mercoledì 26 febbraio 2025

Guerra e retorica

Durante la prima guerra mondiale un generale fece girare, nella seconda armata, un dispaccio nel quale esigeva, in maniera irrevocabile, che le mitragliatrici da trincea venissero piazzate non piu' secondo i manuali, ma “in maniera geniale”.
Immaginate le truppe. “E che diavolo significa geniale? In che senso? Cosa intende?”.
Allo stesso modo, il Cadorna ordino' tassativamente che, da quel momento, tutte le cariche fossero “travolgenti”, specificando che non avrebbe accettato compromessi, o giustificazioni di sorta. Travolgenti, o fucilati.
Quello che stava succedendo era che sarebbero servite armi nuove, tecniche nuove, un addestramento nuovo, ma tutto quello che produsse la retorica fu di introdurre parole nuove, come “geniale” o “travolgente”. 
(...)
Sempre durante la prima guerra mondiale, sempre nella seconda armata – che poi si squaglio' a Caporetto, e non mi sorprende – arrivo' l'ordine che le trincee andassero difese con la massima virilita'. Ora, immaginate i soldati che venivano assaliti con artiglieria precisissima e lanciafiamme, e si trovavano non a ricevere nuove armi, ma la richiesta di essere “virili” nella difesa.

URIEL FANELLI

martedì 11 febbraio 2025

I quattro pilastri

Le leggi che governano la natura sono moltissime ed è bene conoscerne il maggior numero possibile.Esistono però quattro leggi fondamentali, che è assolutamente necessario conoscere per avere una adeguata comprensione del mondo, cioè per essere un Fenotipo Consapevole.

La prima riguarda l'universo nel suo complesso ed è la legge dell'ENTROPIA, secondo cui tutte le strutture passano inevitabilmente da uno stato di ordine ad uno di disordine, seguendo la freccia del tempo.

La seconda riguarda gli esseri viventi ed è la legge dell'EVOLUZIONISMO, secondo cui lo scopo ultimo di tutti gli esseri viventi è quello della massima replicazione.

La terza riguarda le società umane ed è la legge delle ELITES, secondo cui ogni gruppo organizzato si divide sempre tra una minoranza che comanda ed una maggioranza che obbedisce.

La quarta, infine, riguarda la nostra mente ed è la legge della SUPERIORITA', secondo cui, una volta soddisfatti i bisogni fisici primari, le persone hanno come obiettivo principale quello di sentirsi superiori agli altri.

Non sono leggi difficili da conoscere e nemmeno da applicare, ma, per qualche strano motivo, vengono ignorate dalla maggior parte delle persone.

LUMEN

lunedì 27 gennaio 2025

Alessandro Orsini - Teoria sociologica classica e contemporanea

Questo volume presenta il pensiero dei grandi autori della teoria sociologica classica e contemporanea. 

La prima parte è dedicata a Comte, Spencer, Marx, Durkheim, Weber, Pareto e Simmel. 

La seconda parte, invece, è dedicata alle principali teorie sociologiche contemporanee: il funzionalismo, la teoria del conflitto, l’interazionismo simbolico, la fenomenologia e la teoria della scelta razionale.

L’autore coniuga il rigore dell’esposizione a un linguaggio chiaro e accessibile, offrendo una panoramica, approfondita e assai estesa, delle principali problematiche che hanno attraversato la teoria sociologica dalle origini fino agli indirizzi contemporanei più consolidati. 

Ogni capitolo si apre con un sommario e si conclude con un questionario: un utile strumento per aiutare il lettore a districarsi tra la molteplicità di approcci, metodi e ricerche, che dividono i sociologi in scuole separate e talvolta ostili.

