sabato 15 ottobre 2022

Il caso Spotlight (film)

(Recensioni dal web)

<< La formula (è quella) rodata del film di inchiesta giornalistica: accade tutto secondo manuale, in velocità, con poche pennellate efficaci per descrivere i personaggi, con tutti i muscoli del cervello impegnati nel braccio di ferro fra ricerca della verità, insabbiamenti ed ostacoli burocratici. Spot(light) su di un caso eclatante, grido accademico ma necessario ed appassionante. 

In opere così, il cinema è anche marginale: nel momento in cui il regista applica bene la formula, lo scopo è già dato. (...) È anche vero (però) che l’invettiva è operata attraverso sottolineature discrete (sguardi su bambini, sferzate ed allarmismi doverosi) e con una veemenza per raddrizzare i torti che compensa tante convenzioni.

La riuscita non può dimenticare le prove attoriali, il mimetismo sui caratteri originali che, ovviamente, in Italia si perde fra doppiaggio e non vicinanza a quella cronaca: Mark Ruffalo batte tutti, Michael Keaton, richiama un sé del passato che esiste filmicamente, vedere Cronisti d'Assallto. >>

 

<< (Il film) rende conto, con la limpidezza argomentativa propria di una cultura cinematografica (quella hollywoodiana, che non sacrifica comunque mai il lato spettacolare) delle subdole tecniche di persuasione, degli abusi anche piscologici esercitati dai ministri della Chiesa, delle sottili strategie per circoscrivere e neutralizzare le conseguenze pubbliche del fenomeno e puntualmente insabbiarlo attraverso laboriose procedure. (...)

La ricerca di testimoni e l’ottenimento della loro fiducia fanno comprendere ai giornalisti della testata le dimensioni reali del caso, quali segni questo ha lasciato sulle persone coinvolte (condannate a convivere con quell’esperienza per tutta la vita), quanto duro sia ingaggiare un confronto con un’istituzione come la Chiesa Cattolica. Cosa vuol dire, in definitiva, farle causa.

Il tutto narrato in modo piano e classico, con uso cosciente di cliché di genere e attraverso vari fili (i percorsi dei singoli giornalisti) con un rigoroso crescendo, senza patetismi (nessuna enfasi o svenevolezza) né trionfalismi (se è vero che sono il team e il suo lavoro il vero centro del film, non si tace sul fatto che il Boston Globe avesse evidenza degli avvenimenti già dieci anni prima dell'inchiesta), con superba resa delle dinamiche ambientali. 

Gli ottimi interpreti fanno il resto. >>

 

<< Il film di McCarthy divide il mondo in buoni e in cattivi, in bene e male, ma è necessario per comprendere il messaggio; tale divisione non toglie di profondità né ai personaggi né alla storia stessa che proprio per il rigore con cui è stata scritta arriva dritta allo spettatore, non è figlia di un superficiale manicheismo è invece figlia di un eroismo umano e “normale”. >>