sabato 6 novembre 2021

Povera scuola

Da alcuni mesi mia moglie sta facendo delle supplenze in una scuola media ed il bestiario nel quale si trova coinvolta è qualcosa che fa pensare di non potere più usare la parola scuola.
Solo per esempio: al fine di non traumatizzare i poveri ragazzi non bisogna usare la penna rossa nelle correzioni, per le interrogazioni (ammesso che di interrogazioni si possa parlare) non chiamare in ordine alfabetico perché potrebbero non reggere alle emozioni. Non continuo per carità di patria…
Metà delle classi sono “bes” (bisogni educativi speciali), sigla di cornice che contiene poi al suo interno una miriade di altre sigle più o meno impronuciabili di difficoltà o patologie presunte, un tempo inesistenti (in realtà, si tratta perlopiù di ragazzi che non hanno voglia e che disturbano, che anziché essere raddrizzati come si faceva una volta, ora vengono invece trasformati in vittime da comprendere). Risultato della proliferazione dei “bes”: verifiche facilitate (essere 'bes' paga, per così dire) ed una pletora di insegnati di sostegno che nella maggior parte dei casi fanno poco o nulla, salvo percepire lo stipendio pubblico e non perdersi uno sciopero o una assemblea sindacale.
Tralascio il livello dell’apprendimento dei delicatissimi ragazzi di cristallo, perché è anche peggio (molto peggio) di quello che si può immaginare.

dal BLOG di GIANNI PARDO

Nessun commento:

Posta un commento