Cap. 7 - Venerdì
Il
mattino dopo, Ben Wallace arrivò alla sede della Golden Trust
volutamente in ritardo. Avrebbe finto di scusarsi dando la colpa al
traffico caotico di Bristow, ma in realtà voleva semplicemente che
il colpevole restasse un poco sotto pressione, in attesa delle sue
rivelazioni. Ormai aveva ricostruito con precisione quello che era
avvenuto, ma sapeva anche che non c'erano prove sicure contro
quell'individuo, per cui avrebbe dovuto tendere una trappola e
sperare che il colpevole finisse per caderci da sè. Mica facile !
Ovviamente
Ben non poteva sapere fino a che punto il suo antagonista sarebbe
riuscito a mantenere il suo sangue freddo. Certo comunque che un po'
di attesa prima di incominciare, non lo avrebbe sicuramente aiutato a
mantenersi calmo e tranquillo. Per gli altri il suo ritardo sarebbe
forse stato una noia, ma non ci si poteva sempre comportare come
"gentlemen" inglesi.
Quando
Ben entrò nell'atrio della Golden Trust , pertanto, erano già le
undici e venti. Trovò ad aspettarlo Kurt Thomas in persona, alto e
imponente, elegantissimo come sempre, che si aggirava nervosamente
davanti al bancone della "reception". Non appena vide Ben,
gli si fece incontro con un gran sorriso.
- Ah
eccovi, finalmente. Siete in ritardo.
Con
Thomas non c'era motivo di fare la commedia.
- Sapete
com'è... - disse strizzando l'occhio - il traffico.
- Ah certo
- disse Thomas. E poi, a voce più bassa. - L'avete fatto apposta ?
- Sì.
Voglio innervosire un po' il mio avversario.
Thomas
annuì.
- Ottima
idea.
- Ci sono
tutti ? - chiese Ben.
- Sì,
tutti.
- Molto
bene. Andiamo.
Thomas si
diresse verso l'ascensore, facendo segno a Ben di seguirlo. I due
uomini entrarono nell'ascensore e Kurt Thomas schiacciò il pulsante
del terzo piano.
- Vi
sentite pronto a scoprire il colpevole ?
- Direi
di sì. Ma sono le prove, che non ci sono. Quindi cercherò di
improvvisare, per farlo cadere in un tranello.
Kurt
Thomas sospirò appena.
- Non
sarà facile.
- No.
Non sarà facile. – confermò Ben un po' teso - Avremo bisogno di
molta fortuna.
L'ascensore
si fermò al terzo piano e i due uomini uscirono, dirigendosi verso
la sala riunioni, che era a pochi passi. Ben Wallace respirò a
fondo. Adesso spettava a lui prendere nella rete il suo pesciolino.
Era una guerra psicologica piuttosto difficile e l'esito era
tutt'altro che scontato.
* * * * *
Kurt
Thomas aprì la porta per fare entrare Ben e tutti i presenti si
alzarono, più per una sorta di riflesso condizionato che per reale
deferenza nei confronti dell’investigatore. Ben Wallace comunque
torreggiava nella stanza dall’alto della sua statura ed il suo
sguardo penetrante lasciava chiaramente intendere che il gioco lo
stava conducendo lui. Diede un'occhiata circolare nella stanza, quasi
interamente occupata dal grande tavolo rettangolare che serviva per
le riunioni direzionali della Golden Trust, e vide che c'erano
proprio tutti.
Li passò
rapidamente in rassegna da sinistra verso destra. C'era Nick Van
Exel, corpulento e un po' impacciato, in giacca marrone e cravatta in
tinta; poi Esther Hawkins, con un vestito lungo blu scuro e la faccia
decisamente seccata, forse per aver dovuto abbandonare il suo
preziosissimo posto di lavoro nel corridoio; quindi Michael Finley,
con la sua testa lucida, in jeans e maglietta, muscoloso e sorridente
come sempre. All'estremità opposta del tavolo era seduto
l'ispettore Ferry, col suo solito sorriso ebete, accompagnato da due
agenti che però, per discrezione, se ne stavano in piedi in fondo
alla sala.
