Cap. 4 - Martedì
Il
mattino dopo, Ben Wallace ritornò alla Golden Trust alle dieci
passate. Era decisamente più tardi di quanto avesse voluto, ma aveva
perso tempo per fare una commissione personale. Ben si installò
nello stesso salottino del giorno prima e fece di nuovo chiamare il
signor Van Exel. Il funzionario, questa volta, era regolarmente al
suo posto e arrivò nella stanza di Ben dopo pochi minuti.
Nick Van
Exel dimostrava tra i quarantacinque e i cinquant'anni ed era
indubbiamente un uomo obeso. Non tanto alto, aveva il ventre
prominente e il faccione rotondo e roseo. Aveva capelli ricci molto
radi e portava gli occhiali con la montatura spessa. Vestiva in modo
piuttosto elegante, ma i risultati erano assai inferiori alle
intenzioni, proprio a causa di quel fisico non esattamente da
indossatore. Comunque dava l'impressione di un uomo intelligente, con
gli occhi vivaci, anche se un po' sfuggenti.
- Voi
siete un funzionario, vero, signor Van Exel ?
- Esatto.
- Di cosa
vi occupate, esattamente ?
- Del
settore finanziario. Disponibilità di fondi, rapporti con le banche,
e cose simili.
-
Possedete una chiave della cassaforte del dottor Thomas ?
- Sì. -
disse con tono neutro. - Per quel che me ne faccio...
- In che
senso, scusate ? - chiese Ben incuriosito.
- Di fatto
non la apro mai. Ho la chiave solo come funzionario, come dire, di
scorta, ecco.
- Quindi
spesso non sapete neppure cosa contiene.
-
Spessissimo. Sono Thomas e Perkins che maneggiano il denaro e gli
altri documenti della cassaforte. Io mi limito a tenerne conto quando
faccio quadrare i conti della disponibilità finanziaria.
- E i dati
ve li forniscono direttamente Thomas o Perkins.
- Esatto.
- Però
dei 200 mila dollari prelevati mercoledì scorso lo sapevate.
- Beh, sì,
data la somma...
- Capisco.
Dove tenete la vostra chiave ? Sempre con voi ?
- No.
Visto che non la uso mai è nascosta in un cassettino segreto della
mia scrivania. Debitamente sotto chiave.
- L'avete
usata di recente ?
- No, sono
mesi che non la uso.
- Vi
risulta che sia ancora al suo posto ?
- Abbiamo
controllato con la polizia, subito dopo il furto. Era ancora lì.
Nessuno l'aveva toccata.
Ben restò
un attimo in silenzio a rimuginare, poi parlò di nuovo.
- Voi
siete stato l'ultimo, a entrare nell'ufficio di Thomas, prima che si
scoprisse il furto, vero ?
- Sì,
verso le cinque.
- Dovevate
portare dei documenti ?
- Esatto.
Una relazione che il signor Thomas mi aveva passato perchè la
vedessi, in modo da discuterne poi il giorno successivo.
- Posso
sapere a cosa si riferiva, o è un segreto aziendale ?
Nick Van
Exel si strinse nelle spalle, ma il suo fisico massiccio non gli
consentiva l'espressività che il gesto avrebbe voluto avere.
- Era
un'analisi sugli investimenti in titoli più convenienti in questo
periodo. Avevamo in previsione dei buoni incassi, nelle prossime
settimane, e voleva discutere con me come utilizzarli al meglio.
Volete altri dettagli ?
Ben fece
un gesto come per dire che non interessava.
- Quindi è
stata cosa di un attimo.
- Sì. -
precisò Van Exel senza esitazioni.
- Non
avete preso nulla, da portare fuori ?
- No. Ho
posato la relazione sulla scrivania del signor Thomas e sono venuto
via. Tutto qui.
Ben annuì
pensieroso.
- Avete
notato nulla di particolare nella stanza ?
