Cap. 5 - Mercoledì
Ben
Wallace entrò nella sede della Golden Trust verso le tre e venti
del pomeriggio. Salì direttamente al terzo piano, salutò con un bel
sorriso il cerbero nel corridoio, al secolo Esther Hawkins, che
rispose con uno sguardo a metà tra lo stizzito e il disgustato, e
bussò alla porta dello studio di Kurt Thomas.
- Il
signor Thomas è fuori ufficio, in questo momento - disse la Hawkins
prima ancora che Ben avesse il tempo di accorgersene.
- Ah.
- Se
volete parlargli dovete aspettare che rientri. - disse la donna con
una qual certa soddisfazione nella voce.
Ovvio, si
disse Ben: non può non farle piacere che un estraneo ficcanaso come
me trovi delle complicazioni. Invece, per una volta, la donna aveva
sbagliato previsione.
- Meglio
così. - disse Ben con un sorriso soave - Non devo parlargli. Devo
solo dare un'occhiata all'ufficio.
- Beh,
fate pure. - disse la donna con tono un po' deluso - Ma non combinate
disastri.
- Farò
del mio meglio - disse Ben mentre entrava, sempre continuando a
sorridere.
Tutto
sommato era davvero un vantaggio che il direttore fosse assente.
Certo, avrebbe potuto dare un'occhiata in giro anche in presenza di
Thomas il quale, ovviamente, non avrebbe avuto nulla da obbiettare.
Ma lo avrebbe disturbato nel suo lavoro e questo poteva forse
condizionarlo, più o meno inconsciamente. Così invece poteva
guardarsi con calma la stanza, molto più tranquillamente.
Ben
richiuse cautamente la porta e si guardò intorno. Le idee che gli
erano venute erano sostanzialmente due. La prima era che il ladro
avesse buttato il pacco dei dollari dalla finestra giù nel cortile,
dove un complice avrebbe potuto prenderlo. La stanza era orientata
sulla facciata principale della palazzina e aveva un'ampia finestra
che dava sul giardino. Non era un posto molto tranquillo e riservato,
ma si poteva anche pensare di buttare giù qualcosa senza che nessuno
se ne accorgesse. Un po' rischioso, forse, ma fino a un certo punto.
Ben si avvicinò alla finestra e rimase subito deluso. Era sigillata,
per via dell'aria condizionata, e dava l'impressione di non potersi
aprire in nessun modo. La controllò bene, da un lato e dall'altro,
ma dovette ammettere che proprio non si poteva aprire. E addio
soluzione numero uno.
La
seconda si basava sull'idea di nascondere i dollari direttamente
dentro la stanza, in un posto impensabile, per poi recuperali più
tardi con comodo. Certo, la polizia, che era giunta sul posto subito
dopo, aveva già fatto la sua accurata perquisizione. Ma non si
poteva mai sapere. Potevano esserci posti ai quali nessuno veniva in
mente di pensare. Ben si guardò intorno bighellonando di qua e di
là, cercando di farsi venire qualche idea. Aprì cassetti, armadi,
portelle, mobili, ma senza nessun risultato. Guardò anche sopra
alcuni ripiani, senza trovare niente di particolare.
Finalmente
la sua attenzione fu attratta dal cestino dell'inceneritore. Era
posto proprio di fianco alla poltrona di Thomas e non era molto
grande. Ma neppure piccolo. Sarà stato alto 70, 80 centimetri e
aveva un'apertura di circa 25 centimetri per 20. Ecco, quello poteva
essere un nascondiglio interessante ! Erano sicuri i poliziotti di
aver controllato anche lì ? E ogni quanto veniva svuotato il
contenitore ? Provò ad aprire l'inceneritore e si accorse che c'era
solo un po' di cenere giù in fondo. Probabilmente lo svuotavano
tutte le sere. O forse Thomas era un tipo che lo usava poco.
Visto che
il direttore non tornava, Ben uscì dalla stanza e si diresse
nell'ufficio di Sam Perkins, lì a fianco. Il vice-direttore c'era,
ma non era solo. Stava parlando con un impiegato del piano di sotto.
- Signor
Wallace, che piacere. Un attimo e sono a vostra disposizione.
- Non vi
disturbate. E' una cosa velocissima.
- Ah, ma
io ho quasi finito.
Parlò
ancora per qualche secondo con l'uomo che stava davanti a lui, e poi
lo congedò. Quindi si rivolse a Ben che era rimasto in piedi a
guardarsi intorno.