Dopo
Ferry, Ben vide George Lynch, completo di orecchino regolamentare,
con una camicia scozzese degna di un cow-boy e un'espressione tra
l'annoiato e l'indifferente; poi ancora Terry Dehere, sempre
bellissima e sempre poco vestita, con una minigonna verde da infarto
e una maglietta gialla aderentissima, che toglieva il fiato a lei a
agli uomini che la guardavano. Infine, quasi alla sua destra, Sam
Perkins, in un elegante completo grigio con cravatta rossa. Teneva le
lunghe braccia conserte, in una posa apparentemente tranquilla, ma
denotava palesemente un certo nervosismo.
- Signori
- esordì Kurt Thomas. - Il signor Wallace è arrivato.
Un lieve
brusio di saluto si levò dagli astanti.
- Mi scuso
con voi per il ritardo. - disse Ben con un sorriso disarmante - ma il
traffico di Bristow è davvero terribile.
Altro
leggero brusio.
- Bene -
disse Thomas facendo un gesto alla piccola platea - quel che è
stato, è stato. Ormai il signor Wallace è arrivato e direi che
possiamo cominciare.
Andò a
sedersi di fianco a Sam Perkins, nell'ultimo posto libero, e fece
cenno a Ben di mettersi a capo tavola, dove sedeva normalmente il
presidente. Un posto un po' impegnativo, per un semplice
investigatore privato, pensò Ben. D'altra parte era il posto più
adatto per poter dominare con lo sguardo tutti gli altri. Ben fece un
breve, generico cenno di saluto e si sedette sulla poltroncina di
testa. Fece ruotare lo sguardo sui presenti, quindi, dopo essersi
schiarito appena la gola, cominciò.
- Gentili
signori, voi tutti sapete chi sono e per quale motivo siamo qui
riuniti.
Ci fu un
breve mormorio di assenso.
- La
Golden Trust, in persona del suo direttore generale, il qui presente
dottor Thomas, mi ha assunto per scoprire la verità sul furto di
200.000 dollari avvenuto nella sua cassaforte la scorsa settimana.
Ben
guardò Ferry, per vedere se aveva qualcosa da obbiettare sul fatto
che Thomas si fosse rivolto ad un investigatore privato, ma "Forrest
Gump" non battè un ciglio.
- Si
tratta di una cifra piuttosto rilevante della quale, a tutt'oggi,
sembra proprio che si siano perse le tracce.
Diede un
altro sguardo a Danny Ferry per vedere se reagiva a quella piccola
frecciata, ma continuò a non vedere nessuna reazione.
- Le
indagini, ad un primo esame sommario, si presentavano per un verso
semplici e per un altro complesse. Semplici in quanto tutto si era
svolto indiscutibilmente dentro l'azienda, per cui non era necessario
cercare il colpevole fuori di essa. Complesse perchè, purtroppo, non
c'erano tracce certe che conducessero ad una persona determinata, ma
a più persone contemporaneamente.
Ben
appoggiò i gomiti sul tavolo e unì la punta delle dita.
-
Permettetemi, per maggiore chiarezza, di ricapitolare i fatti così
come sono stati ricostruiti dalla polizia.
Tutti i
presenti erano in rispettoso silenzio e, per lo più, lo seguivano
sinceramente interessati.
- Dunque i
200.000 dollari, in 20 mazzette da 10.000 dollari ciascuno, sono
stati messi nella cassaforte principale del direttore verso le 16,30
di mercoledì. Vi ha provveduto il dottor Thomas personalmente e,
almeno su questo punto, non vi possono essere dubbi di sorta. Le 20
mazzette hanno vissuto sonni tranquilli per tutta la notte e alle
14,15 del giorno successivo, giovedì, sono ancora state viste dal
signor Perkins. Alle 18,20, invece, quando il vice-direttore ha
nuovamente aperto la cassaforte per prenderle, puf... erano sparite.
Ben fece
un rapido gesto con le mani, per mimare i dollari che prendevano il
volo.
- Date
queste premesse, è stato ragionevole giungere a una prima
conclusione basilare: che i dollari fossero spariti appunto tra le
14,15 e le 16,20 di giovedì pomeriggio. Abbiamo fatto i nostri bravi
interrogatori, io e la polizia, e abbiamo appurato che in quel
periodo solo tre persone avevano avuto accesso alla stanza: in ordine
cronologico la signorina Dehere, il signor Lynch e il signor Van
Exel.
