Cap. 6 - Giovedì
Erano le
nove meno dieci di giovedì mattina quando Ben, che era appena
entrato in ufficio, sentì squillare il telefono. Si sedette sulla
poltroncina e alzò la cornetta.
- Ben
Wallace. Chi parla ?
- Sono
Kurt Thomas. Buongiorno
Ben alzò
gli occhi al cielo.
-
Buongiorno a voi.
- So che
ieri siete venuto alla Golden Trust a curiosare nel mio ufficio.
- Spero di
non aver combinato disastri.
- No
nulla, ci mancherebbe. Solo volevo sapere se avevate trovato qualcosa
di utile.
Figuriamoci
se Thomas non si aspettava già qualche risultato. D'altra parte era
da qualche giorno che si occupava del caso, e non gli aveva ancora
detto niente.
- Beh, in
effetti qualche idea ce l'ho. Ma nulla ancora di definitivo - disse
Ben in modo evasivo, mentendo un po'.
- So che
avete parlato con Perkins, per avere altri chiarimenti.
- Sì.
- Non
potete dirmi qualcosa di più ? - chiese ancora Thomas.
- Beh,
veramente...
Ben non
sapeva come uscire da quella domanda, ma per sua fortuna fu lo stesso
Thomas a cambiare argomento.
- A
proposito... ieri ho parlato con Ferry.
- Oh,
bene.
- Male,
non bene. - disse Thomas nervosamente - Pare che non riescano a fare
progressi e si preparano ad archiviare l'indagine come furto commesso
da ignoti.
- Mi
dispiace. – comentò Ben con tono di circostanza.
- E così,
il tizio che ci ha fatto fessi potrà godersi il bottino
indisturbato. A questo punto possiamo solo più sperare in lei,
Wallace. Non ci tradisca.
- Ce la
sto mettendo tutta. Vedrete che alla fine faremo saltare fuori
qualcosa.
- Lo spero
proprio. Quando pensate di potermi dire qualcosa di più preciso ?
Ben
deglutì. Non aveva la più pallida idea di come risolvere il
problema, ma non poteva ammetterlo con Thomas. Non era ancora il caso
di arrendersi. Era ancora troppo presto, accidenti.
- Presto,
molto presto. Non posso dirvi il giorno preciso, ma avrete presto mie
notizie.
- Lo
spero. Buongiorno signor Wallace.
-
Buongiorno a voi.
Ben posò
la cornetta con un gesto stanco e si appoggiò allo schienale della
poltroncina. E adesso, cosa doveva fare ? Ovviamente lo sapeva
benissimo quello che doveva fare, anche se non gli piaceva per nulla.
Doveva ritornare alla Golden Trust e ricominciare ad interrogare
quella gente. Ma adesso era troppo nervoso ed inquieto. Doveva fare
qualcosa per scaricarsi un po’.
Così si
alzò e si diede un po’ da fare nella stanza. Riordinò le pratiche
in sospeso e mise a posto l’archivio. Alla fine prese i documenti
da buttare e fece per gettarli nel cestino della carta straccia,
quando un'idea improvvisa si fece strada nella sua mente. Come una
folgorazione. Si fermò a metà strada e rimase immobile per un
attimo, con lo sguardo perso nel vuoto. Poi si riscosse e un enorme
sorriso illuminò il suo volto. Gli era venuta un’idea. Una grande
idea. E poteva essere quella giusta, perchè più ci pensava, più le
cose sembravano quadrare. Adesso doveva proprio tornare alla Golden
Trust. Eccome se ci doveva ritornare.
* * * * *
Giovedì
pomeriggio la temperatura si alzò ulteriormente e si mise a fare
davvero molto caldo. Sembrava che l'estate avesse già fatto
irruzione prima del tempo, anche se ovviamente non era vero. Ben
Wallace lasciò l’auto nel parcheggio della Golden Trust e si
incamminò senza fretta verso la palazzina, mentre rifacendo
mentalmente il punto della situazione.
In
realtà, anche se aveva capito, o meglio intuito, molte cose, non
poteva davvero dire di sapere chi era il colpevole. Forse sapeva come
fare per scoprirlo, ma, vista la delicatezza della cosa, non poteva
certo permettersi il lusso di sbagliare. Inoltre, se davvero le cose
erano andate come pensava lui, anche una volta capito chi era stato,
sarebbe stato difficilissimo provarlo. Perciò doveva stare molto
attento a cercare la verità senza mettere sull'avviso il colpevole.
Per il momento non aveva nessuna idea su come incastrarlo, per cui
era indispensabile non commettere passi falsi. Come sempre, bisognava
essere prudenti, avere pazienza, e procedere con cautela, facendo con
calma una cosa alla volta.
Ben entrò
nell'ampio atrio della Golden Trust e si fermò un attimo per
asciugarsi il sudore dalla fronte con un fazzoletto. Colpa della
giacca. Ben restò un attimo nell'atrio, a godersi il fresco, poi si
avvicinò alla ragazza della reception, che era sempre la brunetta
dal naso lungo dei giorni precedenti, e chiese di poter parlare con
il signor Perkins.
