Cap. 2 – Sabato
Sam
Perkins e Kurt Thomas arrivarono puntuali nell’ufficio di Ben
Wallace, al numero 125 di Market Street,. Erano quasi le nove del
mattino e a Bristow c'era già un bel sole alto nel cielo che
rallegrava la città. Ben accolse i due uomini con cordialità,
quindi sistemò il suo metro e novantacinque sulla poltrona della
scrivania e li fece accomodare davanti a lui.
- Bene, se
volete raccontarmi i vostri guai... – disse col suo vocione.
Perkins
fece per incominciare a parlare, poi esitò un attimo, guardando
l'amico, nel timore di sembrare troppo invadente. Ma Thomas lo
tranquillizzò subito.
- Parla
pure tu, Sam. Sei tu che hai vissuto la faccenda in prima persona,
giovedì. Io quel giorno non c'ero.
- Già.
Purtroppo.
- Di che
si tratta ? - intervenne Ben - Sono spariti dei soldi ?
- Esatto -
confermò Perkins - E si tratta di una grossa somma, almeno per noi.
– continuò Perkins - Duecentomila dollari in contanti.
- Beh,
pochi non sono di certo. Raccontatemi tutto, allora.
Con un
sospiro, Sam Perkins si preparò a riferire tutta la storia, cercando
di non tralasciare neppure i minimi particolari. Il suo racconto
incominciò dal mercoledì pomeriggio, quando Thomas era andato
personalmente alla First National Bank di Bristow per ritirare i
duecentomila dollari necessari per il prestito in contanti che
avevano promesso a Gary Payton, l'allibratore di Nelson. Kurt Thomas,
seduto di fianco a lui, annuiva di tanto in tanto, ma senza
intervenire.
- Era
frequente, un prelievo in contanti di quell'importo ? - intervenne
Ben.
- No,
frequente no. Però era già capitato. - rispose Perkins.
- Continuate
pure.
Perkins
si grattò una guancia, poi continuò.
- Le
mazzette, 20 da 10.000 dollari ciascuna, sono state portate alla
Golden Trust direttamente da Kurt, e messe dentro la cassaforte da
lui personalmente.
- Dove si
trova, la cassaforte.
-
Nell'ufficio di Kurt.
- E'
l'unica che avete ?
- No. Ma è
la più grande. Al piano terra gli impiegati che trattano con il
pubblico hanno delle piccole casse con chiusura a combinazione, ma
appena possono le svuotano trasferendo i contanti in quella grossa.
Ben
annuì.
- E'
incassata nel muro ?
- Solo
parzialmente, perchè è piuttosto grande.
- Come mai
è stata installata proprio lì ?
Perkins
allargò le braccia.
- Lo
abbiamo sempre ritenuto il posto più sicuro.
- E lo era
sempre stato, almeno fino a ieri - borbottò Kurt Thomas intervenendo
nella discussione.
- Chi
possiede le chiavi della cassaforte ?
- Siamo in
pochi: Kurt , ovviamente. Io, come vice direttore. E poi Nick Van
Exel, un altro funzionario di grado elevato, che si occupa del
settore finanziario.
- Nessun
altro ?
Perkins
scosse il capo.
- Nessun
altro.
- Sembra
dunque che questo signor Van Exel sia il principale sospetto.
-
Sembrerebbe sì, ma non è così semplice. In fondo, delle chiavi si
può sempre fare un duplicato, avendo tempo, pazienza ed accesso agli
uffici della direzione.
- Anche
questo e vero. - ammise Ben.
