domenica 3 novembre 2013

Il caso Golden Trust - 4

Cap. 4 - Martedì


Il mattino dopo, Ben Wallace ritornò alla Golden Trust alle dieci passate. Era decisamente più tardi di quanto avesse voluto, ma aveva perso tempo per fare una commissione personale. Ben si installò nello stesso salottino del giorno prima e fece di nuovo chiamare il signor Van Exel. Il funzionario, questa volta, era regolarmente al suo posto e arrivò nella stanza di Ben dopo pochi minuti.
Nick Van Exel dimostrava tra i quarantacinque e i cinquant'anni ed era indubbiamente un uomo obeso. Non tanto alto, aveva il ventre prominente e il faccione rotondo e roseo. Aveva capelli ricci molto radi e portava gli occhiali con la montatura spessa. Vestiva in modo piuttosto elegante, ma i risultati erano assai inferiori alle intenzioni, proprio a causa di quel fisico non esattamente da indossatore. Comunque dava l'impressione di un uomo intelligente, con gli occhi vivaci, anche se un po' sfuggenti.
- Voi siete un funzionario, vero, signor Van Exel ?
- Esatto.
- Di cosa vi occupate, esattamente ?
- Del settore finanziario. Disponibilità di fondi, rapporti con le banche, e cose simili.
- Possedete una chiave della cassaforte del dottor Thomas ?
- Sì. - disse con tono neutro. - Per quel che me ne faccio...
- In che senso, scusate ? - chiese Ben incuriosito.
- Di fatto non la apro mai. Ho la chiave solo come funzionario, come dire, di scorta, ecco.
- Quindi spesso non sapete neppure cosa contiene.
- Spessissimo. Sono Thomas e Perkins che maneggiano il denaro e gli altri documenti della cassaforte. Io mi limito a tenerne conto quando faccio quadrare i conti della disponibilità finanziaria.
- E i dati ve li forniscono direttamente Thomas o Perkins.
- Esatto.
- Però dei 200 mila dollari prelevati mercoledì scorso lo sapevate.
- Beh, sì, data la somma...
- Capisco. Dove tenete la vostra chiave ? Sempre con voi ?
- No. Visto che non la uso mai è nascosta in un cassettino segreto della mia scrivania. Debitamente sotto chiave.
- L'avete usata di recente ?
- No, sono mesi che non la uso.
- Vi risulta che sia ancora al suo posto ?
- Abbiamo controllato con la polizia, subito dopo il furto. Era ancora lì. Nessuno l'aveva toccata.
Ben restò un attimo in silenzio a rimuginare, poi parlò di nuovo.
- Voi siete stato l'ultimo, a entrare nell'ufficio di Thomas, prima che si scoprisse il furto, vero ?
- Sì, verso le cinque.
- Dovevate portare dei documenti ?
- Esatto. Una relazione che il signor Thomas mi aveva passato perchè la vedessi, in modo da discuterne poi il giorno successivo.
- Posso sapere a cosa si riferiva, o è un segreto aziendale ?
Nick Van Exel si strinse nelle spalle, ma il suo fisico massiccio non gli consentiva l'espressività che il gesto avrebbe voluto avere.
- Era un'analisi sugli investimenti in titoli più convenienti in questo periodo. Avevamo in previsione dei buoni incassi, nelle prossime settimane, e voleva discutere con me come utilizzarli al meglio. Volete altri dettagli ?
Ben fece un gesto come per dire che non interessava.
- Quindi è stata cosa di un attimo.
- Sì. - precisò Van Exel senza esitazioni.
- Non avete preso nulla, da portare fuori ?
- No. Ho posato la relazione sulla scrivania del signor Thomas e sono venuto via. Tutto qui.
Ben annuì pensieroso.
- Avete notato nulla di particolare nella stanza ?
Van Exel si esibì in un nuovo tentativo di stringersi nelle spalle, ma questa volta il gesto risultò addirittura meno riuscito del precedente.
- No. Nulla di particolare, per quanto...
- Sì... ? - chiese Ben speranzoso.
- In realtà stavo pensando a una problema piuttosto delicato che mi tormentava e non avevo la mente nelle condizioni adatte per notare altre cose.
- Già, già, mi rendo conto - concluse Ben un po' deluso.
