domenica 10 novembre 2013

Il caso Golden Trust - 5

Cap. 5 - Mercoledì


Ben Wallace entrò nella sede della Golden Trust verso le tre e venti del pomeriggio. Salì direttamente al terzo piano, salutò con un bel sorriso il cerbero nel corridoio, al secolo Esther Hawkins, che rispose con uno sguardo a metà tra lo stizzito e il disgustato, e bussò alla porta dello studio di Kurt Thomas.
- Il signor Thomas è fuori ufficio, in questo momento - disse la Hawkins prima ancora che Ben avesse il tempo di accorgersene.
- Ah.
- Se volete parlargli dovete aspettare che rientri. - disse la donna con una qual certa soddisfazione nella voce.
Ovvio, si disse Ben: non può non farle piacere che un estraneo ficcanaso come me trovi delle complicazioni. Invece, per una volta, la donna aveva sbagliato previsione.
- Meglio così. - disse Ben con un sorriso soave - Non devo parlargli. Devo solo dare un'occhiata all'ufficio.
- Beh, fate pure. - disse la donna con tono un po' deluso - Ma non combinate disastri.
- Farò del mio meglio - disse Ben mentre entrava, sempre continuando a sorridere.
Tutto sommato era davvero un vantaggio che il direttore fosse assente. Certo, avrebbe potuto dare un'occhiata in giro anche in presenza di Thomas il quale, ovviamente, non avrebbe avuto nulla da obbiettare. Ma lo avrebbe disturbato nel suo lavoro e questo poteva forse condizionarlo, più o meno inconsciamente. Così invece poteva guardarsi con calma la stanza, molto più tranquillamente.
Ben richiuse cautamente la porta e si guardò intorno. Le idee che gli erano venute erano sostanzialmente due. La prima era che il ladro avesse buttato il pacco dei dollari dalla finestra giù nel cortile, dove un complice avrebbe potuto prenderlo. La stanza era orientata sulla facciata principale della palazzina e aveva un'ampia finestra che dava sul giardino. Non era un posto molto tranquillo e riservato, ma si poteva anche pensare di buttare giù qualcosa senza che nessuno se ne accorgesse. Un po' rischioso, forse, ma fino a un certo punto. Ben si avvicinò alla finestra e rimase subito deluso. Era sigillata, per via dell'aria condizionata, e dava l'impressione di non potersi aprire in nessun modo. La controllò bene, da un lato e dall'altro, ma dovette ammettere che proprio non si poteva aprire. E addio soluzione numero uno.
La seconda si basava sull'idea di nascondere i dollari direttamente dentro la stanza, in un posto impensabile, per poi recuperali più tardi con comodo. Certo, la polizia, che era giunta sul posto subito dopo, aveva già fatto la sua accurata perquisizione. Ma non si poteva mai sapere. Potevano esserci posti ai quali nessuno veniva in mente di pensare. Ben si guardò intorno bighellonando di qua e di là, cercando di farsi venire qualche idea. Aprì cassetti, armadi, portelle, mobili, ma senza nessun risultato. Guardò anche sopra alcuni ripiani, senza trovare niente di particolare.
Finalmente la sua attenzione fu attratta dal cestino dell'inceneritore. Era posto proprio di fianco alla poltrona di Thomas e non era molto grande. Ma neppure piccolo. Sarà stato alto 70, 80 centimetri e aveva un'apertura di circa 25 centimetri per 20. Ecco, quello poteva essere un nascondiglio interessante ! Erano sicuri i poliziotti di aver controllato anche lì ? E ogni quanto veniva svuotato il contenitore ? Provò ad aprire l'inceneritore e si accorse che c'era solo un po' di cenere giù in fondo. Probabilmente lo svuotavano tutte le sere. O forse Thomas era un tipo che lo usava poco.
Visto che il direttore non tornava, Ben uscì dalla stanza e si diresse nell'ufficio di Sam Perkins, lì a fianco. Il vice-direttore c'era, ma non era solo. Stava parlando con un impiegato del piano di sotto.
- Signor Wallace, che piacere. Un attimo e sono a vostra disposizione.
- Non vi disturbate. E' una cosa velocissima.
- Ah, ma io ho quasi finito.
Parlò ancora per qualche secondo con l'uomo che stava davanti a lui, e poi lo congedò. Quindi si rivolse a Ben che era rimasto in piedi a guardarsi intorno.
- Allora, Wallace, cosa mi volevate chiedere ?
- Una cosa velocissima. Con che frequenza vengono svuotati i cestini della carta straccia ?
- Tutte le sere, direi.
- E gli inceneritori ?
- Anche.
Ben si grattò una guancia.
- La sera di giovedì, quando la polizia venne a fare il primo sopralluogo, voi eravate presente, vero ?
- Certo. Kurt non c'era, per cui toccava a me rappresentare la società.
- Immagino che avranno perquisito l'ufficio di Thomas con molta meticolosità. - disse Ben.
- Sì, sono stati piuttosto in gamba.
- Hanno guardato anche dentro l'inceneritore ?
- Perchè me lo chiedete ? - fece Perkins un po' stupito.
- Sto seguendo una certa idea.
Sam Perkins rimase un po' a pensare, poi annuì vigorosamente.
- Sì. Hanno guardato anche lì dentro. Ne sono sicuro.
- E hanno trovato qualcosa di particolare ?
Perkins si strinse nelle spalle.
- No. C'era un bel po' di cenere, ma niente di particolare là dentro.
Ben ebbe un gesto di sconforto. Anche quella pista si era rivelata senza sbocco. Accidenti al tizio che aveva ideato quel colpo.
- Bene, anzi male. Vi confesso che non è proprio facile trovare il bandolo della matassa.
- Lo so, signor Wallace, altrimenti non ci saremmo rivolti a voi.
Ben gli tese la mano e lo salutò.
- Adesso devo rientrare. Mi farò vivo appena avrò qualche novità.
- Speriamo che sia presto.