Van Exel
si esibì in un nuovo tentativo di stringersi nelle spalle, ma questa
volta il gesto risultò addirittura meno riuscito del precedente.
- No.
Nulla di particolare, per quanto...
- Sì... ?
- chiese Ben speranzoso.
- In
realtà stavo pensando a una problema piuttosto delicato che mi
tormentava e non avevo la mente nelle condizioni adatte per notare
altre cose.
- Già,
già, mi rendo conto - concluse Ben un po' deluso.
Tutti
confermavano tutto e non si riusciva a trovare il benchè minimo
appiglio. Non c'erano contraddizioni, non c'erano punti strani, non
c'erano zone d'ombra. A parte il fatto che quelle mazzette erano
sparite tra le due e un quarto e le sei e venti di quel pomeriggio. E
chissà adesso dove erano finite. Ben provò a cambiare argomento.
- Mi hanno
detto che avete l'hobby del bridge, signor Van Exel.
Il
grassone si illuminò in volto.
- Oh sì.
Direi che più che un hobby è una vera e propria passione. Ci gioco
quasi tutte le sere.
- Siete
socio di qualche circolo ?
- Sono nel
B.B.C.
Ben
sgranò gli occhi per un attimo.
- Lavorate
per la televisione inglese ?
- Come
prego ? - rispose Van Exel interdetto.
- La BBC,
ha detto..
Van Exel
tornò a sorridere, scrollando leggermente il capo.
- Beh, è
ovvio. Voi non siete del nostro ambiente e non potete saperlo.
Scusatemi.
- Allora
cosa sarebbe quella sigla ?
- Molto
semplicemente il Bristow Bridge Club.
Ben fece
un sorrisetto impacciato, perchè, nonostante tutto, non è che ci
avesse fatto una figura brillante, con quell'equivoco.
- Fate
gare, anche ?
- Certo.
- Tra di
voi o contro altri club ?
- Sia
l'uno che l'altro.
- Capita
di giocare di soldi, vero ?
- Quasi
mai, veramente. Non lo permettiamo perchè sappiamo che è una strada
pericolosa.
- "Non
lo permettiamo" ?
- Beh, sa
sono il vicepresidente del club e spetta anche a me stabilire le
regole per i soci.
E
buonasera, pensò Ben. Questa era la classica persona per bene, che
si faceva scrupolo di evitare che gli altri soci del club giocassero
di soldi. Il che rendeva ancora più improbabile che ci giocasse lui
e che ne avesse persi parecchi.
A meno
che... A meno che non fosse così rigido con gli altri proprio perchè
lui, invece... E allora il furto poteva essere giustificato dalla
necessità di recuperare al più presto del denaro per mettere a
tacere eventuali scandali. O no ?
Ben
guardò la giacca di Van Exel. Era indubbiamente ampia, ma il suo
corpo voluminoso la riempiva tutta. Restava difficile immaginarlo
imbottito di mazzette di dollari senza che nessuno se ne accorgesse.
E men che meno che non se ne accorgesse quella sottospecie di aquila
rinsecchita di Esther Hawkins. Figuriamoci.
- Bene,
signor Van Exel. Vi ringrazio per la cortesia.
- Prego.
Voi non giocate a bridge ?
Ben
sgranò gli occhi sorpreso. Non sapeva nemmeno come si facesse.
- No, no.
- si schermì - Proprio non me ne intendo.
- Peccato.
E' un gioco di grande fascino.
- Ah, non
ne dubito, non ne dubito.
- Potreste
venire da noi, al club. Vi insegnerei volentieri.
Ben
sorrise.
- Vi
ringrazio, ma ho troppi impegni. Non me lo posso proprio permettere.
- Come
volete.
Van Exel
si alzò, strinse la mano a Ben, e se ne uscì dalla stanza con passo
pesante.
