domenica 19 gennaio 2014

La tana della volpe - 6

CAP. 6 - Lunedì


- Ovviamente, il completamento dei lavori non potrà avvenire prima di Natale - disse l'uomo biondo con gli occhiali.
- E allora ? - disse Vim Baker con voce stanca, stringendosi nelle spalle - Non è mica un problema.
- No ?
- No. Basta che sia tutto finito prima della visita del Governatore.
- Che sarebbe... ?
- Il 14 o il 15 di Gennaio.
- Allora ce la facciamo di sicuro - confermò il biondo - Continuo ad occuparmene io ?
- Certo, perchè non dovresti ? - rispose Baker - Però tienimi informato.
- O.K. Ne parlerò oggi stesso col direttore dei lavori. Conto di farti sapere qualcosa entro la fine della settimana.
- D'accordo.
L'uomo biondo con gli occhiali, che altri non era se non l'assessore ai lavori pubblici, raccolse i suoi incartamenti e lasciò la stanza del sindaco. Baker socchiuse gli occhi e si appoggiò allo schienale della sedia. La sua mente abbandonò rapidamente il problema dei lavori per il Governatore, di cui a quel punto non gli importava più un "fico secco" e ritornò al suo pensiero dominante.
Dunque, si disse, cerchiamo di stabilire il giorno giusto. Oggi ovviamente no. E' già troppo tardi. Domani nemmeno. C'è l'incontro con l'associazione degli industriali, il pranzo con il presidente vicario, la conferenza stampa. Troppi impegni e tutti importanti. Non posso mancare, convenne Baker, se ne accorgerebbero subito tutti.
Mercoledì... Ecco, mercoledì sarebbe andato benissimo. Nessun impegno particolare, che si ricordasse a memoria, il che voleva dire che non c'era niente di veramente importante. Poteva rinviare gli appuntamenti e andarsene alla chetichella. Prima che qualcuno si fosse accorto di qualcosa sarebbe stato giovedì. Troppo tardi per pescarlo. Perfetto. Baker schiacciò il pulsante dell'interfono.
- Dite dottor Baker - disse una voce femminile.
- Che appuntamenti ho per mercoledì ?
- Un attimo solo - disse la segretaria.
Restò qualche istante in silenzio, poi rispose.
- Non c'è molto. Alle 9 c'è una riunione con l'assessore e il direttore della nettezza urbana per il problema della raccolta differenziata. Alle 11,30 sarete alla scuola elementare Kennedy per incontrare i bambini. Questo per quanto riguarda il mattino. Al pomeriggio...
- Un attimo, Susan. - la interruppe il sindaco - Sono a pranzo con qualcuno ?
- No.
- Bene. Continua.
- Alle 15,30 viene il tipografo con le bozze di stampa dei depliant illustrativi per la Fiera del Libro. Infine alle 17,15 dovrebbe venire il parroco della parrocchia di St. Joseph per quegli aiuti alla mensa dei poveri, ma deve confermare.
- Niente altro ?
- Niente altro.
- Ok. Allora disdici tutto.
La ragazza non fece una piega. Susan Elliott era la segretaria personale di Vim Baker ormai da due anni, ed era abituata a quei cambiamenti improvvisi. Guadagnava bene, niente da dire. Però doveva occuparsi delle questioni più delicate, come ad esempio disdire gli appuntamenti senza che le altre persone si offendessero. Non era facile e nemmeno piacevole, ma faceva parte del suo lavoro.
- Sposto tutto più avanti ?
- Sì. Vedi tu quando.
- D'accordo.
Baker spense l'interfono e guardò l'orologio: le quattro meno un quarto. Speriamo che sia ancora a casa, si disse. Prese il telefono e compose un numero che conosceva a memoria. Rispose una voce d'uomo.
- Sì ?
- Vermont a South Dakota - disse Baker.
- Sono io.
- Ho deciso. E' per mercoledì.
- Va bene.
- E' arrivato il pacco ? - chiese Baker.
- E' arrivato.
- Perfetto.