* * * * *

Danny Ferry era seduto alla scrivania del suo ufficio, alla sede centrale della polizia di Bristow, e stava rimuginando sul caso Golden Trust . Il sole entrava dalle finestre ancora luminoso e il tempo era splendido, ma il buon Ferry non vi badava. Anche lui, così come Ben, aveva cercato di fare il punto della situazione, esaminando tutti gli elementi nelle sue mani. Aveva riesaminato ed ordinato rilievi, verbali, interrogatori, fotografie, relazioni dei periti e tutta la solita documentazione tipica di un'indagine. E anche lui, come Ben, aveva dovuto alzare bandiera bianca.
La cosa, però, non lo amareggiava più di tanto. Sapeva già di non essere un fenomeno, per certe cose; inoltre aveva capito subito che quello dei 200 mila dollari scomparsi non era un caso semplice, e non lo sarebbe stato anche per gente più in gamba di lui. Lui stesso, nonostante la modesta acutezza, si rendeva conto che il colpevole aveva giocato d'astuzia, rendendo la soluzione del problema un vero rompicapo. Uno di quei casi che, in circostanze normali, il capitano Fleming, capo della polizia di Bristow, non avrebbe mai pensato di affidargli.
Ma erano giorni di emergenza, quelli, e quindi Fleming aveva dovuto affidare il caso Golden Trust proprio a lui. Con l'esito scontato che si stava puntualmente verificando. D'altra parte Ferry ci era abituato a collezionare “fiaschi”. Pertanto, si disse il ragazzo con un sospiro di rassegnazione, uno in più o uno in meno non fa poi molta differenza.
Danny Ferry accese il computer e si preparò a buttare giù la relazione per il Procuratore Distrettuale. Se c'era un settore nel quale nessuno poteva rimproverare niente al buon Ferry era quello delle formalità: le sue relazioni erano sempre perfette, almeno dal punto di vista esteriore. E non c'era caso che le presentasse in ritardo o, Dio ne scampi, ne dimenticasse qualcuna.
Anche se i suoi casi si concludevano quasi sempre con un nulla di fatto, i fascicoli erano sempre formalmente impeccabili, con tutti i documenti e le foto al loro posto e la relazione conclusiva che non conteneva mai, nemmeno per caso, neanche il più piccolo errore di battitura. Ferry aprì il "file" e incominciò a scrivere la sua relazione. Avrebbe fatto un breve riassunto delle indagini svolte e avrebbe concluso, immancabilmente, che il reato era stato compiuto da ignoti e che non c'era nessuna possibilità di individuare il colpevole. Dopodichè il Procuratore, seppure a malincuore, avrebbe finito per archiviare anche questa indagine.

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