* * * * *
L'ultimo
interrogatorio, Ben Wallace lo riservò a Michael Finley, il
fattorino. Era un ragazzo nero di poco meno di trent'anni e, pur non
potendosi sicuramente considerare un bel ragazzo, era comunque un
tipo che si faceva notare. Era alto e muscoloso, un po’ meno alto
di Ben, ma sicuramente più robusto, e portava il cranio
completamente rasato, forse per moda o forse per nascondere una
calvizie precoce.
Il naso,
carnoso e prominente, non era bello, ma gli occhi, nerissimi, avevano
uno sguardo molto intenso e profondo, che a suo modo affascinava. E
poi mostrava un'aria decisa, ma non arrogante, che gli consentivano
un discreto successo con le ragazze che frequentava. Insomma il
classico tipo sicuro di sè, che dava l'impressione di sapere quello
che voleva nella vita, ma senza risultare antipatico.
- Dura la
vita del fattorino, eh, - esordì Ben con un tono volutamente
leggero.
- Dura sì.
- confermò il ragazzo con un bel sorriso aperto dai denti
bianchissimi - Sempre su e giù con pacchi, buste. E porta questo, e
porta quell'altro...
- Comunque
voi siete giovane e il vigore non vi manca.
- Ah, per
questo. Sono già contento di averlo trovato, questo lavoro. Non si
guadagna male, tutto sommato.
-
Scommetto che avete fatto dello sport, da ragazzo.
- Perchè
?
- Mi
sembrate un tipo atletico. Un bel fisico da football, no ?
Michael
Finley sorrise. .
- In
effetti ho giocato un po' a football, ai tempi del liceo, e non me la
cavavo neppure male. Poi però non ho potuto andare al college e così
ho lasciato perdere.
- In che
ruolo giocavate ?
-
Ricevitore.
- Peccato
non aver continuato. Potevate finire nella NFL...
Il
ragazzo scoppiò a ridere.
- Magari
! Prenderei un mucchio di botte, ma guadagnerei anche un mucchio di
soldi. Invece niente. Anche voi, però, come fisico, non scherzate.
Ben
Wallace non potè evitare di sorridere a sua volta.
- In
effetti giocavo a basket, al college. Poi ho dovuto lasciare perdere.
Non aveva abbastanza talento. Ma gioco ancora per passione, anche se
ho superato i quaranta.
- Ben
detto. – concluse filosoficamente Finley - Finchè ci si diverte,
perché smettere ?
Rotto il
ghiaccio, Ben spostò il discorso su quello che lo interessava.
Tramite Finley, infatti, poteva forse recuperare qualche altra
informazione sui movimenti di giovedì intorno a quella benedetta
cassaforte.
- Voi
sapevate, signor Finley, che nella cassaforte c'era una forte somma
di denaro ?
- Beh, in
teoria no - disse con un tono malizioso.
- E in
pratica ?
Michael
Finley allargò le braccia.
- Lo
sapevano tutti alla Golden Trust . Non era molto frequente un
prelievo simile, e poi la storia di quell'allibratore, Gary Payton,
ormai aveva fatto il giro di tutti gli uffici.
Ah,
interessante, si disse Ben. Se non c'era davvero tutta quella
segretezza che dicevano, il giro dei sospetti poteva risultare ben
più ampio di quanto sembrava a prima vista. O no ? Accidenti a quel
rompicapo.
- E voi vi
siete avvicinato, a quella cassaforte, dal mercoledì sera, quando i
200 mila dollari sono entrati a quando è stato scoperto il furto ?
Il
ragazzo ci pensò un poco su.
- Beh,
mercoledì sera no di certo. Giovedì mattina, invece, sono dovuto
entrare nell'ufficio del signor Thomas a prendere un pacco.
- L'avete
trovato.
- Sicuro.
- E cosa
c'era nel pacco ?
- Ah, non
lo so. Mi dicono di prendere un pacco e io lo prendo.
- Giusto.
E chi ve lo aveva detto ?
- Mah...
non ricordo. Una delle segretarie, mi sembra, ma non sono sicuro.