Tutti confermavano tutto e non si riusciva a trovare il benchè minimo appiglio. Non c'erano contraddizioni, non c'erano punti strani, non c'erano zone d'ombra. A parte il fatto che quelle mazzette erano sparite tra le due e un quarto e le sei e venti di quel pomeriggio. E chissà adesso dove erano finite. Ben provò a cambiare argomento.
- Mi hanno detto che avete l'hobby del bridge, signor Van Exel.
Il grassone si illuminò in volto.
- Oh sì. Direi che più che un hobby è una vera e propria passione. Ci gioco quasi tutte le sere.
- Siete socio di qualche circolo ?
- Sono nel B.B.C.
Ben sgranò gli occhi per un attimo.
- Lavorate per la televisione inglese ?
- Come prego ? - rispose Van Exel interdetto.
- La BBC, ha detto..
Van Exel tornò a sorridere, scrollando leggermente il capo.
- Beh, è ovvio. Voi non siete del nostro ambiente e non potete saperlo. Scusatemi.
- Allora cosa sarebbe quella sigla ?
- Molto semplicemente il Bristow Bridge Club.
Ben fece un sorrisetto impacciato, perchè, nonostante tutto, non è che ci avesse fatto una figura brillante, con quell'equivoco.
- Fate gare, anche ?
- Certo.
- Tra di voi o contro altri club ?
- Sia l'uno che l'altro.
- Capita di giocare di soldi, vero ?
- Quasi mai, veramente. Non lo permettiamo perchè sappiamo che è una strada pericolosa.
- "Non lo permettiamo" ?
- Beh, sa sono il vicepresidente del club e spetta anche a me stabilire le regole per i soci.
E buonasera, pensò Ben. Questa era la classica persona per bene, che si faceva scrupolo di evitare che gli altri soci del club giocassero di soldi. Il che rendeva ancora più improbabile che ci giocasse lui e che ne avesse persi parecchi.
A meno che... A meno che non fosse così rigido con gli altri proprio perchè lui, invece... E allora il furto poteva essere giustificato dalla necessità di recuperare al più presto del denaro per mettere a tacere eventuali scandali. O no ?
Ben guardò la giacca di Van Exel. Era indubbiamente ampia, ma il suo corpo voluminoso la riempiva tutta. Restava difficile immaginarlo imbottito di mazzette di dollari senza che nessuno se ne accorgesse. E men che meno che non se ne accorgesse quella sottospecie di aquila rinsecchita di Esther Hawkins. Figuriamoci.
- Bene, signor Van Exel. Vi ringrazio per la cortesia.
- Prego. Voi non giocate a bridge ?
Ben sgranò gli occhi sorpreso. Non sapeva nemmeno come si facesse.
- No, no. - si schermì - Proprio non me ne intendo.
- Peccato. E' un gioco di grande fascino.
- Ah, non ne dubito, non ne dubito.
- Potreste venire da noi, al club. Vi insegnerei volentieri.
Ben sorrise.
- Vi ringrazio, ma ho troppi impegni. Non me lo posso proprio permettere.
- Come volete.
Van Exel si alzò, strinse la mano a Ben, e se ne uscì dalla stanza con passo pesante.

* * * * *

L'ultimo interrogatorio, Ben Wallace lo riservò a Michael Finley, il fattorino. Era un ragazzo nero di poco meno di trent'anni e, pur non potendosi sicuramente considerare un bel ragazzo, era comunque un tipo che si faceva notare. Era alto e muscoloso, un po’ meno alto di Ben, ma sicuramente più robusto, e portava il cranio completamente rasato, forse per moda o forse per nascondere una calvizie precoce.
Il naso, carnoso e prominente, non era bello, ma gli occhi, nerissimi, avevano uno sguardo molto intenso e profondo, che a suo modo affascinava. E poi mostrava un'aria decisa, ma non arrogante, che gli consentivano un discreto successo con le ragazze che frequentava. Insomma il classico tipo sicuro di sè, che dava l'impressione di sapere quello che voleva nella vita, ma senza risultare antipatico.
- Dura la vita del fattorino, eh, - esordì Ben con un tono volutamente leggero.
- Dura sì. - confermò il ragazzo con un bel sorriso aperto dai denti bianchissimi - Sempre su e giù con pacchi, buste. E porta questo, e porta quell'altro...
