domenica 29 dicembre 2013

La tana della volpe - 3

CAP. 3 - Mercoledì


- Vi da fastidio se fumo ? - chiese Victoria, trafficando con la mano nella borsetta.
- Purtroppo sì - rispose Ben - Vi sarei grato se non fumaste.
Lei fece un gesto vago con la mano, ma non se la prese.
- OK, d’accordo. Penso di poter resistere per un paio d’ore.
- Oltretutto vi farà anche bene - disse Ben con un sorriso.
- Così dicono – rispose Victoria senza molta convinzione.
Che bella donna, si disse Ben. Anzi, no. Non bella. Che donna attraente ecco. Indossava un tailleur verde brillante, semplice ma grazioso, con una camicetta bianca. Al collo un filo di pietre dure, anch'esse verdi con venature bianche. Un capolavoro di semplicità e di eleganza. E poi gli enormi occhi neri e quel nasino alla francese veramente delizioso. Una donna non più giovanissima, ma decisamente interessante. Si vedeva anche che era un tipo intelligente, pur senza perdere nulla della sua femminilità: bastava vedere come sapeva muoversi. Non per niente era un'attrice.
- Allora, cara signora, come va il teatro ? Cosa state rappresentando di bello ? - chiese tanto per rompere il ghiaccio ed evitare di parlare subito di lavoro.
- E' una commedia leggera di un autore francese - stava dicendo Victoria - Si intitola "Il marito nell'armadio e l'amante sotto il letto". Il titolo dice tutto.
- Direi di sì - disse Ben divertito. - Voi che parte fate ?
- La migliore - disse con gli occhi che sorridevano maliziosi.
- Cioè ? - chiese Ben anche se sapeva già benissimo la risposta. Victoria agitò la mano destra.
- Quella della moglie traditrice, ovviamente.
- Quella col marito nell'armadio e l'amante sotto il letto. – commentò Ben.
- O viceversa - concluse lei.
- O viceversa, certo.
Victoria si rabbuiò di colpo.
- Purtroppo a volte la realtà imita la fantasia. Io mi diverto a fare l'adultera in una commedia e forse mio marito fa lo stesso con me. Ma sul serio.
Ecco, ci siamo, si disse Ben.
  • Immaginavo qualcosa di simile. Pico – disse rivolto al computer – Preparati a prendere appunti.
  • SONO PRONTO.
  • E' attore anche vostro marito ? – continuò Ben.
- No, tutt'altro. Matt è funzionario di Banca. Lavora alla Eastern National Bank di Nelson.
  • Si chiama Matt Alexander ?
- No, Matt Bullard. Alexander è il mio cognome da ragazza e l'ho conservato per motivi di lavoro. Avevo incominciato la carriera di attrice prima di sposarmi e ho preferito mantenere il mio nome. Fanno tutte così nel nostro ambiente.
- Beh, è logico. Mi dicevate di vostro marito. Perchè avete cominciato a dubitare di lui ?
In poche parole Victoria raccontò a Ben quello che era successo due giorni prima, quando aveva telefonato a casa e non lo aveva trovato, e suo marito le aveva mentito senza nessun motivo apparente.
- E' la prima volta che vi succede una cosa simile ?
- Sì.
- Allora non vi sembra di allarmarvi un po' troppo ?
- Non credo. Tenete presente che con il lavoro che faccio ho orari molto diversi dai suoi. A casa insieme ci stiamo ben poco, per cui può avere molte occasioni di tradirmi senza che nemmeno me ne accorga. Adesso poi sono ancora più impegnata perchè invece delle prove abbiamo lo spettacolo vero e proprio.
- Comunque non avevate mai avuto sospetti in passato.
- No, questo no. D'altra parte come spieghereste, voi, la bugia dell'altro ieri ?