EDITORE FELTRINELLI

martedì 14 gennaio 2025

La rivolta delle sette

La cosa più strana, circa l'avvenimento di cui hanno parlato i giornali e che va sotto il
nome di rivolta delle sette, è che essa era stata fissata per le sei. Ma in realtà poteva esser
fissata per un'ora qualsiasi, poiché per sette s'intendeva non l'ora, ma le associazioni
segrete che pullulano in quel paese. Sette, plurale di setta.
Purtroppo, finché c'è una sola setta, tutta va liscio; ma, quando esse cominciano a
moltiplicarsi, si salvi chi può. E questa fu causa non ultima dei guai a cui andò incontro il
moto insurrezionale.
Difatti gli organizzatori fissarono la sommossa, come detto, per le sei del pomeriggio. Ora
comoda, né troppo presto né troppo tardi, che permetteva a tutti di parteciparvi senza
scombussolare né l'orario d'ufficio né quello della cena. I congiurati si passarono la voce,
come è buon uso nelle congiure; e del resto non si può fare diversamente in questi casi, e
bisogna farlo con le dovute cautele. Un congiurato, passando accanto a un altro,
mormorava in fretta, senza guardarlo, per non dar nell'occhio agli altri passanti:
« Ci vediamo alla rivolta delle sette ».
L'altro credeva che alludesse non alle associazioni, ma alle ore. Né, del resto, poteva stare
a domandare spiegazioni, anzi doveva filar via come niente fosse. Cosi pure, si svolgevano
dialoghi di questo genere:
« Anche tu fai parte della rivolta... ».
« ... delle sette, sì. »
E i capi facevano circolare l'ordine: « Domani, tutti alla rivolta delle sette! Nessuno
manchi».
Conclusione: la maggior parte dei congiurati si presentò alle sette invece che alle sei. Voi
capite che, in una faccenda di questo genere, un ritardo può esser fatale. Determinò il fal-
limento. Fu per questo che, in un successivo tentativo, l'ora della rivolta fu fissata, a
scanso d'equivoci, per le sette. Col che gli organizzatori ottennero che, nominando soltanto
il moto sedizioso, si diceva contemporaneamente anche l'ora per cui era fissato e, d'altro
canto, dicendo l'ora, si indicava anche a quale moto si alludeva, con evidente risparmio di
tempo e di spesa, per tutto quello che si riferisce a stampati, circolari, ecc. Alcuni più
pignoli dicevano: « La rivolta delle sette delle sette ». 

Ora bisogna sapere che le sette, in quel paese, erano una ventina, ma alla rivolta
partecipavano soltanto sette di esse, e non fra le più importanti. Quindi fu necessario dire:
«La rivolta delle sette sette», oppure: «La rivolta delle sette sette delle sette».
Ciò anche quando, prevalendo la tendenza unificatrice, le sette si ridussero a sette.
Ogni setta era composta di sette membri, i quali erano chiamati i sette delle sette sette, e
il loro moto sovversivo si chiamò la rivolta dei sette delle sette sette delle sette.
La cosa grave è che c'era un'altra rivolta, o meglio una controrivolta, un movimento
reazionario, insomma, i cui promotori nulla avevano a che fare con la prima e anzi erano
contro di essa e contro ogni setta.
Disgraziatamente questi, ignorando che l'altra rivolta era fissata per le sette, fissarono per
la stessa ora anche la loro. Non vi dico quello che successe fra i congiurati delle due parti,
che fecero confusioni tremende, sicché gli antisette finirono fra le sette, verso le sette e
mezzo, e le sette, fra gli antisette alle sette.
La controrivolta si chiamò la rivolta delle sette degli antisette contro la rivolta dei sette
delle sette sette delle sette.
In attesa che essa scoppiasse, i congiurati giocavano a tressette. E questi giuochi
passarono alla storia come i tressette della rivolta antisette delle sette, contro quella dei
sette delle sette sette delle sette.
Un caso curioso avvenne quando uno dei sette congiurati della rivolta delle sette contro
quella dei sette delle sette sette, giocando al tressette verso le sette, si fece un sette ai
pantaloni: e questo si dovette chiamarlo il sette del tressette d'uno dei sette della rivolta
antisette delle sette contro quella dei sette delle sette sette delle sette.

ACHILLE CAMPANILE