- E il
pacco dove è finito ?
- Giù in
archivio, mi pare.
- Ma
questo è successo al mattino, non al pomeriggio.
- Al
mattino certo. Saranno state le 10.
- Avete
notato qualcosa di strano nella stanza ?
Michael
Finley sorrise mostrando nuovamente i denti bianchissimi e regolari.
-
Figuratevi se mi metto a guardare nelle stanze, mentre porto i plichi
avanti e indietro. Ho preso il pacco e me ne sono andato subito
fuori. Con tutto quello che ho da fare...
Ben annuì
comprensivo e lasciò perdere. Era inutile accanirsi su quel pacco,
che non c'entrava niente, per cui Ben cambiò rapidamente bersaglio.
- E... nel
pomeriggio di giovedì ?
- Non ci
sono entrato. Mai.
- Però vi
siete avvicinato.
- Beh sì,
la signorina Dehere doveva recuperare dei documenti da mettere in una
busta e io dovevo recapitarli al più presto con la macchina.
- Che ora
era ?
- Presto.
Le due, due e un quarto.
- E voi
non siete entrato ?
- No. E'
entrato solo il signor Perkins.
- E la
signorina Dehere ?
- E'
rimasta fuori con me.
- Voi
sapevate cosa c'era nella busta ?
- Degli
assegni mi sembra, ma non ne sono sicuro.
- La
signorina Dehere non vi ha detto niente di preciso ?
- No. Non
era una cosa che mi potesse interessare, quella. In fondo sono solo
il fattorino, io.
- Sì, ma
a volte... - insistette Ben.
Finley
allargò le braccia sorridendo, in un gesto di simpatica impotenza.
- A me
hanno dato la busta sigillata e io mi sono limitato a consegnarla a
destinazione. Tutto qui.
- OK. E
più tardi ? Non siete più andato nella stanza del dottor Thomas ?
- No, ve
l'ho detto.
La sua
testimonianza quadrava alla perfezione con quella di Esther Hawkins,
per cui era inutile far perdere altro tempo a quel ragazzo.
- Bene, vi
ringrazio per la vostra cortesia.
Il
ragazzo salutò con un gesto rapido e se ne uscì dalla stanza con
passo atletico.
* * * * *
Non
appena Michael Finley fu uscito, Ben chiuse il blocco degli appunti e
si alzò, e si mise a camminare un po’ per la stanza, guardando
l’orologio. Ormai era mezzogiorno passato, ed era inutile stare
ancora lì. In due mezze giornate aveva interrogato i testimoni più
importanti e quello che doveva sapere, grosso modo, l'aveva saputo.
Non se la sentiva proprio di continuare ancora a raccogliere
informazioni. Molto meglio cambiare obbiettivo e incominciare a
rielaborarle. Erano anni che faceva quel lavoro e sapeva capire
perfettamente quando era il momento di staccare. Non era neanche un
problema di forza di volontà: era un problema di attenzione.
Superato un certo limite, la mente si rifiutava di mantenere lo
stesso livello di concentrazione e quando succedeva era perfettamente
inutile continuare. Avrebbe solo finito per continuare a stancarsi,
senza combinare niente di utile.
D'altra
parte, Ben aveva preso tutti gli appunti che gli servivano e la base
su cui lavorare c'era. Adesso non c'era altro ad fare che tornarsene
a casa, pranzare e pensare ad altro per un po’. Poi a metà
pomeriggio si sarebbe messo alla scrivania, insieme a tutto il
materiale che aveva raccolto, comprese le foto dei vari protagonisti
che si era fatto dare dall'ufficio del personale della Golden Trust,
e avrebbe cercato di trovare il bandolo della matassa. Perchè, per
quanto una matassa sembrasse ingarbugliata, e quella lo era davvero
tanto, alla fin fine un bandolo doveva averlo !