  • Difficile dire. Ma è inutile fare congetture. Basterà pedinarlo per un po' di giorni e se c'è sotto qualcosa di sospetto, stia certo che salterà fuori. Pensate che vostro marito sappia che voi sospettate qualcosa ?
- No, non credo.
- Meglio. Non prenderà precauzioni particolari e sarà tutto più semplice.
- Non avrei mai immaginato di dover dubitare di Matt, credetemi.
- Ma voi e vostro marito andate d'accordo ?
- Si. – disse Victoria stringendosi nelle spalle - Direi proprio di sì.
- Nessuno screzio, di recente ?
- No. E' per questo che sono stata maledettamente stupita da quello che è successo.
- Però mi dicevate che avete orari un po' diversi. Forse vi vedete poco in casa.
- Beh, sì è vero.
- E state poco insieme la notte...
- Sì, capita spesso.
- Non sarà che suo marito si sente trascurato ?
Avrebbe voluto chiederle quante volte facevano l'amore, ma si trattenne, per non metterla in imbarazzo. Comunque la sua ospite era un tipo sveglio e aveva già capito tutto.
- Non direi proprio - disse con tono un po' sostenuto - E comunque non credo che la cosa vi riguardi direttamente.
Ben allargò le braccia.
  • Io devo fare il mio mestiere. Più cose so, meglio lavoro.
  • Sì, avete ragione anche voi.
- A parte questo, ho bisogno di sapere una serie di cose su vostro marito. Dove lavora, gli orari che fa, i suoi amici più intimi...
Victoria sospirò. Si capiva che era un tipo riservato e che non le piaceva parlare di sè o della sua famiglia con degli estranei. Però aveva bisogno di aiuto e Ben Wallace doveva fare il suo lavoro. Non si può pedinare bene una persona, senza sapere più cose possibili su di lei.
- D'accordo. Ne avete tutto il diritto.
Andarono avanti per una ventina di minuti, mentre Pico memorizzava tutto. Alla fine Ben fece un sospiro e si appoggiò allo schienale della poltroncina.
- Per me può bastare.
- Bene. Ne avevo abbastanza anch'io - disse Victoria sollevata. Prese la borsetta, la aprì e ne tirò fuori il libretto degli assegni - E adesso parliamo di "vil denaro". Quanto vi lascio come anticipo ?
Ben si strinse nelle spalle.
- Fate voi.
- Non ho problemi si soldi, state tranquillo. A fare l'attrice si guadagna bene. Bastano 500 dollari ? 
- Vada per 500 dollari.
Victoria prese una penna placcata d'oro, compilò l'assegno e glielo porse. Ben lo preso, lo guardò distrattamente, poi un pensiero lo colpì all'improvviso e sorrise.
- Temo che cinquecento dollari non bastino.
- Perchè ? - chiese lei più stupita che arrabbiata.
- Diciamo 500 dollari più... 1 biglietto per lo spettacolo.
Victoria tornò a sorridere.
- Certo, perdiana. Ci mancherebbe. Quando vorreste venire ?
- A che ora inizia lo spettacolo ?
- Alle sette e mezzo. E dura circa 2 ore.
- Allora va benissimo per domani sera.
- Cercherò di dare il meglio del mio repertorio.
- Sono pronto a scommettere che siete bravissima - disse Ben guardandola negli occhi. Victoria si strinse nelle spalle, come per schernirsi, ma si vedeva che era contenta per quei complimenti, e sinceramente orgogliosa di sè.
- Così dicono gli altri. Diciamo che me la cavo.
Posò il libretto degli assegni e la penna nella borsetta e frugò ancora alla ricerca dei biglietti. Ne estrasse uno e lo consegnò a Ben.
- E’ un tagliando omaggio. Lo presentate al botteghino e vi danno il biglietto senza pagare. Se arrivate per tempo, potete scegliere uno dei posti migliori, quelli vicini al palcoscenico.
- Cercherò di arrivare in tempo.

