Cap. 8 - Sabato
La breve
estate anticipata di Bristow stava già per finire, repentinamente
come era incominciata. Già venerdì pomeriggio il tempo era
peggiorato rapidamente e la temperatura si era fatta improvvisamente
più fresca. Sabato mattina poi, il cielo si era gonfiato di nubi e
tirava un vento freddo dal nord che minacciava pioggia. C'erano però
alcune persone alle quali il peggioramento del tempo non riusciva a
togliere il buon umore, ed erano le tre riunite in un confortevole
ufficio situato al numero 125 di Market Street.
- E così
la ragazza ha confessato tutto, alla fine - disse Ben Wallace con
espressione soddisfatta.
- Tutto. E
le cose erano andate esattamente come voi avevate intuito - confermò
Kurt Thomas.
- Anche
Finley, il fattorino - aggiunse Perkins - è risultato davvero
estraneo alla faccenda.
- Mi fa
piacere. Anche se, devo confessare, su quel punto non ero poi proprio
sicuro al cento per cento.
- E perchè
mai ? Non è che ci fosse una particolare simpatia tra loro due. -
disse Perkins.
- Sì, lo
so. La simpatia di Terry era per Brent Barry, il bel ragazzo addetto
alla manutenzione.
- Davvero
? - intervenne Thomas sorpreso.
- Non lo
sapevi, Kurt ? - disse Perkins con un sorriso malizioso.
-
Francamente no, Sam. Tu sì ?
- Beh, lo
sapevamo quasi tutti, alla Golden Trust .
Thomas
scrollò il capo un po' stupito, ma non fece commenti.
- Dicevate
? - chiese Perkins rivolto di nuovo a Ben.
- Dicevo
che non era per ragioni sentimentali, che pensavo a un'intesa tra la
Dehere e Finley, ma semplicemente per motivi pratici.
- Un aiuto
reciproco in cambio della spartizione del bottino, insomma. - ragionò
Perkins.
- Sì, più
o meno una cosa simile. - confermò Ben - Poi ho pensato che per
farsi portare un pacco chiuso, Terry Dehere non aveva nessun bisogno
di farselo complice. E sotto un certo profilo la ammiro anche, per
questo. Sapeva anche lei che più persone sono coinvolte in un
"colpo", più possibilità ci sono di essere scoperti.
- Mmm,
giusto – ammise Thomas.
- Ci sono
più possibilità di commettere errori. - continuò Ben - Più rischi
di dire cose sbagliate, più vulnerabilità in caso di interrogatori
della polizia, eccetera, eccetera.
- Quindi
la nostra Terry ha dimostrato di essere molto più intelligente di
quello che sembrava. - disse Thomas.
- Ah, su
questo non ci sono dubbi - confermò Ben - E, personalmente, la cosa
non mi ha nemmeno sorpreso troppo. Mentre la interrogavo ho avuto
subito l'impressione che il suo modo di fare fosse un po', come dire,
costruito.
- In che
senso, scusate ?
- Beh, il
suo continuo insistere sul non volere rischi o responsabilità sul
lavoro mi è sembrato poco spontaneo. Più parlavo con lei, più mi
sembrava evidente che quello non fosse il sintomo di una personalità
limitata, ma piuttosto il tentativo, voluto, di tenere basso il
proprio profilo esterno.
- E questo
a quale scopo ?
- Per
ottenere meglio quello che lei voleva dagli altri, senza
insospettirli. E' incredibile come tendiamo a sottovalutare le
persone che riteniamo meno intelligente di noi. E spesso finiamo per
scoprirlo a nostre spese quando ormai è stroppo tardi.
- Mah ! -
fece Perkins perplesso – noi non l'abbiamo mai vista sotto questa
luce, in azienda.
- Non mi
stupisce. Era piuttosto brava e lo ha dimostrato.
- Voi però
ve ne siete accorto. - disse Thomas.
Ben si
strinse nelle spalle.
- E' il
mio mestiere questo. Sono abituato a guardare dietro la faccia
esteriore delle cose e delle persone. Comunque è finita bene. Anche
la refurtiva, se non sbaglio, è stata ritrovata, vero ?
- Sì ! -
disse Thomas illuminandosi - L'abbiamo recuperata tutta.
- E' lei
che ha confessato ? - chiese Ben.
- Sì. Non
ha resistito molto, una volta interrogata. Non li aveva ancora
versati in banca, per evitare sospetti, per cui li teneva in casa.
Aveva intenzione di attendere un po', in modo che si calmassero le
acque. Ma alla fine non ce l'ha fatta.
- E
dov'erano, esattamente, le 20 mazzette ?
- Le
teneva in un posto davvero geniale. - intervenne Perkins, tradendo
suo malgrado una certa ammirazione - Aveva svuotato il contenuto di
un vecchio personal computer che teneva in casa, e le aveva nascoste
proprio lì, dentro il suo involucro esterno.
- Astuta,
la ragazza. – commentò Ben - Chi mai avrebbe pensato ad un posto
simile ?
- Già.
Aveva pensato proprio a tutto.
Ben
Wallace si appoggiò allo schienale della poltroncina, riandando con
la mente alla ricostruzione dei fatti che aveva già fatto tante
volte in quei giorni, e prese a contare sulle dita:
- Ore
9,40: Terry entra con le finte pratiche piene di soldi falsi e un
foglio di carta da pacchi. Tira fuori il duplicato della chiave che
si era fatta da tempo e apre la cassaforte con la combinazione che
aveva carpito a voi, dottor Thomas, sbirciandola qualche volta di
sfuggita.