Perkins
continuò la sua narrazione. Parlò del fatto che giovedì Thomas era
fuori per lavoro e che quindi, nel tardo pomeriggio, quando
l'allibratore Payton era venuto a ritirare i soldi, era stato lui,
Perkins, che aveva aperto la cassaforte, accorgendosi con grande
stupore che le mazzette non c'erano più. Poi gli raccontò di come
aveva affrontato l'emergenza, con Payton e gli altri dipendenti della
società, fino all'arrivo della polizia con tutto quello che ne era
seguito. Infine riferì a Ben della visita dell'ispettore Ferry e
della sensazione, sua e di Thomas, che, viste le circostanze e la
persona incaricata, non avrebbero potuto aspettarsi gran che dalle
indagini della polizia.
Ben si
concesse un mezzo sorriso.
- Sì,
conosco di vista l'ispettore Ferry e temo di dover essere d'accordo
con voi. Il buon Danny è un bravissimo ragazzo, ma non ha molto
intuito, purtroppo.
- Appunto.
Per questo siamo venuti da lei. Noi dobbiamo trovare quei soldi. E
anche il maledetto bastardo che ce li ha rubati.
- Anche
perchè - intervenne Thomas - il colpevole è sicuramente uno della
società.
- Poco ma
sicuro - confermò Perkins - E, dopo quello che è successo, non
possiamo continuare a lavorare con tutti quanti, così, come se
niente fosse.
Ben si
appoggiò allo schienale della poltroncina e annuì.
- Certo.
L'ombra del sospetto calerebbe per sempre tra di voi e non
riuscireste più a lavorare con tranquillità, fidandovi l'uno degli
altri.
- Esatto,
signor Wallace. - disse Perkins - Vogliamo mettere le mani su quel
disgraziato che ha tradito la nostra fiducia. A qualsiasi costo.
- Se
saremo fortunati ci riusciremo. – disse Ben - E adesso mettiamoci
al lavoro.
Ben si
rivolse come al solito al fido computer.
- Pico,
preparati a prendere appunti.
- SONO
PRONTO.
- E voi,
signori, – continuò Ben – raccontatemi tutto quello che i
poliziotti hanno fatto saltare fuori dalle prime indagini.
-
D'accordo. - disse Perkins annuendo - Il primo punto importante è
che il furto è avvenuto sicuramente nel pomeriggio.
- Come
fanno ad esserne così sicuri ? - chiese Ben.
-
Semplice. Nel primissimo pomeriggio ho dovuto aprire la cassaforte
per prendere dei documenti e ho visto che le mazzette c'erano ancora.
- Che ora
era ?
- Le due e
un quarto, più o meno.
- Avete
tenuto aperta la cassaforte a lungo ?
- No. La
richiesta veniva da Terry Dehere, la segretaria personale di Thomas –
disse indicando l’amico e collega di fianco a lui - ed era relativa
a due assegni protestati che dovevano essere restituiti al debitore.
- La
ragazza era presente, quando voi avete aperto la cassaforte ?
- No, era
fuori, insieme con il fattorino, Michael Finley.
- Il
fattorino ? – chiese Ben incuriosito.
- Era una
cosa urgente. La Dehere li avrebbe messi in una busta sigillata e
Finley li avrebbe poi consegnati personalmente al destinatario.
- Poi voi
avrete richiuso la cassaforte senza nessun contrattempo, immagino.
- Sì. Non
ci sono stati problemi. La polizia non ha dubbio che il furto sia
avvenuto più tardi, nel pomeriggio, e quindi ha cercato di
ricostruire con la massima precisione quello che è successo dopo.
Per la precisione tra le due e un quarto, ora in cui io ho preso gli
assegni per la Dehere, e le sei e venti, l'ora in cui, aprendo
nuovamente la cassaforte per Gary Payton, l'allibratore, mi sono
accorto che le mazzette di dollari erano sparite.
- Uno
spazio di quasi quattro ore, quindi. - concluse Ben – E sono
riusciti a ricostruire i movimenti ?
- Sì. E'
stato abbastanza facile perchè Thomas non c'era, come vi ho già
detto, ed io non sono più ritornato nella stanza.
- La
stanza era chiusa a chiave ?
- No.