Ben si
mise in tasca il bloc-notes e uscì dal salottino. Mentre si
incamminava verso l'ingresso principale, incrociò un ragazzo che
spingeva davanti a sè un piccolo carrello colmo di pinze,
cacciaviti, chiavi inglesi e pacchetti vari. Indossava jeans stinti
con una maglietta rossa e fischiettava allegramente un motivetto
rock. Biondo, i lineamenti regolari e le spalle ampie, non doveva
avere molto più di vent'anni e si poteva considerare sicuramente un
bel ragazzo. Che fosse Brent Barry, l’addetto alla manutenzione
nonché l’amico di Terry Dehere ? Se era così quei due facevano
proprio una bella coppia. Curioso per natura, Ben non potè resistere
alla tentazione e decise di rivolgergli la parola.
-
Scusate...
Il
ragazzo fermò di botto e si voltò verso di lui, fermando il
carrello con un movimento rapido delle braccia.
- Dite a
me ?
- Sì.
Il
ragazzo lo squadrò da capo a piedi.
- Ma voi
non siete il signor Wallace, l'investigatore privato ?
- Proprio
io. E Voi siete Brent Barry, vero ?
Il
ragazzo annuì. Era proprio un bel tipo, con i capelli biondi e gli
occhi verdi, che gli davano uno sguardo accattivante. E poi mostrava
un'aria decisa, un po' da bullo strafottente, che molte ragazze
trovavano irresistibile.
- Guardate
che io non ne so niente, di quella storia. - disse con un sorriso che
voleva essere cortese, ma sapeva un po' di presa in giro.
- Lo so,
lo so. - disse Ben comprensivo – Voi state sempre in giro a
lavorare e non vi occupate di certe cose...
- Per
l’appunto.
- E' che
la signorina Dehere mi ha parlato molto bene di voi. - fece Ben
strizzando l'occhio.
- La
signorina Dehere ?
- Terry
Dehere non è forse la vostra fidanzata ?
Il
ragazzo non arrossì neppure, e rispose scrollando leggermente il
capo.
-
Fidanzata è una parola grossa. Non so cosa possa avervi detto lei.
- Qualcosa
di simile.
- Sapete
com'è. Le ragazze mi piacciono e io piaccio a loro. Mi piace andare
in discoteca, a ballare. Sono un buon ballerino, sa ?
- Lo
immagino.
- Però -
aggiunse Barry con un sorriso furbo - non ho nessuna intenzione di
legarmi a qualche ragazza in particolare. No davvero. Per il momento
esco con chi mi capita. Più avanti vedrò.
E bravo
il nostro "Casanova", che si diverte a sfarfalleggiare da
una ragazza all'altra. Beato lui. D'altra parte, quando si hanno
vent'anni e un bell'aspetto...
- Beh, io
avrei da fare...
- Andate
pure. E buona giornata.
- Buona
giornata a voi. - concluse il ragazzo.
Tornò al
suo carrello pieno di arnesi e si rimise a spingerlo con baldanza
giovanile verso il fondo del corridoio. Ben restò un attimo a
guardarlo, scrollando il capo, poi continuò verso l'atrio e quando
fu vicino alla ragazza della reception, non potè trattenersi da un
piccolo esperimento.
- Scusate,
signorina...
- Sì ?
- Chi era
quel bel ragazzo che spingeva il carrellino ?
La
ragazza, una brunetta con gli occhi piccoli e il naso un po' troppo
lungo, si voltò istintivamente verso il corridoio da cui proveniva
Ben. Poi si rivolse di nuovo verso di lui, esibendo un sorriso
radioso sul viso.
- Era
Brent Barry, l'addetto alla manutenzione.
- Un bel
tipo, eh ?
- A chi lo
dite... - rispose lei sognante.
Accidenti,
pensò Ben, piace proprio a tutte, quell’individuo.
- Volete
parlargli ? - continuò la ragazza.
- No, no.
Era solo per curiosità.
