venerdì 25 luglio 2025

Borotalco - Film (1982)

<< Con 'Borotalco' Verdone dimostra di poter reggere un film da solo liberandosi dei suoi riuscitissimi personaggi e ricercando qualcosa di più maturo anche sul piano della regia, senza più l'aiuto del suo 'padrino' Sergio Leone. (…)

Nella vaporosità del borotalco, riecheggia l'ingenuità sognatrice di una intera generazione nella quale i protagonisti si rivedono a pieno (ma anche inteso come borotalco/droga che il protagonista rifiuta quasi con orgoglio).

Giudicato da molti superficiale il film al contrario ha dialoghi divertenti, ritmo spedito(a parte qualche momento di impasse) e cast di attori azzeccati, da Mario Brega manesco a Christian De Sica napoletano e cafone, da Angelo Infanti simpatico truffatore e insuperabile cialtrone (originalmente la parte era stata scritta per Gassman) a Eleonora Giorgi, che pur non essendo una grande attrice è sorprendente come sognatrice e credulona. (,,,).

E anche Verdone ingarra uno dei migliori personaggi della sua carriera, irresistibile quando si inventa storie sugli attori famosi e quando si trova al cospetto del temutissimo suocero; se nei primi due film si mostrava in più personaggi con panni diversi con questo ne mostra uno solo ma con due personalità differenti. >>



<< Un film da vedere: forse il miglior Verdone di sempre. Bravissima Eleonora Giorgi e tutto il cast: indimenticabile. Quell'Italia dei primi anni ottanta è così lontana da quella di oggi, tuttavia questo film attraversa il tempo.

Leggero come il borotalco il film racconta quella gioventù di fine anni 70 e primi anni 80; sogni ingenui che fanno da ponte per la fuga da una realtà opprimente (simboleggiata dai palazzoni enormi che spesso vengono inquadrati).

Si sa che la comicità di Verdone è sempre venata di malinconia: la crisi sociale avanza di pari passo a quella economica. Tra precariato e omologazione il culto dell'immagine, dell'apparire, prende il sopravvento. I ruoli, che ancora negli anni 60 erano ben chiari, sono smarriti e la solitudine è l'unica vera dimensione in cui si trovano tutti. (...)

Il finale, da cineteca assoluta, è sospeso. Sospesi i protagonisti, a metà di quel palazzone, sospeso il giudizio che Verdone rimette a noi, spettatori.
Ma non si può che simpatizzare e provare indulgenza per tutti i personaggi del film che rispecchiano così bene pregi e difetti degli italiani. >>

MY MOVIES

sabato 12 luglio 2025

Che cos'è il Denaro

E se tutto quanto ci è stato insegnato sull’economia – su valore, denaro e crescita – fosse fondamentalmente il contrario della realtà? E se le nostre proiezioni per il futuro non fossero solo ottimistiche, ma addirittura illusorie, dal momento che ignorano cosa siano realmente denaro e debito e, in ultima analisi, da cosa dipendano ?

Negli ultimi 75 anni abbiamo vissuto un’anomalia straordinaria: un’epoca alimentata da energia fossile a basso costo e concentrata, da un’espansione esponenziale del credito e da un insolito periodo di stabilità geopolitica. Ogni previsione mainstream – sull’intelligenza artificiale, sull’energia verde o sulla crescita perpetua del PIL – dà per scontato che questo momento sia la norma. Tuttavia, l’impalcatura di questa illusione sta iniziando a cedere.

Un recente post di Nate Hagens ha messo a nudo quanto l’economia tradizionale sia lontana dalla realtà fisica. Da qui è nato quello che state leggendo ora; cominciamo da dove la maggior parte degli economisti non comincia: dalla realtà. I libri di testo definiscono il denaro in base a ciò che fa : un mezzo di scambio, un’unità di conto, una riserva di valore. Ma questo non è ciò che è. Il denaro è un diritto su energia, lavoro e risorse future. E questo cambia tutto.

Il denaro moderno viene creato come debito, immesso in circolazione quando le banche erogano prestiti. E il debito non è solo un contratto finanziario. È una scommessa su un surplus futuro. Ogni dollaro preso in prestito oggi presuppone che domani si produrranno più beni, più energia, più capacità di rimborso, con interessi. Ma se non fosse possibile?

Abbiamo accumulato debiti finanziari su un mondo reale che non cresce altrettanto rapidamente. (...)

A livello globale [mondiale], il debito dichiarato ammonta a 345 trilioni di dollari, ma, se si considerano le passività fuori bilancio, il sistema bancario ombra e la leva finanziaria, la cifra probabilmente si avvicina ai 600 trilioni di dollari. Nel frattempo, il valore della valuta fisica statunitense è di soli 2.3 trilioni di dollari. Anche se quei dollari fossero garantiti – e non lo sono – la leva finanziaria del sistema è sbalorditiva.

Da una prospettiva biofisica, questi non sono solo numeri. Sono promesse di fornire beni e servizi reali in futuro: energia, manodopera, materiali. Se questi input non si concretizzano, le promesse non saranno mantenute. Il sistema allora si adatterà attraverso l’inflazione, il default, la ristrutturazione o il collasso.

Lyn Alden ci ricorda che il debito si basa sulla fiducia, non solo tra individui, ma anche tra sistemi giuridici, istituzioni e contesti geopolitici. Tale struttura è ora visibilmente compromessa. Ecco perché la contabilità convenzionale non coglie il punto. Ciò che ci troviamo di fronte non è solo uno squilibrio fiscale o monetario, ma uno squilibrio termodinamico tra aspettative e realtà.

Questa discrepanza invalida molti dei presupposti insiti nelle nostre visioni del futuro. Supponiamo, ad esempio, che gli investimenti in energia pulita possano raggiungere i 4.000 miliardi di dollari all’anno entro il 2030. Ma da dove arriveranno l’energia e i materiali per realizzarla? Da dove arriveranno i capitali in un mondo saturo di debito? A quali tassi di interesse? In un sistema già sovra-indebitato, ogni nuovo dollaro di debito richiede un surplus futuro che potrebbe non essere più fisicamente possibile.
I mercati non risolveranno questo problema. Essi rispondono ai segnali di prezzo, che però sono distorti. Riflettono ciò che i ricchi possono permettersi, non ciò di cui la società ha bisogno. Ignorano il calo dei rendimenti energetici, il superamento ecologico e l’erosione della fiducia istituzionale. Come osserva Hagens, confondono la disponibilità a pagare con il valore reale.

ART BERMAN