- Comunque voi siete giovane e il vigore non vi manca.
- Ah, per questo. Sono già contento di averlo trovato, questo lavoro. Non si guadagna male, tutto sommato.
- Scommetto che avete fatto dello sport, da ragazzo.
- Perchè ?
- Mi sembrate un tipo atletico. Un bel fisico da football, no ?
Michael Finley sorrise. .
- In effetti ho giocato un po' a football, ai tempi del liceo, e non me la cavavo neppure male. Poi però non ho potuto andare al college e così ho lasciato perdere.
- In che ruolo giocavate ?
- Ricevitore.
- Peccato non aver continuato. Potevate finire nella NFL...
Il ragazzo scoppiò a ridere.
- Magari ! Prenderei un mucchio di botte, ma guadagnerei anche un mucchio di soldi. Invece niente. Anche voi, però, come fisico, non scherzate.
Ben Wallace non potè evitare di sorridere a sua volta.
- In effetti giocavo a basket, al college. Poi ho dovuto lasciare perdere. Non aveva abbastanza talento. Ma gioco ancora per passione, anche se ho superato i quaranta.
- Ben detto. – concluse filosoficamente Finley - Finchè ci si diverte, perché smettere ?
Rotto il ghiaccio, Ben spostò il discorso su quello che lo interessava. Tramite Finley, infatti, poteva forse recuperare qualche altra informazione sui movimenti di giovedì intorno a quella benedetta cassaforte.
- Voi sapevate, signor Finley, che nella cassaforte c'era una forte somma di denaro ?
- Beh, in teoria no - disse con un tono malizioso.
- E in pratica ?
Michael Finley allargò le braccia.
- Lo sapevano tutti alla Golden Trust . Non era molto frequente un prelievo simile, e poi la storia di quell'allibratore, Gary Payton, ormai aveva fatto il giro di tutti gli uffici.
Ah, interessante, si disse Ben. Se non c'era davvero tutta quella segretezza che dicevano, il giro dei sospetti poteva risultare ben più ampio di quanto sembrava a prima vista. O no ? Accidenti a quel rompicapo.
- E voi vi siete avvicinato, a quella cassaforte, dal mercoledì sera, quando i 200 mila dollari sono entrati a quando è stato scoperto il furto ?
Il ragazzo ci pensò un poco su.
- Beh, mercoledì sera no di certo. Giovedì mattina, invece, sono dovuto entrare nell'ufficio del signor Thomas a prendere un pacco.
- L'avete trovato.
- Sicuro.
- E cosa c'era nel pacco ?
- Ah, non lo so. Mi dicono di prendere un pacco e io lo prendo.
- Giusto. E chi ve lo aveva detto ?
- Mah... non ricordo. Una delle segretarie, mi sembra, ma non sono sicuro.
- E il pacco dove è finito ?
- Giù in archivio, mi pare.
- Ma questo è successo al mattino, non al pomeriggio.
- Al mattino certo. Saranno state le 10.
- Avete notato qualcosa di strano nella stanza ?
Michael Finley sorrise mostrando nuovamente i denti bianchissimi e regolari.
- Figuratevi se mi metto a guardare nelle stanze, mentre porto i plichi avanti e indietro. Ho preso il pacco e me ne sono andato subito fuori. Con tutto quello che ho da fare...
Ben annuì comprensivo e lasciò perdere. Era inutile accanirsi su quel pacco, che non c'entrava niente, per cui Ben cambiò rapidamente bersaglio.
- E... nel pomeriggio di giovedì ?
- Non ci sono entrato. Mai.
- Però vi siete avvicinato.
- Beh sì, la signorina Dehere doveva recuperare dei documenti da mettere in una busta e io dovevo recapitarli al più presto con la macchina.
- Che ora era ?
- Presto. Le due, due e un quarto.
- E voi non siete entrato ?
- No. E' entrato solo il signor Perkins.
- E la signorina Dehere ?
- E' rimasta fuori con me.
- Voi sapevate cosa c'era nella busta ?
- Degli assegni mi sembra, ma non ne sono sicuro.
- La signorina Dehere non vi ha detto niente di preciso ?
- No. Non era una cosa che mi potesse interessare, quella. In fondo sono solo il fattorino, io.
- Sì, ma a volte... - insistette Ben.
Finley allargò le braccia sorridendo, in un gesto di simpatica impotenza.
