domenica 17 novembre 2013

Il caso Golden Trust - 6

Cap. 6 - Giovedì


Erano le nove meno dieci di giovedì mattina quando Ben, che era appena entrato in ufficio, sentì squillare il telefono. Si sedette sulla poltroncina e alzò la cornetta.
- Ben Wallace. Chi parla ?
- Sono Kurt Thomas. Buongiorno
Ben alzò gli occhi al cielo.
- Buongiorno a voi.
- So che ieri siete venuto alla Golden Trust a curiosare nel mio ufficio.
- Spero di non aver combinato disastri.
- No nulla, ci mancherebbe. Solo volevo sapere se avevate trovato qualcosa di utile.
Figuriamoci se Thomas non si aspettava già qualche risultato. D'altra parte era da qualche giorno che si occupava del caso, e non gli aveva ancora detto niente.
- Beh, in effetti qualche idea ce l'ho. Ma nulla ancora di definitivo - disse Ben in modo evasivo, mentendo un po'.
- So che avete parlato con Perkins, per avere altri chiarimenti.
- Sì.
- Non potete dirmi qualcosa di più ? - chiese ancora Thomas.
- Beh, veramente...
Ben non sapeva come uscire da quella domanda, ma per sua fortuna fu lo stesso Thomas a cambiare argomento.
- A proposito... ieri ho parlato con Ferry.
- Oh, bene.
- Male, non bene. - disse Thomas nervosamente - Pare che non riescano a fare progressi e si preparano ad archiviare l'indagine come furto commesso da ignoti.
- Mi dispiace. – comentò Ben con tono di circostanza.
- E così, il tizio che ci ha fatto fessi potrà godersi il bottino indisturbato. A questo punto possiamo solo più sperare in lei, Wallace. Non ci tradisca.
- Ce la sto mettendo tutta. Vedrete che alla fine faremo saltare fuori qualcosa.
- Lo spero proprio. Quando pensate di potermi dire qualcosa di più preciso ?
Ben deglutì. Non aveva la più pallida idea di come risolvere il problema, ma non poteva ammetterlo con Thomas. Non era ancora il caso di arrendersi. Era ancora troppo presto, accidenti.
- Presto, molto presto. Non posso dirvi il giorno preciso, ma avrete presto mie notizie.
- Lo spero. Buongiorno signor Wallace.
- Buongiorno a voi.
Ben posò la cornetta con un gesto stanco e si appoggiò allo schienale della poltroncina. E adesso, cosa doveva fare ? Ovviamente lo sapeva benissimo quello che doveva fare, anche se non gli piaceva per nulla. Doveva ritornare alla Golden Trust e ricominciare ad interrogare quella gente. Ma adesso era troppo nervoso ed inquieto. Doveva fare qualcosa per scaricarsi un po’.
Così si alzò e si diede un po’ da fare nella stanza. Riordinò le pratiche in sospeso e mise a posto l’archivio. Alla fine prese i documenti da buttare e fece per gettarli nel cestino della carta straccia, quando un'idea improvvisa si fece strada nella sua mente. Come una folgorazione. Si fermò a metà strada e rimase immobile per un attimo, con lo sguardo perso nel vuoto. Poi si riscosse e un enorme sorriso illuminò il suo volto. Gli era venuta un’idea. Una grande idea. E poteva essere quella giusta, perchè più ci pensava, più le cose sembravano quadrare. Adesso doveva proprio tornare alla Golden Trust. Eccome se ci doveva ritornare.

* * * * *

Giovedì pomeriggio la temperatura si alzò ulteriormente e si mise a fare davvero molto caldo. Sembrava che l'estate avesse già fatto irruzione prima del tempo, anche se ovviamente non era vero. Ben Wallace lasciò l’auto nel parcheggio della Golden Trust e si incamminò senza fretta verso la palazzina, mentre rifacendo mentalmente il punto della situazione.
In realtà, anche se aveva capito, o meglio intuito, molte cose, non poteva davvero dire di sapere chi era il colpevole. Forse sapeva come fare per scoprirlo, ma, vista la delicatezza della cosa, non poteva certo permettersi il lusso di sbagliare. Inoltre, se davvero le cose erano andate come pensava lui, anche una volta capito chi era stato, sarebbe stato difficilissimo provarlo. Perciò doveva stare molto attento a cercare la verità senza mettere sull'avviso il colpevole. Per il momento non aveva nessuna idea su come incastrarlo, per cui era indispensabile non commettere passi falsi. Come sempre, bisognava essere prudenti, avere pazienza, e procedere con cautela, facendo con calma una cosa alla volta.
Ben entrò nell'ampio atrio della Golden Trust e si fermò un attimo per asciugarsi il sudore dalla fronte con un fazzoletto. Colpa della giacca. Ben restò un attimo nell'atrio, a godersi il fresco, poi si avvicinò alla ragazza della reception, che era sempre la brunetta dal naso lungo dei giorni precedenti, e chiese di poter parlare con il signor Perkins.
Pochi minuti più tardi, Ben era seduto nell'ufficio di Sam Perkins, con in mano un bel bicchiere di birra gelata da sorseggiare. Il colloquio durò una decina di minuti appena. Parlarono ancora di quelle benedette mazzette e delle diverse volte in cui Perkins aveva aperto la cassaforte, quel giovedì. Ben ebbe modo di sapere quello che si aspettava e ne fu soddisfatto. Ben finì la birra, ringraziò Perkins, senza peraltro lasciarsi sfuggire nulla di quello che aveva intuito e lo ringraziò, dandogli appuntamento appena possibile, per una riunione definitiva.
Uscito dall'ufficio di Perkins, Ben si fermò in corridoio, davanti alla scrivania di Esther Hawkins. La donna sembrava anche più acida e scostante del solito, ma Ben cercò di non farci caso. Le fece un paio di domande sui movimenti di quel benedetto giovedì, soffermandosi in particolare su alcuni particolari di cui non avevano ancora discusso. La Hawkins ricordava perfettamente tutto quello che Ben voleva sapere, visto che la sua memoria era sempre ottima, e rispose alle sue domande. Era proprio quello che Ben si aspettava di sentire ! Adesso tutto quadrava e lui era pronto per il colpo finale.
Ben ringraziò la sua interlocutrice con sincero trasporto, viste le belle notizie che gli aveva dato, e resistette alla tentazione di baciarla solo perchè c'era un limite a tutto. E poi forse la signorina Hawkins non glielo avrebbe nemmeno permesso.