Ciascuna
delle tre persone citate, rispose al proprio nome con un
impercettibile cenno del capo.
- Sembrava
inevitabile concludere - continuò Ben - che solo una di queste
persone potesse essere colpevole del furto. Tutto sommato una
situazione meno difficile di tante altre, quando non si neppure da
che parte incominciare per cercare il colpevole.
Ben si
rivolse al poliziotto.
- Non è
vero signor Ferry ?
Danny
Ferry lo guardò con un sorriso mite.
- Sì,
certo. Anche se purtroppo, in questo caso...
- Appunto.
- proseguì Ben - In questo caso, purtroppo, le cose non si sono
rivelate semplici come apparivano. E perchè ? Perchè nessuna delle
tre persone che sono entrate nella stanza era nelle condizioni di
trasportare fuori tutte quelle mazzette di dollari. In altre parole,
nessuno aveva in mano contenitori o pacchi voluminosi e nessuno
poteva avere i dollari nascosti su di sè.
Ben si
appoggiò allo schienale della poltroncina e allargò le braccia in
un gesto di impotenza.
- A questo
punto sembrava proprio che il problema fosse insolubile e, se non
vado errato, la polizia aveva in animo di archiviare il furto come
opera di ignoti. Dico bene, signor Ferry ?
Danny
Ferry annuì senza perdere il suo sorriso tranquillo.
- Allora
mi sono detto: – continuò Ben - è possibile che le cose siano
andate in modo un po' diverso da come sembrano ? E' possibile che il
colpevole abbia seguito una strada diversa da quella che appare ai
nostri occhi, visto che quest'ultima non conduce da nessuna parte ?
- Volete
dire che ci sono state altre persone che sono entrate nella stanza
quel giovedì pomeriggio ? - chiese Perkins.
- No,
questo no. - disse Ben girandosi verso di lui - Abbiamo delle
testimonianze incrociate che ci confermano quello che ho detto
poc'anzi. Sono solo tre le persone che sono entrate nel pomeriggio e
questo è un fatto.
Ben si
voltò di nuovo verso gli altri.
- Quello
che mi sono chiesto è un'altra cosa: è possibile che i dollari non
fossero stati portati fuori dalla stanza, ma semplicemente nascosti
? Che fossero stati occultati in qualche modo, in maniera da
sembrare spariti, per poi essere recuperati più tardi con tutta
calma ?
Un
mormorio di sorpresa percorse i presenti, visto che nessuno di essi,
probabilmente, aveva pensato a una cosa simile.
- Ma,
signor Wallace, - lo interruppe Ferry - la polizia ha fatto una
perquisizione accurata. Non c'era nulla nascosto nella stanza, ve lo
posso assicurare.
Ben annuì
lentamente.
- Lo so,
lo so. So che avete guardato dappertutto, anche nell'inceneritore. E
proprio l'inceneritore, ma ne parleremo più avanti, ha avuto un
ruolo decisivo nel farmi venire, alla fine, l'idea giusta.
- In che
senso, scusate ? - chiese Perkins.
- Un
attimo e ci arriveremo. L'idea del nascondiglio, comunque, anche se
infondata, era pur sempre una possibilità nuova. Uno stimolo a
guardare le cose in modo diverso da quello più ovvio. E allora
decisi di proseguire su questa strada e mi misi a pensare a un'altra
ipotesi: e cioè che i dollari fossero stati buttati dalla finestra
per essere raccolti da un complice.
- Ma le
finestre... - obbiettò Thomas.
- Sì lo
so. Le finestre sono bloccate per via dell'aria condizionata, per cui
anche questa soluzione era impraticabile. Comunque tutto mi è
servito per allontanarmi dalla soluzione più ovvia e avvicinarmi
alla verità. E infatti, riflettendo sull'inceneritore, mi è venuta
in mente un'altra cosa ancora. Una cosa un po' meno ovvia, ma, a modo
suo, piuttosto evidente.
Ben girò
lo sguardo su tutti i presenti sorridendo appena, ma nonostante
l'accenno specifico di Ben, nessuno diede mostra di essere turbato da
quelle parole. Molti erano incuriositi, altri semplicemente
indifferenti. Era evidente che il colpevole stava controllandosi
piuttosto bene. Forse tranquillizzato dalla mancanza di prove, anche
se non poteva davvero essere certo che Ben non ne avesse trovate. O
forse confidava nella perfetta cura di tutti i particolari che aveva
seguito nell'esecuzione del colpo. Si sarebbe visto al momento buono.
