domenica 26 maggio 2024

Quale Palestina ?

 

MA DI QUALE PALESTINA STIAMO PARLANDO? - Di Franco Londei

Palestina libera dal fiume al mare, urlano gli studenti senza sapere né di quale fiume si parla né a quale mare si fa riferimento. Palestina libera, riconosciamo la Palestina dicono i premier di Spagna, Irlanda e Norvegia, senza sapere su quali confini riconoscerla, con quale moneta, con quale governo, con quale banca centrale ecc. ecc.
Tornano in mente le parole di Zahir Muhsein, uno dei leader più importanti della OLP tra il 1971 ed il 1979 il quale in una intervista ad un giornale olandese diceva «il popolo palestinese non esiste. La creazione di uno stato palestinese è solamente un mezzo per continuare la nostra lotta per l’unità araba contro lo Stato d’Israele. In realtà oggi non c’è differenza tra giordani, palestinesi, siriani e libanesi. Oggi parliamo dell’esistenza di un popolo palestinese per ragioni politiche e strategiche poiché gli interessi nazionali arabi richiedono che venga assunta l’esistenza di un distinto “popolo palestinese” da opporre al sionismo».
Quindi chiariamo subito il punto principale: la Palestina non esiste, il popolo palestinese non esiste per stessa ammissione dei cosiddetti “leader palestinesi”. Non c’è traccia storica di un popolo palestinese prima degli anni 60, né di un sovrano palestinese, un governo palestinese, una moneta palestinese, una guerra condotta dai palestinesi, un ritrovamento storico che faccia riferimento ad una civiltà palestinese. Niente di niente di niente.
Palestina libera dal fiume al mare, urlano gli studenti senza sapere né di quale fiume si parla né a quale mare si fa riferimento. Palestina libera, riconosciamo la Palestina dicono i premier di Spagna, Irlanda e Norvegia, senza sapere su quali confini riconoscerla, con quale moneta, con quale governo, con quale banca centrale ecc. ecc.
Tornano in mente le parole di Zahir Muhsein, uno dei leader più importanti della OLP tra il 1971 ed il 1979 il quale in una intervista ad un giornale olandese diceva «il popolo palestinese non esiste. La creazione di uno stato palestinese è solamente un mezzo per continuare la nostra lotta per l’unità araba contro lo Stato d’Israele. In realtà oggi non c’è differenza tra giordani, palestinesi, siriani e libanesi. Oggi parliamo dell’esistenza di un popolo palestinese per ragioni politiche e strategiche poiché gli interessi nazionali arabi richiedono che venga assunta l’esistenza di un distinto “popolo palestinese” da opporre al sionismo».
Quindi chiariamo subito il punto principale: la Palestina non esiste, il popolo palestinese non esiste per stessa ammissione dei cosiddetti “leader palestinesi”. Non c’è traccia storica di un popolo palestinese prima degli anni 60, né di un sovrano palestinese, un governo palestinese, una moneta palestinese, una guerra condotta dai palestinesi, un ritrovamento storico che faccia riferimento ad una civiltà palestinese. Niente di niente di niente. Facciamoci delle domande scomode.
Il popolo palestinese è quindi solo una invenzione araba e non è altro che un agglomerato di emigrati egiziani, giordani e siriani. Punto.
Ma vogliamo veramente far contenti tutti quei babbei che vogliono uno stato palestinese? Ok. Cominciamo con il ragionare da Stato palestinese, anche se non sappiamo su che confini.
Prima di tutto mi serve un Governo, una moneta e una banca centrale, perché mica vorrò vivere di aiuti a fondo perduto per centinaia di miliardi come ho fatto fino ad ora? Dovrò pure prendermi la responsabilità di creare una moneta e di metterla sul mercato, fare debito con titoli di stato, lottare contro l’inflazione, i prezzi del mercato ecc. ecc. Fino ad oggi ho usato la moneta israeliana (perché non quella giordana o egiziana?) battuta dalla banca centrale di Gerusalemme. Ma da oggi non potrò più farlo perché sono lo Stato Palestinese.
Poi dovrò creare una qualche forma di welfare, cioè tutta quella serie di interventi e di prestazioni destinati alla popolazione che uno stato eroga finanziandole con le entrate fiscali. La sanità pubblica, le scuole, l’assistenza sociale ecc. ecc. È una delle spese più grandi per uno stato (l’Italia spende più di 600 miliardi l’anno). Fino ad oggi hanno pagato tutto i donatori internazionali (cioè noi), mi hanno pure incassato le entrate fiscali (Israele), ma da oggi devo pagare tutto io con i miei soldi e le mie entrate fiscali che in qualche modo provvederò a incassare.
Dovrò studiare una linea politica economica, cercare di far crescere il PIL senza far crescere troppo il debito. Dovrò pagare la polizia, il personale statale, i maestri e professori. Tutte cose che fino ad oggi mi pagavano gli altri.
Adesso capite perché i palestinesi hanno sempre rifiutato un loro stato, anche quando gli hanno offerto il 99,99% delle richieste territoriali ed economiche. Creare uno stato è facile. È gestirlo che è complicato. E poi perderebbero quell’alone di vittime che fino ad oggi gli è valsa la simpatia internazionale (meno che quella degli arabi).
Quindi, volete riconoscere l’isola che non c’è? Riconoscetela pure, ma fate anche tutto quello che serve per farla funzionare, pretendete un governo democratico, una sanità pubblica decente ecc. ecc.
In tutti questi anni la cosiddetta Palestina ha ricevuto più aiuti di tutta l’Africa messa insieme. È come se l’Umbria avesse avuto più aiuti dell’Africa. Solo che oggi l’Umbria sarebbe lo “stato” più ricco al mondo mentre la cosiddetta Palestina è tra i più poveri.
Ho lasciato volutamente per la fine il dettaglio più importante: con quale Governo riconoscete la Palestina? Hamas oppure Fatah? La stragrande maggioranza dei palestinesi oggi voterebbe Hamas e ha festeggiato il massacro del 7 ottobre ritenendolo giusto. Se quindi riconoscete la Palestina riconoscete Hamas e anche voi approvate quello che hanno fatto. Punto.

