domenica 1 dicembre 2013

Il caso Golden Trust - 8

Cap. 8 - Sabato


La breve estate anticipata di Bristow stava già per finire, repentinamente come era incominciata. Già venerdì pomeriggio il tempo era peggiorato rapidamente e la temperatura si era fatta improvvisamente più fresca. Sabato mattina poi, il cielo si era gonfiato di nubi e tirava un vento freddo dal nord che minacciava pioggia. C'erano però alcune persone alle quali il peggioramento del tempo non riusciva a togliere il buon umore, ed erano le tre riunite in un confortevole ufficio situato al numero 125 di Market Street.
- E così la ragazza ha confessato tutto, alla fine - disse Ben Wallace con espressione soddisfatta.
- Tutto. E le cose erano andate esattamente come voi avevate intuito - confermò Kurt Thomas.
- Anche Finley, il fattorino - aggiunse Perkins - è risultato davvero estraneo alla faccenda.
- Mi fa piacere. Anche se, devo confessare, su quel punto non ero poi proprio sicuro al cento per cento.
- E perchè mai ? Non è che ci fosse una particolare simpatia tra loro due. - disse Perkins.
- Sì, lo so. La simpatia di Terry era per Brent Barry, il bel ragazzo addetto alla manutenzione.
- Davvero ? - intervenne Thomas sorpreso.
- Non lo sapevi, Kurt ? - disse Perkins con un sorriso malizioso.
- Francamente no, Sam. Tu sì ?
- Beh, lo sapevamo quasi tutti, alla Golden Trust .
Thomas scrollò il capo un po' stupito, ma non fece commenti.
- Dicevate ? - chiese Perkins rivolto di nuovo a Ben.
- Dicevo che non era per ragioni sentimentali, che pensavo a un'intesa tra la Dehere e Finley, ma semplicemente per motivi pratici.
- Un aiuto reciproco in cambio della spartizione del bottino, insomma. - ragionò Perkins.
- Sì, più o meno una cosa simile. - confermò Ben - Poi ho pensato che per farsi portare un pacco chiuso, Terry Dehere non aveva nessun bisogno di farselo complice. E sotto un certo profilo la ammiro anche, per questo. Sapeva anche lei che più persone sono coinvolte in un "colpo", più possibilità ci sono di essere scoperti.
- Mmm, giusto – ammise Thomas.
- Ci sono più possibilità di commettere errori. - continuò Ben - Più rischi di dire cose sbagliate, più vulnerabilità in caso di interrogatori della polizia, eccetera, eccetera.
- Quindi la nostra Terry ha dimostrato di essere molto più intelligente di quello che sembrava. - disse Thomas.
- Ah, su questo non ci sono dubbi - confermò Ben - E, personalmente, la cosa non mi ha nemmeno sorpreso troppo. Mentre la interrogavo ho avuto subito l'impressione che il suo modo di fare fosse un po', come dire, costruito.
- In che senso, scusate ?
- Beh, il suo continuo insistere sul non volere rischi o responsabilità sul lavoro mi è sembrato poco spontaneo. Più parlavo con lei, più mi sembrava evidente che quello non fosse il sintomo di una personalità limitata, ma piuttosto il tentativo, voluto, di tenere basso il proprio profilo esterno.
- E questo a quale scopo ?
- Per ottenere meglio quello che lei voleva dagli altri, senza insospettirli. E' incredibile come tendiamo a sottovalutare le persone che riteniamo meno intelligente di noi. E spesso finiamo per scoprirlo a nostre spese quando ormai è stroppo tardi.
- Mah ! - fece Perkins perplesso – noi non l'abbiamo mai vista sotto questa luce, in azienda.
- Non mi stupisce. Era piuttosto brava e lo ha dimostrato.
- Voi però ve ne siete accorto. - disse Thomas.
Ben si strinse nelle spalle.
- E' il mio mestiere questo. Sono abituato a guardare dietro la faccia esteriore delle cose e delle persone. Comunque è finita bene. Anche la refurtiva, se non sbaglio, è stata ritrovata, vero ?
- Sì ! - disse Thomas illuminandosi - L'abbiamo recuperata tutta.
- E' lei che ha confessato ? - chiese Ben.
- Sì. Non ha resistito molto, una volta interrogata. Non li aveva ancora versati in banca, per evitare sospetti, per cui li teneva in casa. Aveva intenzione di attendere un po', in modo che si calmassero le acque. Ma alla fine non ce l'ha fatta.
- E dov'erano, esattamente, le 20 mazzette ?
- Le teneva in un posto davvero geniale. - intervenne Perkins, tradendo suo malgrado una certa ammirazione - Aveva svuotato il contenuto di un vecchio personal computer che teneva in casa, e le aveva nascoste proprio lì, dentro il suo involucro esterno.
- Astuta, la ragazza. – commentò Ben - Chi mai avrebbe pensato ad un posto simile ?
- Già. Aveva pensato proprio a tutto.
Ben Wallace si appoggiò allo schienale della poltroncina, riandando con la mente alla ricostruzione dei fatti che aveva già fatto tante volte in quei giorni, e prese a contare sulle dita:
- Ore 9,40: Terry entra con le finte pratiche piene di soldi falsi e un foglio di carta da pacchi. Tira fuori il duplicato della chiave che si era fatta da tempo e apre la cassaforte con la combinazione che aveva carpito a voi, dottor Thomas, sbirciandola qualche volta di sfuggita.
