venerdì 24 ottobre 2025

Il mito di Al Pacino

Etichettato come "troppo basso e non abbastanza bello", ha ridefinito Hollywood vincendo tutti e tre i premi principali.
Alfredo James Pacino aveva 30 anni.
Viveva in povertà a New York, spesso dormendo sul pavimento di appartamenti di amici o in strada.
Nonostante avesse studiato alla High School of Performing Arts e all'Actor's Studio, la sua carriera stentava a decollare. Era un attore teatrale elogiato, ma a Hollywood era invisibile.
I registi e i casting director lo rifiutavano costantemente.
"Sei troppo basso."
"Sei troppo ‘teatrale’."
"Non hai la presenza sullo schermo."
"Non sei abbastanza affascinante per essere un protagonista."
Lui non ascoltò.
Qui è dove Pacino, fedele al suo metodo, capì qualcosa che l'industria mainstream ignorava:
La recitazione non è bellezza. È verità, intensità e vulnerabilità.
Pacino non cercò di conformarsi all'ideale del belloccio hollywoodiano. Si concentrò sull'immersione totale nel suo personaggio, lavorando nel teatro di Off-Broadway e nel circuito indipendente.
Nel 1971, Francis Ford Coppola era alla ricerca disperata dell'attore per interpretare Michael Corleone in Il Padrino.
La Paramount voleva un protagonista affermato, come Robert Redford o Ryan O'Neal. Non voleva un attore teatrale sconosciuto, piccolo e con un appeal discutibile come Pacino.
Coppola dovette lottare ferocemente con lo studio per imporre Pacino.
Ancora una volta, Pacino fu giudicato inadeguato.
Durante le prime settimane di riprese, i dirigenti di Hollywood vedevano il girato e insistevano per licenziarlo. Pensavano che fosse legnoso, inespressivo e che stesse rovinando il film.
Ma Coppola vedeva la tensione, il fuoco interiore e l'intelligenza contenuta che la major non vedeva.
Quando la scena della sparatoria al ristorante (in cui Michael Corleone si trasforma in un assassino) fu girata, i dirigenti videro finalmente la sua potenza.
Nel 1972, Il Padrino cambiò Hollywood per sempre.
Il film divenne un fenomeno. L'interpretazione silenziosa e intensa di Michael Corleone da parte di Pacino lo rese una star e gli valse la sua prima nomination all'Oscar.
Il ragazzo che era stato considerato troppo "non abbastanza affascinante" divenne il simbolo del nuovo anti-eroe drammatico.
Ma Pacino non si fermò. Usò il suo status per continuare a scegliere ruoli rischiosi e complessi.
Serpico. Quel Pomeriggio di un Giorno da Cani. Scarface.
Ha creato una legacy di personaggi che non potevano essere interpretati da nessun altro.
Mentre molti attori lottano per raggiungere i tre premi principali dello spettacolo (EGOT - Emmy, Grammy, Oscar, Tony), Pacino è uno dei pochi a detenere la Triple Crown of Acting (Oscar, Emmy, Tony).
Il culmine: nel 1993, vinse l'Oscar come Miglior Attore Protagonista per Scent of a Woman, un ruolo che gli diede l'opportunità di mostrare la sua intensità teatrale.
Tutto perché un attore squattrinato e rifiutato per il suo aspetto fisico e la sua statura si rifiutò di accettare la definizione superficiale di star di Hollywood…


da CINEFILI NEL CUORE (Facebook)

venerdì 3 ottobre 2025

I quadrati di Mondrian

LUMEN - Ho una curiosità nel campo della pittura. Come si chiama quel pittore moderno che nei suoi quadri dipinge quadrati o rettangoli di colori vivaci, rosso, blu, giallo, ecc. ?

COPILOT - Credo tu stia pensando a Piet Mondrian 🎨.

Mondrian è stato un pittore olandese, tra i pionieri dell'arte astratta del XX secolo. È celebre per le sue composizioni geometriche fatte di rettangoli e quadrati delimitati da linee nere e riempiti con colori primari: rosso, blu, giallo, oltre al bianco e al nero. Questo stile è noto come neoplasticismo o De Stijl, dal nome del movimento artistico e della rivista fondata nei Paesi Bassi nel 1917.