* * * * *
Alle quattro e dieci Ben era ancora nello studio intento a lavorare con l’aiuto di Pico. La sede della Atlantic Trust non era lontana e poteva arrivarci a piedi in meno di un quarto d'ora. Era nel bel mezzo di una relazione quando il telefono squillò.
- Agenzia Wallace.
- Il signor Ben Wallace ? - chiese una voce d'uomo.
- Sono io.
- Sono Christian Laettner.
- Signor Laettner, buongiorno ! Stavo giusto preparandomi per venire da voi.
- C'è un piccolo contrattempo - disse l'uomo con voce stanca.
- L'appuntamento è rinviato ?
- No. E' che non mi sento molto bene e stamattina non sono andato in ufficio. Sono a casa mia, ma preferisco non rimandare. Potete venire da me, anzichè in Banca ?
- Certo. Non c'è problema. Datemi l'indirizzo.
- Dunleavy Road 59.
- Ma è fuori città... - scappò detto a Ben.
- La disturba la cosa ?
- Ho la macchina dal meccanico. In banca sarei venuto a piedi.
- Non vi preoccupate. - disse Laettner - Prendete un taxi e mettete la spesa in conto.
- D'accordo.
Ben guardò l'ora: le quattro e venticinque.
- Volete che venga subito ? - chiese.
Laettner ci pensò sopra un attimo.
- Se non vi dispiace. Non mi sento tanto in forma e preferisco levarmi il pensiero il più presto possibile.
- Allora ci vediamo fra poco.

* * * * *

Non c'era molto traffico, quel giorno. In poco più di venti minuti il taxi chiamato da Ben si lasciò alle spalle il centro della città, arrivò alla periferia nord di Bristow e svoltò in Dunleavy Road. Era quella una delle più belle zone residenziali della città, piena di ville e villette, ben distanziate tra loro e circondate da ampi giardini. Un posto per gente ricca. La strada, piuttosto stretta ma molto lunga, si snodava sinuosa partendo dall'estremità nord della città e si dirigeva per alcuni chilometri verso l'aperta campagna.
Dietro le villette si vedevano distese di campi, ora verdi ora coltivati, e boschi fitti di alberi d'alto fusto, per lo più latifoglie. Era stagione di caccia e la quiete della campagna era rotta ogni tanto da spari isolati. Ben non era mai venuto in quella zona e stava ammirando le splendide ville e gli altrettanto splendidi giardini. La numerazione era irregolare, come spesso succede nelle strade di periferia in mezzo alla campagna, ma il tassista sapeva il fatto suo e procedeva sicuro. Ben vide il numero 43, seguito dal 47 e dal 49. Poi il 55, subito dopo l'incrocio con una stradina sterrata. Probabilmente la numerazione proseguiva nella stradina. Il panorama affascinante e la giornata splendida fecero venire voglia a Ben di scendere prima per camminare un po'. Quando vide il 57 si rivolse al tassista.
- Ok, lasciatemi pure qui. Faccio due passi a piedi.
- Come volete. Sono 25 dollari.
Ben pagò la corsa, si fece dare la ricevuta e scese dall'auto. Il taxi fece una difficoltosa inversione di marcia e ritornò verso la città. Ben si guardò intorno soddisfatto, respirando avidamente l'aria pura della campagna. Che bei posti, si disse, l'ideale per un pic-nic. Se il tempo bello continua, voglio tornarci una domenica. Passerei una giornata splendida. Si incamminò lentamente e passò davanti alla cancellata del n.57. Era una bella villa, di stile antico, piuttosto piccola, ma molto ben fatta.
Sul prato davanti alla casa c'era un signore, non più giovane, seduto davanti ad un cavalletto, che dipingeva. Ben Wallace amava molto la pittura e la curiosità lo fece avvicinare ancora di più. L'uomo era piuttosto robusto, con il viso rasato e i capelli screziati di bianco. Stava dipingendo un paesaggio. Piuttosto ben fatto, a dire il vero, anche se non lo si poteva certo definire un capolavoro. In quel momento dalla boscaglia dietro alla villa si levarono due colpi di fucile ravvicinati e l'uomo voltò il capo indispettito. Evidentemente non gli piaceva la caccia, oppure teneva solamente alla propria tranquillità.
Ben vide fugacemente in viso il pittore sconosciuto ed ebbe l'impressione che gli ricordasse qualcuno. Notò anche che l'uomo portava uno strano aggeggio sull'orecchio sinistro: un apparecchio acustico, probabilmente. Ma non era proprio il caso di mettersi a fare il ficcanaso con uno sconosciuto. Ben alzò lo sguardo davanti a lui e a un centinaio di metri di distanza, proprio prima che la strada svoltasse ancora verso destra, vide la villetta successiva. Era sicuramente la numero 59, quella di Laettner. Riprese a camminare e si diresse deciso verso la villa di Laettner.