Ben
lasciò il bancone e, sorridendo tra sè, si diresse senza fretta
verso il portone di uscita.
* * * * *
Martedì
pomeriggio il tempo continuava ad essere splendido. Il sole era alto
nel cielo sereno e scaldava la città come in estate avanzata. Finito
il pranzo e preso il caffè, Ben si concesse una mezz’oretta di
relax e quindi si trasferì nello studio, deciso più che mai a
venire a capo di quella strana faccenda della Golden Trust. Come
faceva sempre in questi casi, Ben liberò completamente la sua
scrivania, tirò fuori dal fascicolo tutta la documentazione che
aveva raccolto fino a quel momento, comprese le foto dei
protagonisti, e li distribuì sulla superficie del mobile.
L'idea
era quella di partire da zero, riesaminando ogni singola informazione
da capo, nella speranza di far finalmente combaciare quello che
ancora non quadrava, o farsi venire comunque qualche nuova idea sulla
quale lavorare. E così, mentre il sole entrava allegramente dai
vetri della finestra, Ben partì all’assalto di quella matassa
ingarbugliata. Andò avanti per circa un'ora e mezza, lavorando a
pieno regime e prendendo continuamente appunti, finchè decise che
era il momento di una pausa. Si concesse un bel bicchiere abbondante
di succo di frutta, poi ritornò alla scrivania, si appoggiò allo
schienale della poltroncina e si rivolse al computer:
- Pico,
ho riepilogato i fatti del caso Golden Trust. Prendi nota di quello
che ti dirò.
- SONO
PRONTO
-
Anzitutto mettiamo in fila tutti gli avvenimenti secondo il loro
ordine cronologico. Tutto incomincia il mercoledì. Alle ore 16 Kurt
Thomas va alla First National di Bristow, ritira i 200.000 dollari e
li porta personalmente alla Golden Trust . Si tratta di 20 mazzette
da 10.000 dollari ciascuna. Alle 16,30 le mazzette vengono messe
nella cassaforte del suo studio in attesa di essere utilizzate il
giorno dopo, nel tardo pomeriggio, per Gary Payton. Mercoledì notte
e giovedì mattina non succede niente. Giovedì pomeriggio invece,
qualcosa, purtroppo, succede.
Ben si
fermò un attimo a controllare gli appunti, poi proseguì.
- Il
periodo decisivo è limitato a poco più di quattro ore, cioè tra le
14,15, ora in cui Sam Perkins vede le mazzette di dollari per
l'ultima volta, e le 18,20, ora in cui lo stesso Perkins si accorge
della loro sparizione. Qui le cose si fanno più precise. Ci sono
diverse testimonianze, anche incrociate, che ci danno un quadro
abbastanza chiaro di quello che succede. Ovviamente, sappiamo tutti
i movimenti delle persone che sono entrate e uscite dalla stanza, ma
non sappiamo davvero quello che è successo "dentro" la
stanza.
Ben fece
un’altra piccola pausa, poi continuò a dettare.
- Adesso
proviamo ad analizzare in dettaglio queste quattro ore. Alle 14,15
Perkins apre la cassaforte per prendere gli assegni da restituire a
un cliente e vede ancora le mazzette. Lui è solo nell'ufficio di
Thomas, ma fuori ci sono la Dehere e Finley che aspettano. Però non
entrano, per cui non possono aver combinato nulla. Questa di Sam
Perkins è una testimonianza che dobbiamo ritenere assolutamente
affidabile, perchè Kurt Thomas giura e spergiura che il suo amico
Perkins non può in alcun modo essere coinvolto in questa storia.
Ovviamente
anche la Hawkins viene considerata affidabile, ma in questo caso è
meglio cercare delle controprove.
Ben tornò
a consultare gli appunti.