lunedì 13 maggio 2024

Sinistra intollerante

di MARCELLO VENEZIANI

<< Impedire, impedire, impedire: questo è il ritratto in sintesi della sinistra italiana, che pure si dice antifascista, inclusiva, tollerante e umanitaria e invece propone sempre censure, chiusure, esclusioni, disprezzo e discriminazione.

Davanti a chi non la pensa come loro non si pongono mai il problema di confutarlo, di opporre ragionamenti a ragionamenti, tesi a tesi, cercando di persuadere o dissuadere; no ma sempre e solo vietare, proibire, impedire a priori che parli, che scriva, che si candidi. (...)

So di tanti autori, protagonisti, politici non di sinistra a cui è stato impedito di parlare; non mi risulta che la stessa cosa abbiano subito coloro che sono di sinistra nelle università, nelle piazze, nei saloni del libro. >>

giovedì 2 maggio 2024

Io c'è (film)



<< Una buona commedia italiana, sulla scia di quella “Nobile Commedia all’italiana” assente oramai dagli anni ’70. (...)  Qui la trama prende a bersaglio le religioni in generale, la fragilità dell’uomo che da quando è diventato “Homo erectus” pare non sia riuscito a fare a meno di affidarsi al credo di un Dio, rimuovendo il pensiero che bisogna credere innanzitutto negli uomini, in se stessi e negli altri, nell’empatia tra i propri simili, nella solidarietà, nella reciprocità. Attorno a questo spunto, manifesto pur se non dichiarato, gira la trama che, naturalmente attacca (e lo fa in fondo con morbidezza, visto che viviamo tempi difficili anche per parlare male delle religioni ) paradossali situazioni sostanziali quali l’esenzione dalle tasse per i luoghi di culto e dunque delle attività commerciali (a volte floride) che vi si possono svolgere, il business dell’otto per mille ecc. Di qui l’idea: perché lavorare per pagare le tasse se basta inventarsi una religione? Ed ecco bello e pronto lo “Ionismo”! I fedeli arriveranno. Basta aspettare: in questa società di solitudine, verranno spinti dalla inconfessata necessità di stare insieme! Un limite del film? Forse avrebbe potuto essere più irriverente ma, l’ho detto prima: viviamo tempi non facili. Accontentiamoci. >>


<< Esilarante commedia mista di sacro e profano "Io c'è"; irriverente verso tutte le follie delle religioni come le loro regole, comandamenti e dettami... Tra risate a crepapelle, si individua comunque, lo stile di vita che viene suggerito dalle migliori filosofie dei nostri tempi, (...) come la libertà sessuale da Osho e la sua idea di ”Uomo Nuovo”: un uomo nuovo la cui esistenza si fonda sulla consapevolezza, l’affermazione della vita e della libertà. Consigliatissimo per 100 minuti di piacevole serata al cinema.>>


<< Una commedia che a rifletterci bene poi tanto commedia non lo è: nonostante il film fosse del 2018 mi è sembrato più uno spaccato dei giorni nostri all'epoca del COVID da lasciare come testimonianza della nostra "impreparazione" nell'affrontare la vita ed i problemi ad essa inerenti. Nel film si narra come creare una religione dal nulla, non per fini proprio religiosi, e s'inventano un dio che coincide con noi stessi, l’Io, proprio come molti oggi credono di essere medici di se stessi. Quello che mi fa più riflettere, e mi fa specie, è come la realtà superi ogni immaginazione possibile, e non è la prima volta che accade, la caduta delle torri gemelle ne è un altro esempio: un film del 2018 precursore dei giorni nostri con largo anticipo, sembra quasi realizzato dopo aver visto quanto accade oggi, come una parodia dei giorni nostri. Chi l’avrebbe mai immaginato, vedendo il film nel 2018, che sarebbe potuto accadere veramente e su temi assai più importanti: la nostra salute.
Comunque un bel film, 100 minuti trascorsi piacevolmente lasciandoti anche più di qualche spunto di riflessione, a 360 gradi. >>