sabato 19 ottobre 2013

Il caso Golden Trust - 2

Cap. 2 – Sabato


Sam Perkins e Kurt Thomas arrivarono puntuali nell’ufficio di Ben Wallace, al numero 125 di Market Street,. Erano quasi le nove del mattino e a Bristow c'era già un bel sole alto nel cielo che rallegrava la città. Ben accolse i due uomini con cordialità, quindi sistemò il suo metro e novantacinque sulla poltrona della scrivania e li fece accomodare davanti a lui.
- Bene, se volete raccontarmi i vostri guai... – disse col suo vocione.
Perkins fece per incominciare a parlare, poi esitò un attimo, guardando l'amico, nel timore di sembrare troppo invadente. Ma Thomas lo tranquillizzò subito.
- Parla pure tu, Sam. Sei tu che hai vissuto la faccenda in prima persona, giovedì. Io quel giorno non c'ero.
- Già. Purtroppo.
- Di che si tratta ? - intervenne Ben - Sono spariti dei soldi ?
- Esatto - confermò Perkins - E si tratta di una grossa somma, almeno per noi. – continuò Perkins - Duecentomila dollari in contanti.
- Beh, pochi non sono di certo. Raccontatemi tutto, allora.
Con un sospiro, Sam Perkins si preparò a riferire tutta la storia, cercando di non tralasciare neppure i minimi particolari. Il suo racconto incominciò dal mercoledì pomeriggio, quando Thomas era andato personalmente alla First National Bank di Bristow per ritirare i duecentomila dollari necessari per il prestito in contanti che avevano promesso a Gary Payton, l'allibratore di Nelson. Kurt Thomas, seduto di fianco a lui, annuiva di tanto in tanto, ma senza intervenire.
- Era frequente, un prelievo in contanti di quell'importo ? - intervenne Ben.
- No, frequente no. Però era già capitato. - rispose Perkins.
- Continuate pure.
Perkins si grattò una guancia, poi continuò.
- Le mazzette, 20 da 10.000 dollari ciascuna, sono state portate alla Golden Trust direttamente da Kurt, e messe dentro la cassaforte da lui personalmente.
- Dove si trova, la cassaforte.
- Nell'ufficio di Kurt.
- E' l'unica che avete ?
- No. Ma è la più grande. Al piano terra gli impiegati che trattano con il pubblico hanno delle piccole casse con chiusura a combinazione, ma appena possono le svuotano trasferendo i contanti in quella grossa.
Ben annuì.
- E' incassata nel muro ?
- Solo parzialmente, perchè è piuttosto grande.
- Come mai è stata installata proprio lì ?
Perkins allargò le braccia.
- Lo abbiamo sempre ritenuto il posto più sicuro.
- E lo era sempre stato, almeno fino a ieri - borbottò Kurt Thomas intervenendo nella discussione.
- Chi possiede le chiavi della cassaforte ?
- Siamo in pochi: Kurt , ovviamente. Io, come vice direttore. E poi Nick Van Exel, un altro funzionario di grado elevato, che si occupa del settore finanziario.
- Nessun altro ?
Perkins scosse il capo.
- Nessun altro.
- Sembra dunque che questo signor Van Exel sia il principale sospetto.
- Sembrerebbe sì, ma non è così semplice. In fondo, delle chiavi si può sempre fare un duplicato, avendo tempo, pazienza ed accesso agli uffici della direzione.
- Anche questo e vero. - ammise Ben.
Perkins continuò la sua narrazione. Parlò del fatto che giovedì Thomas era fuori per lavoro e che quindi, nel tardo pomeriggio, quando l'allibratore Payton era venuto a ritirare i soldi, era stato lui, Perkins, che aveva aperto la cassaforte, accorgendosi con grande stupore che le mazzette non c'erano più. Poi gli raccontò di come aveva affrontato l'emergenza, con Payton e gli altri dipendenti della società, fino all'arrivo della polizia con tutto quello che ne era seguito. Infine riferì a Ben della visita dell'ispettore Ferry e della sensazione, sua e di Thomas, che, viste le circostanze e la persona incaricata, non avrebbero potuto aspettarsi gran che dalle indagini della polizia.
Ben si concesse un mezzo sorriso.
- Sì, conosco di vista l'ispettore Ferry e temo di dover essere d'accordo con voi. Il buon Danny è un bravissimo ragazzo, ma non ha molto intuito, purtroppo.
- Appunto. Per questo siamo venuti da lei. Noi dobbiamo trovare quei soldi. E anche il maledetto bastardo che ce li ha rubati.
- Anche perchè - intervenne Thomas - il colpevole è sicuramente uno della società.
- Poco ma sicuro - confermò Perkins - E, dopo quello che è successo, non possiamo continuare a lavorare con tutti quanti, così, come se niente fosse.
Ben si appoggiò allo schienale della poltroncina e annuì.
- Certo. L'ombra del sospetto calerebbe per sempre tra di voi e non riuscireste più a lavorare con tranquillità, fidandovi l'uno degli altri.
- Esatto, signor Wallace. - disse Perkins - Vogliamo mettere le mani su quel disgraziato che ha tradito la nostra fiducia. A qualsiasi costo.
- Se saremo fortunati ci riusciremo. – disse Ben - E adesso mettiamoci al lavoro.
Ben si rivolse come al solito al fido computer.
- Pico, preparati a prendere appunti.
- SONO PRONTO.
- E voi, signori, – continuò Ben – raccontatemi tutto quello che i poliziotti hanno fatto saltare fuori dalle prime indagini.
- D'accordo. - disse Perkins annuendo - Il primo punto importante è che il furto è avvenuto sicuramente nel pomeriggio.