- A me hanno dato la busta sigillata e io mi sono limitato a consegnarla a destinazione. Tutto qui.
- OK. E più tardi ? Non siete più andato nella stanza del dottor Thomas ?
- No, ve l'ho detto.
La sua testimonianza quadrava alla perfezione con quella di Esther Hawkins, per cui era inutile far perdere altro tempo a quel ragazzo.
- Bene, vi ringrazio per la vostra cortesia.
Il ragazzo salutò con un gesto rapido e se ne uscì dalla stanza con passo atletico.

* * * * *

Non appena Michael Finley fu uscito, Ben chiuse il blocco degli appunti e si alzò, e si mise a camminare un po’ per la stanza, guardando l’orologio. Ormai era mezzogiorno passato, ed era inutile stare ancora lì. In due mezze giornate aveva interrogato i testimoni più importanti e quello che doveva sapere, grosso modo, l'aveva saputo. Non se la sentiva proprio di continuare ancora a raccogliere informazioni. Molto meglio cambiare obbiettivo e incominciare a rielaborarle. Erano anni che faceva quel lavoro e sapeva capire perfettamente quando era il momento di staccare. Non era neanche un problema di forza di volontà: era un problema di attenzione. Superato un certo limite, la mente si rifiutava di mantenere lo stesso livello di concentrazione e quando succedeva era perfettamente inutile continuare. Avrebbe solo finito per continuare a stancarsi, senza combinare niente di utile.
D'altra parte, Ben aveva preso tutti gli appunti che gli servivano e la base su cui lavorare c'era. Adesso non c'era altro ad fare che tornarsene a casa, pranzare e pensare ad altro per un po’. Poi a metà pomeriggio si sarebbe messo alla scrivania, insieme a tutto il materiale che aveva raccolto, comprese le foto dei vari protagonisti che si era fatto dare dall'ufficio del personale della Golden Trust, e avrebbe cercato di trovare il bandolo della matassa. Perchè, per quanto una matassa sembrasse ingarbugliata, e quella lo era davvero tanto, alla fin fine un bandolo doveva averlo !
Ben si mise in tasca il bloc-notes e uscì dal salottino. Mentre si incamminava verso l'ingresso principale, incrociò un ragazzo che spingeva davanti a sè un piccolo carrello colmo di pinze, cacciaviti, chiavi inglesi e pacchetti vari. Indossava jeans stinti con una maglietta rossa e fischiettava allegramente un motivetto rock. Biondo, i lineamenti regolari e le spalle ampie, non doveva avere molto più di vent'anni e si poteva considerare sicuramente un bel ragazzo. Che fosse Brent Barry, l’addetto alla manutenzione nonché l’amico di Terry Dehere ? Se era così quei due facevano proprio una bella coppia. Curioso per natura, Ben non potè resistere alla tentazione e decise di rivolgergli la parola.
- Scusate...
Il ragazzo fermò di botto e si voltò verso di lui, fermando il carrello con un movimento rapido delle braccia.
- Dite a me ?
- Sì.
Il ragazzo lo squadrò da capo a piedi.
- Ma voi non siete il signor Wallace, l'investigatore privato ?
- Proprio io. E Voi siete Brent Barry, vero ?
Il ragazzo annuì. Era proprio un bel tipo, con i capelli biondi e gli occhi verdi, che gli davano uno sguardo accattivante. E poi mostrava un'aria decisa, un po' da bullo strafottente, che molte ragazze trovavano irresistibile.
- Guardate che io non ne so niente, di quella storia. - disse con un sorriso che voleva essere cortese, ma sapeva un po' di presa in giro.
- Lo so, lo so. - disse Ben comprensivo – Voi state sempre in giro a lavorare e non vi occupate di certe cose...
- Per l’appunto.
- E' che la signorina Dehere mi ha parlato molto bene di voi. - fece Ben strizzando l'occhio.
- La signorina Dehere ?
- Terry Dehere non è forse la vostra fidanzata ?
Il ragazzo non arrossì neppure, e rispose scrollando leggermente il capo.
- Fidanzata è una parola grossa. Non so cosa possa avervi detto lei.
- Qualcosa di simile.
- Sapete com'è. Le ragazze mi piacciono e io piaccio a loro. Mi piace andare in discoteca, a ballare. Sono un buon ballerino, sa ?