- E io non
mi sono mai accorto di niente.
- E' il
discorso del basso profilo che facevamo prima. Voi non l'avevate mai
considerata all'altezza di certe cose, per cui non ve ne eravate mai
preoccupato.
- Già.
- A
proposito, - chiese Ben - la ragazza ha confessato anche da quanto
tempo aveva il duplicato della chiave e come era riuscito a
procurarselo ?
- Sì -
rispose Perkins - L'aveva da un paio di mesi e l'aveva fatto con un
calco, sfruttando il fatto che, una volta, Thomas era uscito
dimenticando la chiave nel cassetto della scrivania, anzichè
portarla con sè come sempre.
- Mi
dispiace - disse Thomas un poco avvilito - ma ho sempre la testa in
mille pensieri.
- Non
prendetevela. Sarebbe potuto succedere a chiunque.
Ben
riprese il suo breve racconto.
- Dunque,
la ragazza apre la cassaforte, toglie le mazzette vere e le
sostituisce con quelle false. Poi richiude lo sportello, avvolge i
dollari veri nella carta da pacchi, sigilla il tutto con del nastro
adesivo, che avrà trovato senza problemi sulla scrivania del suo
capo, ed esce. E' molto rapida, la nostra Terry, e in cinque minuti
fa tutto. Quindi chiama Michael Finley e gli dice di prendere il
pacco e portarlo in archivio. Lui è il fattorino della società,
abituato ad eseguire questi ordini, e non ci fa caso più di tanto.
Lei poi, per soprammercato, gli avrà anche fatto un bel sorriso, il
che non guasta mai.
Perkins e
Thomas sorrisero a sua volta, ma non fecero commenti.
- Alle 10
Finley prende il pacco e lo porta in archivio, dove poi Terry Dehere
va a recuperarlo senza nessun problema. L'archivio di una società
come la vostra è sempre un porto di mare, pieno di cartaccia, pacchi
e pratiche che vanno e che vengono, dico bene, signori ?
- Proprio
così.
- Per cui,
tra tanta roba, nessuno fa caso alla gente che va e viene.
- Sarebbe
impossibile. - riconobbe Thomas.
-
Ovviamente, i tre ragazzi dell'archivio non c'entravano per niente
con questa storia, vero ?
- No. -
confermò Perkins - La ragazza ha escluso nella maniera più assoluta
di aver avuto dei complici. E siccome alla fine ha confessato tutto,
alla polizia, non c'è motivo di dubitare delle sue parole su questo
punto.
- Lo
immaginavo. Poteva avere una logica accordarsi con Finley, che aveva
un ruolo ben più importante nel suo piano. Con i ragazzi
dell'archivio non aveva neppure senso. Troppo rischioso crearsi dei
complici solo per un dettaglio così marginale come il recupero del
pacco in archivio.
- Che
testa fina, quella Terry – borbottò Thomas.
Ben annuì sorridendo, poi proseguì nella sua
ricostruzione.
- Al
pomeriggio scatta la seconda parte del piano della Dehere: bisogna
ingannare tutti facendo vedere le mazzette di dollari, come se ci
fossero ancora, e poi fare sparire quelle false. Prima tira fuori la
storia del cliente che vuole gli assegni protestati in
restituzione...
- Per la
verità, non era una storia. - disse Perkins - Era proprio vero.
- Non mi
stupisce. Però è certo che l'ha tirata fuori proprio al momento
giusto. Probabilmente lo sapeva da un po' e ha fatto credere che la
restituzione dei titoli fosse una cosa urgente da fare proprio in
quel momento.
- E'
possibile.
- Comunque
il giochino riesce alla perfezione. Voi, Perkins, aprite la
cassaforte e, senza sospettare di nulla, notate che le mazzette ci
sono ancora. Fine del primo round.
- Non
credo che avrei potuto notare niente, preso com'ero dai miei
pensieri.
- Appunto.
- disse Ben comprensivo - Ed era proprio su questo che fa conto la
ragazza. Ma ormai siamo alla fine. Dopo poco più di mezz'ora Terry
Dehere è pronta per il tocco finale. Entra di nuovo nell'ufficio
del suo capo, stando bene attenta a non avere niente con sè, per non
insospettire la Hawkins, riapre la cassaforte, prende i suoi dollari
falsi e li brucia rapidamente nell'inceneritore. Per sua fortuna, ma
sicuramente aveva calcolato anche questo, si tratta di un modello
moderno ed efficiente e se la sbriga con rapidità. Anche in questo
caso cinque minuti sono più che sufficienti e nessuno si
insospettisce.
- Neanche
quel mastino della Hawkins - osservò Thomas.
- Nemmeno
lei. Dopodichè Terry se ne esce tranquillamente dalla stanza senza
lasciare la minima traccia. Il colpo può considerarsi concluso e...
che ci pensi la polizia a rompersi la testa su quell'enigma.
- Era tutto molto ben organizzato, bisogna riconoscerlo. Ma, grazie al cielo, ha fatto i conti senza di voi. – concluse Perkins.
- Già.
– intervenne Thomas - Siete stato davvero molto in gamba.
- Sono
stato anche fortunato – si schermì Ben.
- Bravo
e fortunato. – continuò Thomas – Ma anche la fortuna è un
merito. Così la pensavano gli antichi. E così la penso anch’io.
- Allora,
- concluse Ben con un sorriso compiaciuto – non posso proprio
contraddirvi.
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