- E allora
come fanno fatto a sapere chi ci è entrato e chi no ? - chiese Ben.
-
Sfruttando la testimonianza di Esther Hawkins. La segretaria
responsabile della direzione.
- Una
splendida ventenne bionda con gli occhi azzurri, immagino - scherzò
Ben.
Thomas
scrollò il capo con un mezzo sorriso.
- Tutto il
contrario. E' una vecchia zitella rinsecchita, acida come un limone
ma estremamente affidabile e fedele. Lei non sta in un ufficio come
le altre, ma ha la sua scrivania proprio nel corridoio davanti agli
uffici della direzione. Per cui vede sempre perfettamente chi entra e
chi esce, da ciascuna stanza.
- Non si
muove mai da lì ?
Perkins
scrollo il capo.
- Quel
pomeriggio, nelle quattro ore “incriminate”, non si mai alzata
dalla sua scrivania, neppure per andare in bagno.
- Una
testimone ideale... E chi avrebbe visto, questa specie di cerbero ?
- Solo tre
persone. E una sola volta ciascuna delle tre.
-
Sentiamo.
- La prima
è Terry Dehere, la segretaria di Kurt. Ha l'ufficio a fianco ma,
anche in sua assenza, aveva ovviamente bisogno di entrare nel suo
ufficio per portare avanti il lavoro. Il secondo è un funzionario,
Nick Van Exel, che doveva portare una relazione. Aveva spesso
contatti con Kurt, essendo un funzionario di grado elevato, che si
occupava del settore finanziario. Perciò anche la sua presenza era
frequente nell'ufficio del direttore generale. Il terzo è un
semplice impiegato, un certo George Lynch.
- Non mi
direte che fosse anche lui "uno di casa", in quell'ufficio.
– chiese Ben.
- No,
certo. Però dice che doveva recuperare una pratica per un lavoro
urgente, e siccome il fascicolo era finito sulla scrivania di Thomas,
e lui non c'era...
- ... era
andato a prenderselo da solo. - concluse Ben.
- Proprio
così.
- Beh, non
dovrebbe essere impossibile pescare il colpevole, tra questi tre.
- Loro
ovviamente negano.
- Questo è
scontato. Però 200.000 dollari non si tengono nella tasca dei
pantaloni. - continuò Ben - Chi ha preso quelle mazzette ha dovuto
pur nasconderle da qualche parte. Se qualcuno aveva in mano un
involucro sufficientemente grande da contenerle, potrebbe facilmente
essere il colpevole.
- In
effetti è esattamente il ragionamento che ha fatto la polizia. –
disse Thomaa allargando le braccia in un gesto di impotenza. –
Purtroppo pare che nessuno dei tre sia uscito con un contenitore di
quelle dimensioni.
- Oh
cribbio ! – esclamò Ben - Nemmeno Lynch, che cercava una pratica ?
- Nemmeno
lui. La Hawkins è certa che fosse una cartelletta sottile con pochi
fogli .
- Accidenti.
Sembra proprio un enigma.
- Lo è,
signor Wallace, lo è – disse Perkins.
- Che
intenzioni avete, adesso ? – chiese Thomas
- Non ho
molte alternative, per cominciare. Lunedì mattina verrò da voi,
alla Golden Trust e comincerò ad interrogare di nuovo le persone
coinvolte.
- Ma le
ha già interrogate la polizia.
- Appunto.
L’unica speranza è che da quegli interrogatori non sia venuto
fuori proprio tutto. Che ci sia ancora qualcosa da scoprire che non
sappiamo. Magari anche solo per dimenticanza. Un dettaglio, un
particolare, una sfumatura... qualcosa a cui attaccarsi, insomma.
- Me lo
auguro, signor Wallace, ma sarà difficile. – disse Perkins.
- Sarà
difficile, lo so. Ma l’esperienza mi ha insegnato che può
succedere più spesso di quanto si pensi.
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