- E io non mi sono mai accorto di niente.
- E' il discorso del basso profilo che facevamo prima. Voi non l'avevate mai considerata all'altezza di certe cose, per cui non ve ne eravate mai preoccupato.
- Già.
- A proposito, - chiese Ben - la ragazza ha confessato anche da quanto tempo aveva il duplicato della chiave e come era riuscito a procurarselo ?
- Sì - rispose Perkins - L'aveva da un paio di mesi e l'aveva fatto con un calco, sfruttando il fatto che, una volta, Thomas era uscito dimenticando la chiave nel cassetto della scrivania, anzichè portarla con sè come sempre.
- Mi dispiace - disse Thomas un poco avvilito - ma ho sempre la testa in mille pensieri.
- Non prendetevela. Sarebbe potuto succedere a chiunque.
Ben riprese il suo breve racconto.
- Dunque, la ragazza apre la cassaforte, toglie le mazzette vere e le sostituisce con quelle false. Poi richiude lo sportello, avvolge i dollari veri nella carta da pacchi, sigilla il tutto con del nastro adesivo, che avrà trovato senza problemi sulla scrivania del suo capo, ed esce. E' molto rapida, la nostra Terry, e in cinque minuti fa tutto. Quindi chiama Michael Finley e gli dice di prendere il pacco e portarlo in archivio. Lui è il fattorino della società, abituato ad eseguire questi ordini, e non ci fa caso più di tanto. Lei poi, per soprammercato, gli avrà anche fatto un bel sorriso, il che non guasta mai.
Perkins e Thomas sorrisero a sua volta, ma non fecero commenti.
- Alle 10 Finley prende il pacco e lo porta in archivio, dove poi Terry Dehere va a recuperarlo senza nessun problema. L'archivio di una società come la vostra è sempre un porto di mare, pieno di cartaccia, pacchi e pratiche che vanno e che vengono, dico bene, signori ?
- Proprio così.
- Per cui, tra tanta roba, nessuno fa caso alla gente che va e viene.
- Sarebbe impossibile. - riconobbe Thomas.
- Ovviamente, i tre ragazzi dell'archivio non c'entravano per niente con questa storia, vero ?
- No. - confermò Perkins - La ragazza ha escluso nella maniera più assoluta di aver avuto dei complici. E siccome alla fine ha confessato tutto, alla polizia, non c'è motivo di dubitare delle sue parole su questo punto.
- Lo immaginavo. Poteva avere una logica accordarsi con Finley, che aveva un ruolo ben più importante nel suo piano. Con i ragazzi dell'archivio non aveva neppure senso. Troppo rischioso crearsi dei complici solo per un dettaglio così marginale come il recupero del pacco in archivio.
- Che testa fina, quella Terry – borbottò Thomas.
Ben annuì sorridendo, poi proseguì nella sua ricostruzione.
- Al pomeriggio scatta la seconda parte del piano della Dehere: bisogna ingannare tutti facendo vedere le mazzette di dollari, come se ci fossero ancora, e poi fare sparire quelle false. Prima tira fuori la storia del cliente che vuole gli assegni protestati in restituzione...
- Per la verità, non era una storia. - disse Perkins - Era proprio vero.
- Non mi stupisce. Però è certo che l'ha tirata fuori proprio al momento giusto. Probabilmente lo sapeva da un po' e ha fatto credere che la restituzione dei titoli fosse una cosa urgente da fare proprio in quel momento.
- E' possibile.
- Comunque il giochino riesce alla perfezione. Voi, Perkins, aprite la cassaforte e, senza sospettare di nulla, notate che le mazzette ci sono ancora. Fine del primo round.
- Non credo che avrei potuto notare niente, preso com'ero dai miei pensieri.
- Appunto. - disse Ben comprensivo - Ed era proprio su questo che fa conto la ragazza. Ma ormai siamo alla fine. Dopo poco più di mezz'ora Terry Dehere è pronta per il tocco finale. Entra di nuovo nell'ufficio del suo capo, stando bene attenta a non avere niente con sè, per non insospettire la Hawkins, riapre la cassaforte, prende i suoi dollari falsi e li brucia rapidamente nell'inceneritore. Per sua fortuna, ma sicuramente aveva calcolato anche questo, si tratta di un modello moderno ed efficiente e se la sbriga con rapidità. Anche in questo caso cinque minuti sono più che sufficienti e nessuno si insospettisce.
- Neanche quel mastino della Hawkins - osservò Thomas.
- Nemmeno lei. Dopodichè Terry se ne esce tranquillamente dalla stanza senza lasciare la minima traccia. Il colpo può considerarsi concluso e... che ci pensi la polizia a rompersi la testa su quell'enigma.

- Era tutto molto ben organizzato, bisogna riconoscerlo. Ma, grazie al cielo, ha fatto i conti senza di voi. – concluse Perkins.
- Già. – intervenne Thomas - Siete stato davvero molto in gamba.
- Sono stato anche fortunato – si schermì Ben.
- Bravo e fortunato. – continuò Thomas – Ma anche la fortuna è un merito. Così la pensavano gli antichi. E così la penso anch’io.
- Allora, - concluse Ben con un sorriso compiaciuto – non posso proprio contraddirvi.

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