- Allora,
Wallace, cosa mi volevate chiedere ?
- Una cosa
velocissima. Con che frequenza vengono svuotati i cestini della carta
straccia ?
- Tutte le
sere, direi.
- E gli
inceneritori ?
- Anche.
Ben si
grattò una guancia.
- La sera
di giovedì, quando la polizia venne a fare il primo sopralluogo, voi
eravate presente, vero ?
- Certo.
Kurt non c'era, per cui toccava a me rappresentare la società.
- Immagino
che avranno perquisito l'ufficio di Thomas con molta meticolosità. -
disse Ben.
- Sì,
sono stati piuttosto in gamba.
- Hanno
guardato anche dentro l'inceneritore ?
- Perchè
me lo chiedete ? - fece Perkins un po' stupito.
- Sto
seguendo una certa idea.
Sam
Perkins rimase un po' a pensare, poi annuì vigorosamente.
- Sì.
Hanno guardato anche lì dentro. Ne sono sicuro.
- E hanno
trovato qualcosa di particolare ?
Perkins
si strinse nelle spalle.
- No.
C'era un bel po' di cenere, ma niente di particolare là dentro.
Ben ebbe
un gesto di sconforto. Anche quella pista si era rivelata senza
sbocco. Accidenti al tizio che aveva ideato quel colpo.
- Bene,
anzi male. Vi confesso che non è proprio facile trovare il bandolo
della matassa.
- Lo so,
signor Wallace, altrimenti non ci saremmo rivolti a voi.
Ben gli
tese la mano e lo salutò.
- Adesso
devo rientrare. Mi farò vivo appena avrò qualche novità.
- Speriamo
che sia presto.
* * * * *
Danny
Ferry era seduto alla scrivania del suo ufficio, alla sede centrale
della polizia di Bristow, e stava rimuginando sul caso Golden Trust .
Il sole entrava dalle finestre ancora luminoso e il tempo era
splendido, ma il buon Ferry non vi badava. Anche lui, così come Ben,
aveva cercato di fare il punto della situazione, esaminando tutti gli
elementi nelle sue mani. Aveva riesaminato ed ordinato rilievi,
verbali, interrogatori, fotografie, relazioni dei periti e tutta la
solita documentazione tipica di un'indagine. E anche lui, come Ben,
aveva dovuto alzare bandiera bianca.
La cosa,
però, non lo amareggiava più di tanto. Sapeva già di non essere un
fenomeno, per certe cose; inoltre aveva capito subito che quello dei
200 mila dollari scomparsi non era un caso semplice, e non lo sarebbe
stato anche per gente più in gamba di lui. Lui stesso, nonostante la
modesta acutezza, si rendeva conto che il colpevole aveva giocato
d'astuzia, rendendo la soluzione del problema un vero rompicapo. Uno
di quei casi che, in circostanze normali, il capitano Fleming, capo
della polizia di Bristow, non avrebbe mai pensato di affidargli.
Ma erano
giorni di emergenza, quelli, e quindi Fleming aveva dovuto affidare
il caso Golden Trust proprio a lui. Con l'esito scontato che si
stava puntualmente verificando. D'altra parte Ferry ci era abituato a
collezionare “fiaschi”. Pertanto, si disse il ragazzo con un
sospiro di rassegnazione, uno in più o uno in meno non fa poi molta
differenza.
Danny
Ferry accese il computer e si preparò a buttare giù la relazione
per il Procuratore Distrettuale. Se c'era un settore nel quale
nessuno poteva rimproverare niente al buon Ferry era quello delle
formalità: le sue relazioni erano sempre perfette, almeno dal punto
di vista esteriore. E non c'era caso che le presentasse in ritardo o,
Dio ne scampi, ne dimenticasse qualcuna.
Anche se
i suoi casi si concludevano quasi sempre con un nulla di fatto, i
fascicoli erano sempre formalmente impeccabili, con tutti i documenti
e le foto al loro posto e la relazione conclusiva che non conteneva
mai, nemmeno per caso, neanche il più piccolo errore di battitura.
Ferry aprì il "file" e incominciò a scrivere la sua
relazione. Avrebbe fatto un breve riassunto delle indagini svolte e
avrebbe concluso, immancabilmente, che il reato era stato compiuto da
ignoti e che non c'era nessuna possibilità di individuare il
colpevole. Dopodichè il Procuratore, seppure a malincuore, avrebbe
finito per archiviare anche questa indagine.
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