- Lo immagino.
- Però - aggiunse Barry con un sorriso furbo - non ho nessuna intenzione di legarmi a qualche ragazza in particolare. No davvero. Per il momento esco con chi mi capita. Più avanti vedrò.
E bravo il nostro "Casanova", che si diverte a sfarfalleggiare da una ragazza all'altra. Beato lui. D'altra parte, quando si hanno vent'anni e un bell'aspetto...
- Beh, io avrei da fare...
- Andate pure. E buona giornata.
- Buona giornata a voi. - concluse il ragazzo.
Tornò al suo carrello pieno di arnesi e si rimise a spingerlo con baldanza giovanile verso il fondo del corridoio. Ben restò un attimo a guardarlo, scrollando il capo, poi continuò verso l'atrio e quando fu vicino alla ragazza della reception, non potè trattenersi da un piccolo esperimento.
- Scusate, signorina...
- Sì ?
- Chi era quel bel ragazzo che spingeva il carrellino ?
La ragazza, una brunetta con gli occhi piccoli e il naso un po' troppo lungo, si voltò istintivamente verso il corridoio da cui proveniva Ben. Poi si rivolse di nuovo verso di lui, esibendo un sorriso radioso sul viso.
- Era Brent Barry, l'addetto alla manutenzione.
- Un bel tipo, eh ?
- A chi lo dite... - rispose lei sognante.
Accidenti, pensò Ben, piace proprio a tutte, quell’individuo.
- Volete parlargli ? - continuò la ragazza.
- No, no. Era solo per curiosità.
Ben lasciò il bancone e, sorridendo tra sè, si diresse senza fretta verso il portone di uscita.

* * * * *

Martedì pomeriggio il tempo continuava ad essere splendido. Il sole era alto nel cielo sereno e scaldava la città come in estate avanzata. Finito il pranzo e preso il caffè, Ben si concesse una mezz’oretta di relax e quindi si trasferì nello studio, deciso più che mai a venire a capo di quella strana faccenda della Golden Trust. Come faceva sempre in questi casi, Ben liberò completamente la sua scrivania, tirò fuori dal fascicolo tutta la documentazione che aveva raccolto fino a quel momento, comprese le foto dei protagonisti, e li distribuì sulla superficie del mobile.
L'idea era quella di partire da zero, riesaminando ogni singola informazione da capo, nella speranza di far finalmente combaciare quello che ancora non quadrava, o farsi venire comunque qualche nuova idea sulla quale lavorare. E così, mentre il sole entrava allegramente dai vetri della finestra, Ben partì all’assalto di quella matassa ingarbugliata. Andò avanti per circa un'ora e mezza, lavorando a pieno regime e prendendo continuamente appunti, finchè decise che era il momento di una pausa. Si concesse un bel bicchiere abbondante di succo di frutta, poi ritornò alla scrivania, si appoggiò allo schienale della poltroncina e si rivolse al computer:
- Pico, ho riepilogato i fatti del caso Golden Trust. Prendi nota di quello che ti dirò.
- SONO PRONTO
- Anzitutto mettiamo in fila tutti gli avvenimenti secondo il loro ordine cronologico. Tutto incomincia il mercoledì. Alle ore 16 Kurt Thomas va alla First National di Bristow, ritira i 200.000 dollari e li porta personalmente alla Golden Trust . Si tratta di 20 mazzette da 10.000 dollari ciascuna. Alle 16,30 le mazzette vengono messe nella cassaforte del suo studio in attesa di essere utilizzate il giorno dopo, nel tardo pomeriggio, per Gary Payton. Mercoledì notte e giovedì mattina non succede niente. Giovedì pomeriggio invece, qualcosa, purtroppo, succede.
Ben si fermò un attimo a controllare gli appunti, poi proseguì.
- Il periodo decisivo è limitato a poco più di quattro ore, cioè tra le 14,15, ora in cui Sam Perkins vede le mazzette di dollari per l'ultima volta, e le 18,20, ora in cui lo stesso Perkins si accorge della loro sparizione. Qui le cose si fanno più precise. Ci sono diverse testimonianze, anche incrociate, che ci danno un quadro abbastanza chiaro di quello che succede. Ovviamente, sappiamo tutti i movimenti delle persone che sono entrate e uscite dalla stanza, ma non sappiamo davvero quello che è successo "dentro" la stanza.