- Come fanno ad esserne così sicuri ? - chiese Ben.
- Semplice. Nel primissimo pomeriggio ho dovuto aprire la cassaforte per prendere dei documenti e ho visto che le mazzette c'erano ancora.
- Che ora era ?
- Le due e un quarto, più o meno.
- Avete tenuto aperta la cassaforte a lungo ?
- No. La richiesta veniva da Terry Dehere, la segretaria personale di Thomas – disse indicando l’amico e collega di fianco a lui - ed era relativa a due assegni protestati che dovevano essere restituiti al debitore.
- La ragazza era presente, quando voi avete aperto la cassaforte ?
- No, era fuori, insieme con il fattorino, Michael Finley.
- Il fattorino ? – chiese Ben incuriosito.
- Era una cosa urgente. La Dehere li avrebbe messi in una busta sigillata e Finley li avrebbe poi consegnati personalmente al destinatario.
- Poi voi avrete richiuso la cassaforte senza nessun contrattempo, immagino.
- Sì. Non ci sono stati problemi. La polizia non ha dubbio che il furto sia avvenuto più tardi, nel pomeriggio, e quindi ha cercato di ricostruire con la massima precisione quello che è successo dopo. Per la precisione tra le due e un quarto, ora in cui io ho preso gli assegni per la Dehere, e le sei e venti, l'ora in cui, aprendo nuovamente la cassaforte per Gary Payton, l'allibratore, mi sono accorto che le mazzette di dollari erano sparite.
- Uno spazio di quasi quattro ore, quindi. - concluse Ben – E sono riusciti a ricostruire i movimenti ?
- Sì. E' stato abbastanza facile perchè Thomas non c'era, come vi ho già detto, ed io non sono più ritornato nella stanza.
- La stanza era chiusa a chiave ?
- No.
- E allora come fanno fatto a sapere chi ci è entrato e chi no ? - chiese Ben.
- Sfruttando la testimonianza di Esther Hawkins. La segretaria responsabile della direzione.
- Una splendida ventenne bionda con gli occhi azzurri, immagino - scherzò Ben.
Thomas scrollò il capo con un mezzo sorriso.
- Tutto il contrario. E' una vecchia zitella rinsecchita, acida come un limone ma estremamente affidabile e fedele. Lei non sta in un ufficio come le altre, ma ha la sua scrivania proprio nel corridoio davanti agli uffici della direzione. Per cui vede sempre perfettamente chi entra e chi esce, da ciascuna stanza.
- Non si muove mai da lì ?
Perkins scrollo il capo.
- Quel pomeriggio, nelle quattro ore “incriminate”, non si mai alzata dalla sua scrivania, neppure per andare in bagno.
- Una testimone ideale... E chi avrebbe visto, questa specie di cerbero ?
- Solo tre persone. E una sola volta ciascuna delle tre.
- Sentiamo.
- La prima è Terry Dehere, la segretaria di Kurt. Ha l'ufficio a fianco ma, anche in sua assenza, aveva ovviamente bisogno di entrare nel suo ufficio per portare avanti il lavoro. Il secondo è un funzionario, Nick Van Exel, che doveva portare una relazione. Aveva spesso contatti con Kurt, essendo un funzionario di grado elevato, che si occupava del settore finanziario. Perciò anche la sua presenza era frequente nell'ufficio del direttore generale. Il terzo è un semplice impiegato, un certo George Lynch.
- Non mi direte che fosse anche lui "uno di casa", in quell'ufficio. – chiese Ben.
- No, certo. Però dice che doveva recuperare una pratica per un lavoro urgente, e siccome il fascicolo era finito sulla scrivania di Thomas, e lui non c'era...
- ... era andato a prenderselo da solo. - concluse Ben.
- Proprio così.
- Beh, non dovrebbe essere impossibile pescare il colpevole, tra questi tre.
- Loro ovviamente negano.
- Questo è scontato. Però 200.000 dollari non si tengono nella tasca dei pantaloni. - continuò Ben - Chi ha preso quelle mazzette ha dovuto pur nasconderle da qualche parte. Se qualcuno aveva in mano un involucro sufficientemente grande da contenerle, potrebbe facilmente essere il colpevole.
- In effetti è esattamente il ragionamento che ha fatto la polizia. – disse Thomaa allargando le braccia in un gesto di impotenza. – Purtroppo pare che nessuno dei tre sia uscito con un contenitore di quelle dimensioni.
- Oh cribbio ! – esclamò Ben - Nemmeno Lynch, che cercava una pratica ?
- Nemmeno lui. La Hawkins è certa che fosse una cartelletta sottile con pochi fogli .
- Accidenti. Sembra proprio un enigma.
- Lo è, signor Wallace, lo è – disse Perkins.
- Che intenzioni avete, adesso ? – chiese Thomas
- Non ho molte alternative, per cominciare. Lunedì mattina verrò da voi, alla Golden Trust e comincerò ad interrogare di nuovo le persone coinvolte. 
- Ma le ha già interrogate la polizia.
- Appunto. L’unica speranza è che da quegli interrogatori non sia venuto fuori proprio tutto. Che ci sia ancora qualcosa da scoprire che non sappiamo. Magari anche solo per dimenticanza. Un dettaglio, un particolare, una sfumatura... qualcosa a cui attaccarsi, insomma.
- Me lo auguro, signor Wallace, ma sarà difficile. – disse Perkins.
- Sarà difficile, lo so. Ma l’esperienza mi ha insegnato che può succedere più spesso di quanto si pensi.


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