* * * * *

Lasciata la scrivania della donna, Ben si diresse verso la porta dell'ufficio di Kurt Thomas. Bussò con discrezione e, quando sentì la voce del direttore generale che diceva "Avanti !" entrò.
- Ah, Wallace, siete voi.
- Signor Thomas, buongiorno - disse Ben con un sorriso radioso.
- Accomodatevi, prego.
Ben ringraziò con un cenno del capo, prese una sedia e si sedette davanti alla scrivania.
- Allora, ci sono novità ?
Ben annuì lentamente.
- Direi proprio di sì.
- Oh, finalmente ! Sentiamo. - disse Thomas incuriosito
- Beh, adesso è prematuro parlarne. Ho ancora un paio di particolari da mettere a fuoco. Però posso dire di avere finalmente trovato il bandolo della matassa.
- Davvero ? Che meraviglia ! – Thomas era al settimo cielo - E quando potremo sapere qualcosa anche noi ?
- Domani, al massimo. - disse Ben tranquillo.
- Già domani ? Ma bene ! Ma benissimo ! - replicò Thomas fregandosi le mani soddisfatto. Fece per prendere il telefono, ma Ben lo prevenne.
- A chi volete telefonare ?
- A Sam Perkins. Voglio dargli la buona notizia.
- Non mi sembra il caso.
- Glielo avete già detto voi ? - disse Thomas, un po' deluso di non essere stato il primo a saperlo.
- No, no. Non ho ancora detto niente a nessuno. - lo tranquillizzò Ben - E che preferisco che se ne parli il meno possibile, per il momento.
Kurt Thomas si strinse nelle spalle.
- Come volete.
- Piuttosto, ho bisogno del vostro aiuto, per la riunione di domani.
- Quale riunione ?
- Ho intenzione di riunire tutte le persone coinvolte e spiegare come si sono svolti i fatti davanti a tutti.
- E perchè mai ?
- Ho le mie ragioni - disse Ben con un sorriso enigmatico.
Kurt Thomas ricambiò il sorriso e alzò le mani come per scusarsi.
- Per carità, Wallace, mi fido di lei.
- Grazie.
- Vorrebbe farla qui alla Golden Trust, la riunione ?
- Se fosse possibile sì. Penso che sia il posto più adatto. Avrete una sala riunioni un po' grande, no ?
- Certo, la sala del consiglio di amministrazione. Si trova qui, su questo piano, ed è quasi sempre vuota.
- Perfetto. Dovreste fare in modo che tutte le persone coinvolte siano presenti.
Da buon manager abituato ad organizzarsi, Thomas prese carta e penna, per scrivere l'elenco delle persone.
- Chi dovrei avvertire ?
- Dovranno essere presenti la signorina Dehere, George Lynch e il signor Val Exel. Poi Sam Perkins, la signorina Hawkins e Finley, il fattorino. E ovviamente, lei.
Thomas scrisse scrupolosamente tutti i nomi.
- Nessun altro ?
- Poi ci vorrebbe la polizia.
- L’ispettore Ferry ?
Ben trattenne un sorriso.
- Lui o un altro. Meglio lui, però, visto che già si occupa del caso.
- Ma è un incapace... - protestò Thomas.
- Non si preoccupi, dottor Thomas. A giocarmela con il colpevole penserò io. Lui mi serve solo per arrestarlo, quando sarà il momento.
- Allora sarà il caso che si faccia accompagnare da un paio di agenti.
- Sì, sarebbe preferibile.
Kurt Thomas posò la penna.
- A che ora volete fissare la riunione ?
- Voi avete qualche impegno particolare ?
- Signor Wallace, questa storia è più importante di qualsiasi altro impegno.
- Benissimo. Allora facciamo per domattina alle undici.
- D'accordo. - concluse il direttore della Golden Trust - Domani alle undici avrete tutte le persone che avete chiesto.
- E voi, se tutto va bene, avrete il colpevole.

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