- Alle
15,00 entra il primo estraneo, la signorina Terry Dehere, segretaria
del direttore signor Thomas, assente. Una presenza perfettamente
legittima, la sua. La signorina Terry, molto attraente, è vestita
con il solito vestito attillatissimo, adatto ad attirare gli sguardi
maschili. Questo però non le consente di nascondere qualcosa su di
sè. La ragazza entra senza niente in mano, sta dentro più o meno 5
minuti ed esce con dei fogli spillati insieme. Cosa avrà fatto in
quei cinque minuti ? Cinque minuti non sono poi tanto pochi e ci
sarebbe il tempo per combinare qualcosa. Lei dice di aver sistemato
alcune cose sulla scrivania e nell'armadio del suo capo e la cosa è
perfettamente credibile. Oltretutto anche la Hawkins, sempre
notevolmente acida con lei, la difende sotto questo profilo.
Ben girò
una pagina e passò ad altri appunti
- Passa
un'ora e mezza tranquilla, poi, alle 16,45 entra l'uomo con
l'orecchino, al secolo George Lynch. Il nostro esperto di computer
però non sembra molto sospetto. Entra senza niente in mano, sta
dentro solo due minuti e poi se ne esce con una piccola cartellina in
mano. Non ha giacca, nè altri contenitori. La cartellina è
effettivamente molto piccola, troppo per nasconderci qualcosa di
sospetto. Per quanto, due minuti per prendere una cartellina sembrano
un po’ troppi. Ma non c’è altro da rilevare.
Ben si
versò ancora un po’ di succo di frutta e lo bevve avidamente.
- Passa un
quarto d'ora ed entra in scena l'ultimo protagonista. Alle 17,00
entra il signor Nick Van Exel, funzionario addetto al servizio
finanziario e, cosa da non sottovalutare, titolare di una chiave
della cassaforte. Un privilegio piuttosto limitato, in quanto
ristretto ai soli Thomas, Perkins e, appunto, Van Exel. Certo il
fatto non è decisivo. Col tempo e con la pazienza, molti altri
dipendenti potevano riuscire ad ottenere un duplicato e scoprire la
combinazione, che, come gli aveva detto Thomas, non veniva cambiata
molto spesso. Il signor Van Exel si trova comunque in una situazione
ideale: ha la chiave e conosce la combinazione. Non ha bisogno di
nessun trucco e nessun sotterfugio. Può lavorarci su in modo
semplice e lineare. Resta peraltro da risolvere il problema del
“pacco”. Il signor Van Exel entra con dei fogli ed esce senza
niente. Ha la giacca, ma ciccione com’è gli risulta davvero
difficile trovare dello spazio in più. Certo, può fingere
un'obesità ancora maggiore, nascondere le mazzette di dollari sul
suo corpo e sperare che la giacca copra tutto. Ma rimane dentro solo
un minuto e in un minuto si può fare ben poco per camuffarsi.
Oltretutto con la sua mole non poteva certo muoversi con agilità….
Ben fece
una smorfia.
- Infine,
arriviamo alle 18,20 quando Sam Perkins apre di nuovo la cassaforte e
si accorge che i dollari sono spariti. Il cerchio si chiude e quello
che sembrava impossibile si verifica. Le mazzette sono sparite e
nessuno può immaginare come. Accidenti, che guazzabuglio.
Ben si
alzò e prese a passeggiare nervosamente nella stanza. Si versò un
altro bicchiere di succo d’arancia, lo sorseggiò nervosamente e
poi si rivolse di nuovo al computer.
- Pico,
adesso proviamo a riesaminare le cose dal punto di vista delle varie
persone.
- SONO
PRONTO
- Primo:
Kurt Thomas, il direttore. Ha le chiavi della cassaforte ma quel
giovedì non era presente in ufficio. Inoltre mi sembra assurdo
sospettare di lui. In fondo, se fosse stato in qualche modo
colpevole, avrebbe dovuto essere ben felice di lasciare l'indagine a
quel buono a nulla di Danny Ferry, senza chiamare me. Potrebbe averlo
fatto per le insistenze di Sam Perkins ma sembra tutto molto
improbabile.
