Da alcuni mesi mia moglie sta facendo delle supplenze in una scuola
media ed il bestiario nel quale si trova coinvolta è qualcosa che fa
pensare di non potere più usare la parola scuola.
Solo per esempio: al fine di non traumatizzare i poveri ragazzi non
bisogna usare la penna rossa nelle correzioni, per le interrogazioni
(ammesso che di interrogazioni si possa parlare) non chiamare in ordine
alfabetico perché potrebbero non reggere alle emozioni. Non continuo per
carità di patria…
Metà delle classi sono “bes” (bisogni educativi speciali), sigla di
cornice che contiene poi al suo interno una miriade di altre sigle più o
meno impronuciabili di difficoltà o patologie presunte, un tempo
inesistenti (in realtà, si tratta perlopiù di ragazzi che non hanno
voglia e che disturbano, che anziché essere raddrizzati come si faceva
una volta, ora vengono invece trasformati in vittime da comprendere).
Risultato della proliferazione dei “bes”: verifiche facilitate (essere
'bes' paga, per così dire) ed una pletora di insegnati di sostegno che
nella maggior parte dei casi fanno poco o nulla, salvo percepire lo
stipendio pubblico e non perdersi uno sciopero o una assemblea
sindacale.
Tralascio il livello dell’apprendimento dei delicatissimi ragazzi di
cristallo, perché è anche peggio (molto peggio) di quello che si può
immaginare.
dal BLOG di GIANNI PARDO
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