe potuto essere, Il Caso Thomas Crawford è una bella ed insperata sorpresa. Da vedere.


Trama e atmosfere che catturano. Grande interpretazione di Gosling, capace di rendere credibile e profondo il cambiamento della condizione e motivazioni del detective, da rampante avvocato attratto dai soldi a procuratore che mette in gioco il suo futuro pur di "mettere un paletto nel cuore di un cattivo", mosso prima dalla motivazione di vincere il duello con l'Antagonista della sua vita, quello che l'ha sconfitto in modo imprevedibile, in un caso che appariva dall'esito scontato, e poi mosso da una motivazione più alta, religiosa, per la Giustizia. 
Ambiguo e capace anche, alla fine, di inquietare lo spettatore quando trae il vantaggio decisivo proprio dall’atto più malvagio del criminale che ha fatto staccare la spina alla moglie; ciò che darà al procuratore la possibilità (che è la chiave di volta legale della vicenda) di processarlo di nuovo grazie alla modifica del reato imputabile (da tentato omicidio a omicidio). 
In realtà il detective aveva fatto di tutto per contrastare quell’atto, ma l’inquietudine rimane perché il personaggio all'inizio aveva rivelato anche la sua estrema abilità nell'usare forme di inganno non banali. In conclusione, film bello perché capace di inquietare, mettere in dubbio lo schema apparente della realtà, farci chiedere se le cose stanno veramente come sembra.


dal SITO MYMOVIES.IT

mercoledì 10 aprile 2024

Schiavitù moderna

La mentalita' schiavista in USA non e' MAI venuta meno. 
La schiavitu' dei neri e' finita, guarda caso, insieme alle [nello stesso periodo delle] grandi migrazioni che hanno portato milioni di immigrati/schiavi , che sono stati la forza lavoro sottopagata e maltrattata degli USA, e hanno sostituito i negri. 
E quando anche questi schiavi di molti colori sono diventati ceto medio, negli anni '80/90', la corporate america si e' rivolta alla Cina alla mera ricerca di un nuovo schiavo , questa volta giallo (dopo un tentativo maldestro di ridurre in schiavitu' i messicani, rappresentato dal NAFTA)
Per questo non abbiamo mai sentito nessuno negli USA lamentarsi quando gli schiavi lavoravano PER le industrie americane. Per questo non abbiamo sentito nessuno lamentarsi delle condizioni orrende dei lavoratori cinesi, degli orari inumani, delle morti per sfinimento, sino a quando producevano gli iPhone di Apple. 
Se e' per questo, non abbiamo sentito gli americani lamentarsi della schiavitu': Lincoln la aboli' sotto la spinta delle lobbies degli USA del nord, gli industriali, il cui problema era principalmente il fatto che tutti gli schiavi fossero al Sud, e le loro fabbriche non ne beneficiavano. E per la cronaca, Lincoln era Repubblicano, non democratico. Ai democratici del periodo la schiavitu' andava benissimo.
Non per nulla, le stesse industrie del nord USA non si fecero mai scrupoli ad usare i nuovi negri, gli immigrati , alle stesse condizioni degli schiavi.
La decisione USA di usare la manodopera cinese e delocalizzare e' dovuta alla cultura schiavista che caratterizza gli USA: “Work Hard” e “Be a good slave” sono, nella mente degli imprenditori americani, la stessa identica espressione dello stesso identico concetto.

URIEL FANELLI 

mercoledì 3 aprile 2024

Il Padrino (film)

<< Il Padrino si pone nella storia del cinema come un pietra miliare. Un capolavoro a cui tendere, da cui apprendere un modo di fare cinema oggi, ahimè abbandonato. 

L'elemento di fondo, ciò che permea tutta la trilogia, è la PASSIONE! Una passione viscerale del regista verso la sua creatura, una passione incondizionata da parte di un cast di attori senza precedenti nella storia ( brando, pacino, duvall, de niro, keaton, cazale), una passione eccezionale da parte dello scrittore che ha fornito la trama del film. (...)

Dai commenti [del regista] emerge l'amore, perchè di questo si tratta, che il regista ha riversato nel film. Parlo di cura dei dettagli, parlo di uno chef che cura la sua migliore portata da far recensire ai critici, con la più totale attenzione agli ingredienti, alla cottura, a tutto ciò che fà di una creazione un'opera d'arte. Perchè di arte si tratta quando si parla del Padrino.

Cosa occorre ad un film per essere un capolavoro? Semplice, una grande sceneggiatura, un grande regista, un grande cast. Presto detto, un romanzo splendido di Puzo, un regista sopraffino che poi si confermerà con Apocalypse, e un cast compsto dalla divinità del cinema Marlon Brando (Pacino dirà di lui: "recitare con Marlon era come recitare con Dio"...); Al Pacino, che se Brando era Dio, può essere considerato senza blasfemia, il figlio (...); un Robert Duvall magistrale, Diane Keaton splendida, Cazale azzeccatissimo, ma come scordare James Caan e tanti altri! 

E' un capolavoro perchè fornisce un quadro fedelissimo della realtà di quegli anni, crea un atmosfera ed un convogimento unici, che fanno parteggiare per i "cattivi" che lo spettotore è indotto a vedere come amici, quasi famigliari! Insomma, musiche di Rota e del padre di Coppola, eccezionali, ambientazioni perfette, ricostruzioni storiche ineccepibili! 

Che dire, un film che non invecchia mai, un film da rivedere allo sfinimento! (...)  Un Film sublime, che è rimasto ineguagliato, e al pari dei capolavori geniali di Kubrick, si colloca ai vertici dei film di ogni tempo! >>

<<  Dal romanzo (1969) di Mario Puzo, la 1a parte della saga della famiglia mafiosa Corleone, emigrati siciliani in America, il cui capo è Vito Corleone (M. Brando) che per il suo enorme potere è chiamato “Don”. Alla sua morte, nel 1945, prende il suo posto il figlio Michael (A. Pacino), coraggioso ex eroe di guerra ed avvocato. 

Madornale successo di pubblico per quello che è un indiscusso capolavoro del cinema, primo di una saga che fece risplendere nel firmamento di Hollywood il magistrale Brando e lanciare Pacino, inquietante e al tempo stesso bravissimo. 

Tutto in questo film è passato alla storia: il cast stellare, la sequenza finale del battesimo in cui la festeggiata è nientemeno che Sofia Coppola, figlia del regista, il tema musicale di Nino Rota, la “cultura” mafiosa, gli ambienti siciliani. Anche se vederlo e apprezzarlo non significa stare dalla parte della malavita. Ebbe 3 Oscar: film, regia, M. Brando. >>

dal sito MYMOVIES.IT