-
Secondo: Sam Perkins, il vice-direttore. Anche lui ha le chiavi, ed
era anche presente. Però Thomas lo esclude a priori, senza
discussioni. Se escludiamo l'uno dobbiamo escludere anche l'altro.
Potrebbero essere in combutta tra loro ? No, perché anche in questo
caso vale il discorso di prima. Non avrebbero avuto nessun interesse
a stuzzicare me.
- Terzo:
Esther Hawkins. Non ha le chiavi però è in posizione strategica.
Potrebbe aver combinato qualcosa lei, in un momento di tranquillità,
o coperto qualcun altro. Ma a livello psicologico mi pare
impossibile. Quella è una vecchia zitella inacidita, antipatica fin
che si vuole, ma incapace di mentire. Forse potrebbe mentire per
nuocere a qualcuno, ma in questo caso, se lo avesse fatto, sarebbe
stato solo per proteggere qualcuno. E non sembra assolutamente il
tipo. Inoltre garantiscono Thomas e Perkins, per lei. Se ci fidiamo
di loro due dobbiamo fidarci anche di lei.
- Quarto,
Michael Finley. Sembra un ragazzo allegro e simpatico, ma è anche un
tipo deciso. E' giovane e magari avido di denaro. Ma anche lui non
sembra proprio il tipo. Inoltre non entra mai nella stanza. E non ha
le chiavi.
- Quinta:
Terry Dehere, la civetta. Un tipino davvero molto interessante.
Furba, curiosa, molto più intelligente di quanto voglia far credere.
Entra nella stanza e ci sta ben cinque minuti. Però non ha niente in
mano quando esce ed è sempre vestita in modo molto attillato, per
cui non può avere niente addosso. Inoltre non ha le chiavi, anche
se, come segretaria di Kurt Thomas, avrebbe avuto mille occasioni, in
questi anni, di farsi un duplicato. Comunque sembra fuori gioco anche
lei.
- Sesto:
George Lynch, l'esperto di computer con l'orecchino. Un tipo
difficile da inquadrare. Eccentrico, un po' matto, poco socievole. Ma
anche lui è vestito in modo da non poter nascondere niente. Inoltre
non ha le chiavi, sta dentro solo 2 minuti, ed esce con in mano solo
una piccola cartellina. Non si riesce a trovare nessuna appiglio, con
Lynch.
- Settimo
ed ultimo: Nick Van Exel, il funzionario addetto al servizio
finanziario. Questo sembra davvero l’elemento più interessante.
Gioca a bridge, forse di soldi o forse no. E’ intelligente, ha le
chiavi della cassaforte, anche se dice di non usarle mai e,
ovviamente, conosce la combinazione. Porta una giacca ampia perchè è
piuttosto grasso. Però sta dentro solo un minuto, entra con dei
fogli ed esce senza niente. E siamo da capo.
Ben
sospirò grattandosi la testa.
- Tutti
possono essere coinvolti, ma nessuno può aver portato i soldi fuori
da quella stanza. A meno che qualcuno avesse semplicemente nascosto
i soldi in qualche modo, per portarli poi via in un secondo momento.
Si potrebbe provare a verificare. La stanza di Thomas, ovviamente, è
stata subito perquisita dalla polizia. Però potrebbe essere lo
stesso una buona idea su cui lavorare.
Ben
guardò l'orologio. Ormai erano le sei passate.
- Pico,
chiudi pure il file.
- FILE
CHIUSO
Ben
continuò a rimuginare su quell’ultima possibilità e dovette
ammettere che valeva la pena di lavorarci su. Gli stavano già
venendo in mente un paio di ipotesi che il ladro avrebbe potuto
seguire, ed era curioso di verificare se potevano essere fondate.
L’indomani sarebbe tornato alla Golden Trust e avrebbe controllato
bene. Chissà che non saltasse fuori qualcosa di nuovo.
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