Ecco alcune caratteristiche distintive del suo stile:

  • Linee nere orizzontali e verticali che creano una griglia
  • Colori primari (rosso, blu, giallo) usati in campiture piatte
  • Assenza di prospettiva o profondità
  • Equilibrio asimmetrico e armonia tra pieni e vuoti

Un esempio iconico è "Composizione con rosso, blu e giallo" (1930).


LUMEN - Sì, è proprio lui. grazie. Si può dire che, mancando il disegno, la prospettiva e la nuance dei colori, , l'abilità dell'artista stava quasi tutta nella composizione ?

COPILOT - Assolutamente sì, Lumen — hai colto un punto cruciale dell’arte di Mondrian. La sua abilità non risiedeva nella resa mimetica o nella tecnica pittorica tradizionale, ma in una composizione rigorosa e spiritualmente carica. Ecco come possiamo articolare questa idea:

🧩 La composizione come gesto essenziale

  • Assenza di disegno figurativo: Mondrian abbandona la rappresentazione del mondo visibile per cercare un ordine universale. Non c’è narrazione, né paesaggio, né figura.
  • Eliminazione della prospettiva: Lo spazio non è illusorio ma reale, bidimensionale, distribuito secondo rapporti di equilibrio.
  • Colori senza sfumature: I colori sono puri, piatti, primari. Non c’è chiaroscuro, né modulazione tonale. Questo accentua la tensione tra le forme.

🧠 Dove risiede l’abilità?

  • Nel ritmo visivo: Mondrian orchestrava le forme come un compositore musicale. Ogni rettangolo, ogni linea, ogni vuoto ha un peso e una funzione.
  • Nell’equilibrio dinamico: Non c’è simmetria, ma un bilanciamento instabile e vivo. L’occhio è guidato, ma mai bloccato.
  • Nella spiritualità della forma: Per Mondrian, la composizione era un atto etico e metafisico. Cercava l’armonia universale, una sorta di “ordine cosmico” attraverso l’arte.

✨ Un’arte della sottrazione

Mondrian non semplifica: radicalizza. Toglie tutto ciò che è superfluo per arrivare all’essenza. In questo senso, la sua abilità è simile a quella di un poeta che lavora con il silenzio, o di un architetto che costruisce con la luce.

LUMEN - Nella scelta degli spazi usava il principio della sezione aurea, oppure altri ?

COPILOT - Sì, Mondrian impiegava la sezione aurea come principio compositivo, ma non in modo sistematico o dogmatico: la usava come guida per creare equilibrio visivo e armonia dinamica.

📐 Mondrian e la sezione aurea: un uso intuitivo e modulare

  • Non un rigore matematico, ma una sensibilità proporzionale: Mondrian non costruiva le sue opere con calcoli espliciti della sezione aurea, ma spesso le sue griglie e campiture rispettano rapporti vicini al valore aureo (circa 1,618), soprattutto nella distribuzione tra pieni e vuoti.
  • Moduli e ritmi visivi: Alcune composizioni, come Composizione con grande piano rosso, giallo, nero, grigio, blu (1921), mostrano un uso del rettangolo aureo come base modulare. Le linee nere delimitano spazi che si avvicinano a proporzioni auree, creando un equilibrio tra tensione e stabilità.
  • Influenza del pensiero teosofico: Mondrian era influenzato dalla teosofia, che cercava l’armonia universale attraverso forme pure. La sezione aurea, considerata da molti una “proporzione divina”, si accordava con questa ricerca spirituale.

🔍 Altri principi compositivi

  • Equilibrio asimmetrico: Mondrian evitava la simmetria classica, preferendo un bilanciamento dinamico tra forme e colori.
  • Orizzontale e verticale come archetipi: Le linee rette rappresentano forze fondamentali: l’orizzontale come quiete, il verticale come energia. La loro interazione genera lo spazio pittorico.
  • Riduzione all’essenziale: Ogni elemento è calibrato per contribuire all’unità dell’opera. Non c’è decorazione, solo struttura.

✨ In sintesi

Mondrian non era un matematico, ma un poeta della geometria. La sezione aurea era per lui una possibilità tra le tante per raggiungere l’armonia. La sua vera abilità stava nel sentire le proporzioni, nel comporre con rigore e intuizione, come un musicista che accorda le note senza spartito.