Pochi
minuti più tardi, Ben era seduto nell'ufficio di Sam Perkins, con in
mano un bel bicchiere di birra gelata da sorseggiare. Il colloquio
durò una decina di minuti appena. Parlarono ancora di quelle
benedette mazzette e delle diverse volte in cui Perkins aveva aperto
la cassaforte, quel giovedì. Ben ebbe modo di sapere quello che si
aspettava e ne fu soddisfatto. Ben finì la birra, ringraziò
Perkins, senza peraltro lasciarsi sfuggire nulla di quello che aveva
intuito e lo ringraziò, dandogli appuntamento appena possibile, per
una riunione definitiva.
Uscito
dall'ufficio di Perkins, Ben si fermò in corridoio, davanti alla
scrivania di Esther Hawkins. La donna sembrava anche più acida e
scostante del solito, ma Ben cercò di non farci caso. Le fece un
paio di domande sui movimenti di quel benedetto giovedì,
soffermandosi in particolare su alcuni particolari di cui non avevano
ancora discusso. La Hawkins ricordava perfettamente tutto quello che
Ben voleva sapere, visto che la sua memoria era sempre ottima, e
rispose alle sue domande. Era proprio quello che Ben si aspettava di
sentire ! Adesso tutto quadrava e lui era pronto per il colpo finale.
Ben
ringraziò la sua interlocutrice con sincero trasporto, viste le
belle notizie che gli aveva dato, e resistette alla tentazione di
baciarla solo perchè c'era un limite a tutto. E poi forse la
signorina Hawkins non glielo avrebbe nemmeno permesso.
* * * * *
Lasciata
la scrivania della donna, Ben si diresse verso la porta dell'ufficio
di Kurt Thomas. Bussò con discrezione e, quando sentì la voce del
direttore generale che diceva "Avanti !" entrò.
- Ah,
Wallace, siete voi.
- Signor
Thomas, buongiorno - disse Ben con un sorriso radioso.
-
Accomodatevi, prego.
Ben
ringraziò con un cenno del capo, prese una sedia e si sedette
davanti alla scrivania.
- Allora,
ci sono novità ?
Ben annuì
lentamente.
- Direi
proprio di sì.
- Oh,
finalmente ! Sentiamo. - disse Thomas incuriosito
- Beh,
adesso è prematuro parlarne. Ho ancora un paio di particolari da
mettere a fuoco. Però posso dire di avere finalmente trovato il
bandolo della matassa.
- Davvero
? Che meraviglia ! – Thomas era al settimo cielo - E quando potremo
sapere qualcosa anche noi ?
- Domani,
al massimo. - disse Ben tranquillo.
- Già
domani ? Ma bene ! Ma benissimo ! - replicò Thomas fregandosi le
mani soddisfatto. Fece per prendere il telefono, ma Ben lo prevenne.
- A chi
volete telefonare ?
- A Sam
Perkins. Voglio dargli la buona notizia.
- Non mi
sembra il caso.
- Glielo
avete già detto voi ? - disse Thomas, un po' deluso di non essere
stato il primo a saperlo.
- No, no.
Non ho ancora detto niente a nessuno. - lo tranquillizzò Ben - E che
preferisco che se ne parli il meno possibile, per il momento.
Kurt
Thomas si strinse nelle spalle.
- Come
volete.
-
Piuttosto, ho bisogno del vostro aiuto, per la riunione di domani.
- Quale
riunione ?
- Ho
intenzione di riunire tutte le persone coinvolte e spiegare come si
sono svolti i fatti davanti a tutti.
- E perchè
mai ?
- Ho le
mie ragioni - disse Ben con un sorriso enigmatico.
Kurt
Thomas ricambiò il sorriso e alzò le mani come per scusarsi.
- Per
carità, Wallace, mi fido di lei.
- Grazie.
- Vorrebbe
farla qui alla Golden Trust, la riunione ?
- Se fosse
possibile sì. Penso che sia il posto più adatto. Avrete una sala
riunioni un po' grande, no ?
- Certo,
la sala del consiglio di amministrazione. Si trova qui, su questo
piano, ed è quasi sempre vuota.
-
Perfetto. Dovreste fare in modo che tutte le persone coinvolte siano
presenti.
Da buon
manager abituato ad organizzarsi, Thomas prese carta e penna, per
scrivere l'elenco delle persone.
- Chi
dovrei avvertire ?
- Dovranno
essere presenti la signorina Dehere, George Lynch e il signor Val
Exel. Poi Sam Perkins, la signorina Hawkins e Finley, il fattorino. E
ovviamente, lei.
Thomas
scrisse scrupolosamente tutti i nomi.
- Nessun
altro ?
- Poi ci
vorrebbe la polizia.
-
L’ispettore Ferry ?
Ben
trattenne un sorriso.
- Lui o un
altro. Meglio lui, però, visto che già si occupa del caso.
- Ma è un
incapace... - protestò Thomas.
- Non si
preoccupi, dottor Thomas. A giocarmela con il colpevole penserò io.
Lui mi serve solo per arrestarlo, quando sarà il momento.
- Allora
sarà il caso che si faccia accompagnare da un paio di agenti.
- Sì,
sarebbe preferibile.
Kurt
Thomas posò la penna.
- A che
ora volete fissare la riunione ?
- Voi
avete qualche impegno particolare ?
- Signor
Wallace, questa storia è più importante di qualsiasi altro impegno.
-
Benissimo. Allora facciamo per domattina alle undici.
-
D'accordo. - concluse il direttore della Golden Trust - Domani alle
undici avrete tutte le persone che avete chiesto.
- E voi,
se tutto va bene, avrete il colpevole.
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