Ben fece un’altra piccola pausa, poi continuò a dettare.
- Adesso proviamo ad analizzare in dettaglio queste quattro ore. Alle 14,15 Perkins apre la cassaforte per prendere gli assegni da restituire a un cliente e vede ancora le mazzette. Lui è solo nell'ufficio di Thomas, ma fuori ci sono la Dehere e Finley che aspettano. Però non entrano, per cui non possono aver combinato nulla. Questa di Sam Perkins è una testimonianza che dobbiamo ritenere assolutamente affidabile, perchè Kurt Thomas giura e spergiura che il suo amico Perkins non può in alcun modo essere coinvolto in questa storia.
Ovviamente anche la Hawkins viene considerata affidabile, ma in questo caso è meglio cercare delle controprove.
Ben tornò a consultare gli appunti.
- Alle 15,00 entra il primo estraneo, la signorina Terry Dehere, segretaria del direttore signor Thomas, assente. Una presenza perfettamente legittima, la sua. La signorina Terry, molto attraente, è vestita con il solito vestito attillatissimo, adatto ad attirare gli sguardi maschili. Questo però non le consente di nascondere qualcosa su di sè. La ragazza entra senza niente in mano, sta dentro più o meno 5 minuti ed esce con dei fogli spillati insieme. Cosa avrà fatto in quei cinque minuti ? Cinque minuti non sono poi tanto pochi e ci sarebbe il tempo per combinare qualcosa. Lei dice di aver sistemato alcune cose sulla scrivania e nell'armadio del suo capo e la cosa è perfettamente credibile. Oltretutto anche la Hawkins, sempre notevolmente acida con lei, la difende sotto questo profilo.
Ben girò una pagina e passò ad altri appunti
- Passa un'ora e mezza tranquilla, poi, alle 16,45 entra l'uomo con l'orecchino, al secolo George Lynch. Il nostro esperto di computer però non sembra molto sospetto. Entra senza niente in mano, sta dentro solo due minuti e poi se ne esce con una piccola cartellina in mano. Non ha giacca, nè altri contenitori. La cartellina è effettivamente molto piccola, troppo per nasconderci qualcosa di sospetto. Per quanto, due minuti per prendere una cartellina sembrano un po’ troppi. Ma non c’è altro da rilevare.
Ben si versò ancora un po’ di succo di frutta e lo bevve avidamente.
- Passa un quarto d'ora ed entra in scena l'ultimo protagonista. Alle 17,00 entra il signor Nick Van Exel, funzionario addetto al servizio finanziario e, cosa da non sottovalutare, titolare di una chiave della cassaforte. Un privilegio piuttosto limitato, in quanto ristretto ai soli Thomas, Perkins e, appunto, Van Exel. Certo il fatto non è decisivo. Col tempo e con la pazienza, molti altri dipendenti potevano riuscire ad ottenere un duplicato e scoprire la combinazione, che, come gli aveva detto Thomas, non veniva cambiata molto spesso. Il signor Van Exel si trova comunque in una situazione ideale: ha la chiave e conosce la combinazione. Non ha bisogno di nessun trucco e nessun sotterfugio. Può lavorarci su in modo semplice e lineare. Resta peraltro da risolvere il problema del “pacco”. Il signor Van Exel entra con dei fogli ed esce senza niente. Ha la giacca, ma ciccione com’è gli risulta davvero difficile trovare dello spazio in più. Certo, può fingere un'obesità ancora maggiore, nascondere le mazzette di dollari sul suo corpo e sperare che la giacca copra tutto. Ma rimane dentro solo un minuto e in un minuto si può fare ben poco per camuffarsi. Oltretutto con la sua mole non poteva certo muoversi con agilità….
Ben fece una smorfia.
- Infine, arriviamo alle 18,20 quando Sam Perkins apre di nuovo la cassaforte e si accorge che i dollari sono spariti. Il cerchio si chiude e quello che sembrava impossibile si verifica. Le mazzette sono sparite e nessuno può immaginare come. Accidenti, che guazzabuglio.
Ben si alzò e prese a passeggiare nervosamente nella stanza. Si versò un altro bicchiere di succo d’arancia, lo sorseggiò nervosamente e poi si rivolse di nuovo al computer.