- Vedete -
continuò Ben - quando ho pensato a un nascondiglio per i dollari, ho
chiesto in giro quando veniva normalmente svuotato l'inceneritore, e
se era stato perquisito anche quello. Mi è stato riferito che il
contenitore veniva svuotato ogni sera e che comunque la polizia aveva
controllato anche quello. Questo, ovviamente, rendeva improponibile
la mia supposizione. Però mi è stata detta anche un'altra cosa
curiosa: e cioè che la polizia aveva dovuto guardare bene, perchè
il contenitore era pieno di cenere.
- Beh... -
commentò Perkins come se fosse una cosa ovvia.
- Una
banalità, forse. Però la cosa mi ha incuriosito e mi ha portato a
domandarmi: perchè l'inceneritore era pieno di cenere se quel giorno
il dottor Thomas era assente ed il contenitore era stato regolarmente
svuotato la sera prima ?
Un nuovo
mormorio, questa volta più forte, si diffuse nella stanza.
-
Accidenti - si levò la voce di Ferry - non ci avevamo pensato.
Ben non
potè trattenere un sorriso. Povero Ferry ! Ovvio che non ci aveva
pensato. Se c'era un tipo al mondo negato per le intuizioni geniali,
quello era proprio Ferry. E poi, ad essere sinceri, era stata un'idea
così sottile che anche a lui era venuta quasi per caso.
- E questo
cosa cambia ? - chiese Thomas con tono pratico.
- Beh,
questo cambia molte cose. Rende possibile un gioco di prestigio ad
alto coefficiente di difficoltà, che il nostro personaggio ha messo
in pratica con grande intelligenza. Purtroppo questo piccolo
dettaglio ha finito per tradirlo.
- Ma
insomma - intervenne Perkins - Io ancora non ho capito cosa è
successo.
- Non vi
arrabbiate, signor Perkins. Ve lo spiego subito.
I due
agenti in fondo alla stanza si stavano agitando nervosamente, perchè
capivano che da un momento all'altro avrebbero dovuto darsi da fare
per arrestare il colpevole. Ma non sapevano ancora chi sarebbe stato
e dal loro capo, il buon Ferry, non veniva ovviamente nessuna
indicazione al riguardo. Ben si appoggiò tranquillamente allo
schienale e proseguì.
- Non sto
qui ad esporvi la sequenza di ragionamenti che l'inceneritore ha
provocato nella mia mente, perchè il processo mentale è stato
piuttosto caotico e, in un primo momento, confuso. Però il disegno
del colpevole ha incominciato a diventare sempre chiaro ai miei
occhi, e quando ho potuto verificare alcuni fatti, non ho più avuto
dubbi.
Ben si
rivolse alla sua destra e guardò Perkins.
- Il primo
tassello importante me lo ha fornito il signor Perkins. Vedete, lui
era fondamentale nel piano del nostro colpevole.
- Come
sarebbe ? - sbottò Perkins con voce alterata - Io non c'entro
niente con questa storia !
- Signor
Perkins, vi prego... - tentò di calmarlo Ben.
- Non
vorrete mica coinvolgermi in questa faccenda ? Io che rubo dei soldi
alla Golden Trust ? Ma siamo impazziti ?
- Ma
nessuno ha detto questo, ci mancherebbe.
- Voi
avete detto che...
- Lo so
benissimo cosa ho detto. - replicò Ben divertito - Ho detto che le
azioni del signor Perkins erano fondamentali nel piano del nostro
colpevole. Ma era una collaborazione, diciamo così, involontaria.
-
Involontaria ? - chiese Thomas stupito.
- Sì. Il
signor Perkins aveva uno scopo ben preciso: far credere a tutti che i
dollari erano stati rubati nel pomeriggio.
- Ma è
vero ! - protestò Perkins - Quando ho aperto la cassaforte, alle
14,15, le mazzette c'erano ancora.
- In
effetti, era proprio quello che il colpevole voleva da voi.
- E non
era forse vero ?
- No. Non
era vero.