* * * * *

L'interfono sulla scrivania ronzò leggermente. Vim Baker schiacciò il tasto di ascolto.
- Dottor Baker ? - disse la segretaria.
- Si ? - Vin Baker non era dottore, ma in municipio tutti lo chiamavano così, per compiacerlo.
- C'è qui il signor Weatherspoon, quel giornalista del "Globe" che ieri aveva preso appuntamento.
Il "Globe" era uno dei giornali che più si stavano accanendo contro di lui. Nell’ultimo numero preannunciavano un'inchiesta sensazionale sulle sue malefatte e quindi dovevano avere già parecchio materiale per le mani. Evidentemente volevano anche qualche dichiarazione fresca della "vittima" per poter montare meglio il servizio. Ma lui se ne poteva anche fregare di tutto questo. I giornalisti non gli avevano mai fatto paura. Figuriamoci un "tappo" come Weatherspoon
- OK, fallo salire - disse. Poi spense l'interfono e si appoggiò allo schienale della poltroncina ad aspettare.
Il problema ormai non erano più i giornalisti. Il problema era che finalmente era successo quello che doveva succedere. Il procuratore distrettuale gli aveva telefonato, subito dopo pranzo, per fissare un colloquio con lui. Un colloquio informale, per il momento, visto che si conoscevano da tanto tempo ed erano quasi amici. Ma questo dimostrava che l'inchiesta era ormai avviata. Il procuratore avrebbe usato tutto il tatto di cui disponeva, avrebbe fatto qualche domanda discreta, fingendo di accontentarsi delle risposte evasive che lui gli avrebbe dato. Ma non si sarebbe fermato lì. Avrebbe proseguito nelle indagini e per lui sarebbe stata la fine.
Vim Baker fece mentalmente un po' di conti. L'appuntamento era fissato per venerdì pomeriggio. Poi c'era il week-end, poi il procuratore avrebbe perso ancora qualche giorno per cercare altre notizie, recuperare documenti, interrogare altre persone. Aveva ancora qualche giorno di tregua, diciamo una settimana a voler essere prudenti, ma non di più. Era inutile illudersi. Ormai era venuto il momento di tenersi pronto per il suo piano di emergenza. Alcuni leggeri colpi alla porta lo risvegliarono dai suoi pensieri e un cappello nero con la visiera fece capolino dallo spiraglio. Era l'usciere.
- Il signor Weatherspoon del "Globe".
Baker fece un cenno di assenso con il capo e l'usciere si fece da parte. Clarence Weatherspoon entrò con passo di carica, camminando leggermente sulle punte, come faceva sempre, per cercare di sembrare un po' più alto e importante dei suoi 158 centimetri. Anche il nome pomposo e reboante serviva perfettamente allo scopo. Comunque tutti dovevano riconoscere che la grinta non gli mancava. Baker si alzò per stringergli la mano, non tanto per cortesia, quanto per sottolineare la sua statura e la sua imponenza. Era quasi il doppio del suo interlocutore, il quale, peraltro, non ne sembrava particolarmente intimidito. Abitudine professionale: se sei alto 1,58 e sei uno che si lascia intimidire, non puoi certo fare il giornalista d'assalto.
- Signor Baker, come state ? - Weatherspoon sapeva che a Baker piaceva sentirsi chiamare dottore senza esserlo, e di proposito non lo faceva.
- Benissimo ! - disse Baker sfoderando il suo miglior sorriso. Ormai aveva deciso di abbandonare la nave che stava affondando. Tanto valeva divertirsi un po' con quel figlio di buona donna.
- Non sembrerebbe. Ho saputo che il procuratore distrettuale vuole vedervi.
E questo, come diavolo fa a saperlo, si chiese Baker.
- Un semplice incontro tra amici - minimizzò.
- Non è per caso per via di quella denuncia per corruzione ?
- Certo, parleremo anche di quello. Ma credo che verrà sicuramente archiviata. Non ho nulla da nascondere, io - disse Baker placido.
Weatherspoon si agitò un po' sulla sedia, cercando di rimanere sempre ben eretto, per non scomparire dietro alla scrivania massiccia di Baker.
- Eppure stiamo raccogliendo un bel po' di notizie su di voi e sui vostri metodi - disse brutalmente.
- Beh, è il vostro mestiere. Ma non troverete niente di scorretto o di poco pulito.
Diavolo, pensò Weatherspoon, o è un commediante di prim'ordine o è veramente estraneo a tutto questo. No, non può essere estraneo. Ha semplicemente un sangue freddo eccezionale. Ma non gli basterà, finirà nella polvere anche lui, come tanti altri.
- Non vi illudete. Da domani incominceremo a pubblicare la nostra inchiesta. Abbiamo già un bel po' di materiale e altro ne raccoglieremo man mano.
- E allora cosa volete da me, esattamente ?
Weatherspoon indicò il piccolo bloc-notes che teneva in mano.
- Qualche dichiarazione per i nostri lettori.
“Che vadano tutti a farsi fottere”, pensò Baker tra sè. Ecco una bella dichiarazione che avrebbe potuto fare, in esclusiva, per i lettori del "Globe". L'idea lo fece sorridere, ma si trattenne.
- Posso solo dichiarare che sono estraneo a tutte le accuse e che il prossimo anno mi candiderò di nuovo per le elezioni. Ma di questo c'è tempo per parlare.
Weatherspoon inarcò un sopracciglio, poi scrollò il capo per esprimere la sua incredulità.
- Voi non arriverete alle prossime elezioni.
- Vedremo, vedremo. Adesso, se non vi dispiace, avrei del lavoro che mi aspetta.
Weatherspoon si rimise la penna nel taschino, infilò il bloc-notes nella tasca della giacca e si alzò.
- Vi consiglio di leggere il "Globe" dei prossimi giorni. Parleremo molto di voi.
- Ah, ma io lo leggo sempre, il "Globe" - rispose Baker tranquillo - E' un giornale molto interessante.
Weatherspoon girò sui tacchi e uscì dalla stanza. Baker lasciò passare qualche minuto, poi alzò il telefono e fece un numero. Rispose una voce d'uomo.
- Vermont a South Dakota - disse Baker.
- Sono io.
- Sarà per la prossima settimana.
- Lo immaginavo.
- Ti dirò il giorno esatto appena possibile.
- D'accordo.
- Ci sentiamo.

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