- Pico, adesso proviamo a riesaminare le cose dal punto di vista delle varie persone. 
- SONO PRONTO
- Primo: Kurt Thomas, il direttore. Ha le chiavi della cassaforte ma quel giovedì non era presente in ufficio. Inoltre mi sembra assurdo sospettare di lui. In fondo, se fosse stato in qualche modo colpevole, avrebbe dovuto essere ben felice di lasciare l'indagine a quel buono a nulla di Danny Ferry, senza chiamare me. Potrebbe averlo fatto per le insistenze di Sam Perkins ma sembra tutto molto improbabile.
- Secondo: Sam Perkins, il vice-direttore. Anche lui ha le chiavi, ed era anche presente. Però Thomas lo esclude a priori, senza discussioni. Se escludiamo l'uno dobbiamo escludere anche l'altro. Potrebbero essere in combutta tra loro ? No, perché anche in questo caso vale il discorso di prima. Non avrebbero avuto nessun interesse a stuzzicare me.
- Terzo: Esther Hawkins. Non ha le chiavi però è in posizione strategica. Potrebbe aver combinato qualcosa lei, in un momento di tranquillità, o coperto qualcun altro. Ma a livello psicologico mi pare impossibile. Quella è una vecchia zitella inacidita, antipatica fin che si vuole, ma incapace di mentire. Forse potrebbe mentire per nuocere a qualcuno, ma in questo caso, se lo avesse fatto, sarebbe stato solo per proteggere qualcuno. E non sembra assolutamente il tipo. Inoltre garantiscono Thomas e Perkins, per lei. Se ci fidiamo di loro due dobbiamo fidarci anche di lei.
- Quarto, Michael Finley. Sembra un ragazzo allegro e simpatico, ma è anche un tipo deciso. E' giovane e magari avido di denaro. Ma anche lui non sembra proprio il tipo. Inoltre non entra mai nella stanza. E non ha le chiavi.
- Quinta: Terry Dehere, la civetta. Un tipino davvero molto interessante. Furba, curiosa, molto più intelligente di quanto voglia far credere. Entra nella stanza e ci sta ben cinque minuti. Però non ha niente in mano quando esce ed è sempre vestita in modo molto attillato, per cui non può avere niente addosso. Inoltre non ha le chiavi, anche se, come segretaria di Kurt Thomas, avrebbe avuto mille occasioni, in questi anni, di farsi un duplicato. Comunque sembra fuori gioco anche lei.
- Sesto: George Lynch, l'esperto di computer con l'orecchino. Un tipo difficile da inquadrare. Eccentrico, un po' matto, poco socievole. Ma anche lui è vestito in modo da non poter nascondere niente. Inoltre non ha le chiavi, sta dentro solo 2 minuti, ed esce con in mano solo una piccola cartellina. Non si riesce a trovare nessuna appiglio, con Lynch.
- Settimo ed ultimo: Nick Van Exel, il funzionario addetto al servizio finanziario. Questo sembra davvero l’elemento più interessante. Gioca a bridge, forse di soldi o forse no. E’ intelligente, ha le chiavi della cassaforte, anche se dice di non usarle mai e, ovviamente, conosce la combinazione. Porta una giacca ampia perchè è piuttosto grasso. Però sta dentro solo un minuto, entra con dei fogli ed esce senza niente. E siamo da capo.
Ben sospirò grattandosi la testa.
- Tutti possono essere coinvolti, ma nessuno può aver portato i soldi fuori da quella stanza. A meno che qualcuno avesse semplicemente nascosto i soldi in qualche modo, per portarli poi via in un secondo momento. Si potrebbe provare a verificare. La stanza di Thomas, ovviamente, è stata subito perquisita dalla polizia. Però potrebbe essere lo stesso una buona idea su cui lavorare.
Ben guardò l'orologio. Ormai erano le sei passate.
- Pico, chiudi pure il file.
- FILE CHIUSO
Ben continuò a rimuginare su quell’ultima possibilità e dovette ammettere che valeva la pena di lavorarci su. Gli stavano già venendo in mente un paio di ipotesi che il ladro avrebbe potuto seguire, ed era curioso di verificare se potevano essere fondate. L’indomani sarebbe tornato alla Golden Trust e avrebbe controllato bene. Chissà che non saltasse fuori qualcosa di nuovo.

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