Un
mormorio di sorpresa percorse i presenti e Ben dovette chiedere il
silenzio con un gesto della mano. Poi si rivolse di nuovo a Perkins.
- Signor
Perkins, che cosa avete visto voi, esattamente quando avete aperto la
cassaforte ? Vi ricordate certamente che ieri abbiamo parlato proprio
di questo particolare.
- Sì.
- Allora ?
Avete preso in mano i dollari ? Li avete guardati uno per uno ?
Oppure avete solo notato le mazzette impilate mentre prendevate gli
altri documenti per la signorina Dehere ?
- Beh,
ecco, - disse Perkins sulla difensiva - ho visto le mazzette
impilate. Non le ho prese in mano. Ovviamente non ce n'era nessun
motivo.
- Appunto.
Quindi il denaro avrebbe potuto non esserci più, no ?
- Ma
allora cosa ho visto, io ?
- Delle
mazzette di denaro falso, mi sembra ovvio.
- Quindi
il denaro era già sparito... - intervenne Thomas.
- Proprio
così. Il denaro non è sparito nel pomeriggio, come il colpevole
voleva farci credere per confonderci le idee, ma al mattino. Con
questo piccolo trucco, però, nessuno si sarebbe interessato
veramente ai suoi movimenti dentro e fuori la stanza e lui sarebbe
rimasto al sicuro.
-
Accidenti ! - commentò Ferry.
- Ecco
perchè sembrava impossibile che qualcuno avesse portato fuori il
denaro nel pomeriggio. - concluse Ben - Perchè "era"
impossibile. In effetti nel pomeriggio non è più uscito niente
dall'ufficio del dottor Thomas. L'unica cosa che doveva sparire erano
i dollari falsi e quelli, essendo privi di valore, sono stati
tranquillamente buttati nell'inceneritore.
- Ma
allora - chiese Thomas - chi è il vero colpevole ?
- Assodato
questo punto, non mi è stato difficile ricostruire le cose. E’
bastato chiedere alla signorina Hawkins di riferirmi i movimenti
della mattinata. Quello che nessuno si era mai preso la briga di
domandargli, visto che il colpevole, molto astutamente, era riuscito
ad attirare l’attenzione di tutti soltanto sul pomeriggio.
Tutti si
volsero verso Esther Hawkins, che, forse per la prima nella sua vita
professionale, si stava guardando intorno un po’ impacciata, quasi
intimidita da tutta quella attenzione non voluta sulla sua persona.
-
Signorina Hawkins, vorreste gentilmente ripetere quello che mi avete
riferito ieri circa i movimenti di giovedì mattina ?
- Ehm,
ecco... certamente. Alle 9,40 è entrata la signorina Dehere con una
serie di pratiche piuttosto grandi tra le braccia.
- Portava
le stesse pratiche anche quando è uscita ?
-.No. Non
aveva più niente. Le ha lasciate tutte dentro l'ufficio.
- Bene. E
dopo ?
- Verso le
dieci è entrato il signor Finley e ha portato fuori un pacco
marrone.
-
Piuttosto voluminoso ?
- Direi di
sì.
- E'
entrato nessun altro ?
- No.
Nessun altro.
- Bene
signori: direi che la cosa sia ormai evidente.
Danny
Ferry si alzò sorridente e si rivolse a Michael Finley, il
fattorino, che lo guardava stupito.
- Siete in
arresto per furto, signor Finley. Vi prego di non fare resistenza.
Si girò
verso i due agenti dietro di lui e fece cenno di avvicinarsi al
colpevole.
- Ma siete
matti ? - protestò il ragazzo negro, con espressione atterrita - Che
cosa c'entro io con questa storia ?
Danny
Ferry scrollò il capo, tutto soddisfatto.
- Non
cercate di farci fessi un’altra volta, signor Finley, non funziona
più. Avete sentito cosa ha detto il signor Wallace, no ? Il
colpevole non potete essere che voi.
- Non è
vero, accidenti, non è vero ! - continuò a protestare il ragazzo.
Ben
Wallace, che stava sogghignando seduto a capo tavola, non potè
trattenersi oltre. Ormai il povero Ferry la sua figuraccia l'aveva
già fatta ed era inutile accanirsi contro quel povero ragazzo. Non è
che l'avesse studiato apposta, quel piccolo intermezzo fuori
programma, però era successo ugualmente e lui non aveva fatto niente
per evitarlo. Anzi, ad essere sincero, ci si era anche divertito.
- Ma io
non ho mai detto questo. - intervenne con voce stupita.
Tutti si
voltarono verso di lui.
- Come no
? – intervenne Thomas – L’avete detto voi che il colpo è
avvenuto al mattino.
- Certo –
confermò Ben.
- E
l'unico che è uscito dal mio ufficio al mattino, con un pacco
voluminoso, è stato Finley. Perciò....
- Ma
Finley è solo un fattorino.
- E allora
?
- Se gli
dicono di prendere un pacco lui lo prende. E' il suo mestiere.
- Sì,
ma... - continuò Thomas perplesso.
- E poi
come poteva Finley avere le chiavi della cassaforte e conoscere la
combinazione ?
- Io non
ci capisco più niente. - disse il povero Ferry guardandosi in torno
sconsolato.
- Volete
dire che il colpevole è il signor Van Exel ? - chiese Perkins - E'
l'unico che possiede la chiave, oltre a me e Thomas.
Ben
scrollò il capo.
- No. Van
Exel non è mai entrato al mattino. Ed è il mattino che conta.
Ormai,
finalmente, era tutto chiaro. Thomas e Perkins si volsero quasi
insieme verso Terry Dehere e la fissarono con odio.
- Voi !
Siete stata voi !
- Sì,
signori. – concluse Ben soddisfatto - E' stata la signorina Dehere.
- E' un
sopruso ! - protestò la ragazza, parlando per la prima volta - Non
potete accusarmi di questo.
-
Possiamo, possiamo - disse Ben placido, col suo vocione.
Ferry
fece un cenno ai due poliziotti che si misero di fianco alla ragazza,
pronti ad intervenire.
- Io non
ho fatto niente. Non ho nemmeno la chiave della cassaforte.
- Ah, -
disse Ben improvvisando - Quella l'ho trovata io, dove voi ben
sapete. E ci sono le vostre impronte digitali sopra. Quindi abbiamo
anche le prove.
- Non è
possibile - scattò la ragazza.
- Invece
sì. Eccola qua. - fece Ben mettendosi una mano in tasca come per
prendere la chiave.
- Non è
possibile - ripetè la ragazza con voce isterica - L'avevo buttata in
un cassone dell'immondizia. Non potete averla trovata.
Terry
Dehere tacque all'improvviso, consapevole di aver commesso il passo
falso che mai avrebbe dovuto permettersi. Ben tirò fuori la mano
chiusa a pugno e la allargò sorridendo sotto lo sguardo fisso e
attento di tutti i presenti. Nel palmo non c'era nulla, ma ormai la
ragazza si era tradita. Adesso era davvero finita.
- E' vero,
- disse Ben - non abbiamo potuto ritrovarla. Ma voi ormai ci avete
detto quello che volevamo. Ed è più che sufficiente, visti i
testimoni presenti in questa stanza.
-
Maledetto ficcanaso ! - sibilò la ragazza.
-
Cercatevi un buon avvocato, signorina Dehere. Ne avrete bisogno.
-
Maledetto ! - ripetè con odio.
- E
ricordatevi che se restituisce spontaneamente la refurtiva, il
giudice potrà essere più clemente con lei. Dico bene ispettore
Ferry ?
- Penso
proprio di sì.
Ferry si
avvicinò a Terry Dehere e ripetè la dichiarazione di arresto, ma la
ragazza non si diede nemmeno la pena di rispondere, rinchiudendosi in
un ostinato e indispettito mutismo. Ormai però era tardi. Le cose
erano già andate troppo oltre, e una parola in più o in meno, non
faceva più molta differenza per lei.
I due
agenti ammanettarono la ragazza con gesti rapidi, mentre Ferry, li
osservava, soddisfatto di sè. Questa volta il colpevole era quello
giusto. Il suo volto da bravo ragazzo un po' ingenuo si distese in un
indefinibile, candido sorriso. Finalmente anche lui era riuscito, per
la prima volta nella carriera, ad arrestare un colpevole. Chissà che
la buona sorte non fosse davvero incominciata per il "Forrest
Gump" di Bristow ...