* * * * *

Christian Laettner accolse Ben indossando una vestaglia da camera marrone di seta leggera ed un foulard color crema annodato al collo. Si capiva che non stava troppo bene per via dello sguardo un po' febbricitante, ma emanava ugualmente la sua consueta forza interiore. Ben era vestito impeccabilmente, come al solito, con una camicia bianca e una cravatta blu, quasi unita.
- Accomodatevi - disse l'anziano banchiere a Ben, sedendosi a sua volta su una delle poltrone del suo studio - Preferisco stare seduto, mi stanco di meno. Uno scotch ?
- Veramente non bevo liquori.
- Un vero virtuoso.
Laettner suonò un campanello, poi si versò un mezzo bicchiere di whisky e incominciò a centellinarlo. In un attimo comparve la cameriera.
- Dite voi quello che desiderate - chiese Laettner.
- Una birra andrà benissimo.
Laettner fece un cenno alla cameriera che annuì e se ne andò.
- E' proprio bello, qui, sa ? - disse Ben con sincera ammirazione.
- La casa ?
- Anche, ma soprattutto il posto. C'è una pace incredibile, da queste parti.
- Sì. E' una zona magnifica.
- Pensate che mi sono fatto lasciare un po' prima dal taxi, solo per il piacere di guardarmi un po' attorno.
- Peccato solo che sia stagione di caccia e che ogni tanto si sentano questi orribili colpi.
- Non vi piace la caccia ?
- Non mi piace il rumore.
- Vi capisco - convenne Ben con un sorriso - A proposito, nella villa prima della vostra ho visto uno strano tizio, in giardino.
- Ah sì. Il pittore.
- E' proprio un pittore ? - chiese Ben incuriosito.
- Non so. Sono io che lo chiamo così.
- In effetti l'ho visto dipingere.
- Lo fa spesso, ma non so nulla di lui. So che si chiama Cris Webber perchè l'ho letto sulla targhetta del campanello. Ma niente altro.
- E’ arrivato da poco ? – chiese Ben.
- Neanche tanto. E qui da circa due anni. Il fatto è che è un misantropo incredibile. Sta sempre chiuso in casa, salvo qualche volta, quando è bel tempo. Allora esce in giardino e si mette a dipingere. Ma sempre senza dire mai una parola con nessuno.
- Forse è in imbarazzo perchè è sordo.
- Sì è vero. Come fate a saperlo ?
- Mi sono accorto per caso che portava l'apparecchio.
- Complimenti per lo spirito di osservazione - disse Laettner sinceramente ammirato.
- Beh, è il mio mestiere. Non esce mai fuori dalla villa ?
- Si, ogni tanto. Ma solo in macchina. Poi se ne sta giorni e giorni chiuso in casa, senza farsi vedere.
- Sempre da solo ?
- Sempre da solo.
Ben scrollò il capo.
- Probabilmente è proprio un pittore in pensione che non ha più tutte le rotelle a posto.
- Possibile - ammise Laettner.
In quel momento entrò la cameriera, con un vassoio d'argento su cui portava un boccale di birra chiara. La ragazza posò il bicchiere sul tavolino e uscì di nuovo dalla stanza. Ben prese la sua birra e incominciò a sorseggiarla con soddisfazione. Era deliziosamente fresca, con la schiuma al punto giusto e il gusto era ottimo.
- Allora, signor Laettner, parliamo di lavoro adesso.
- Giusto. Bene, ho un incarico per voi. Ma vi dico subito che è una cosa delicata.
In poche parole, col suo tipico modo di fare conciso ed esauriente, Laettner raccontò a Ben Wallace la storia di Sam Cassell. Delle sue proposte per entrare nella banca come nuovo socio, della convenienza economica della sua offerta ma anche delle sue perplessità sulla sua persona.
- Quell'uomo non mi convince, ecco tutto. Ma non posso accontentarmi di una sensazione. E' una scelta troppo importante, questa, per il futuro della nostra banca, e voglio avere qualche elemento concreto su cui basarmi, prima di decidere. Vorrei capire come ha fatto la sua fortuna. A tutti noi è capitato qualche volta di scendere a compromessi. Nel campo degli affari, sono cose che capitano. Ma c'è modo e modo. Se avesse fatto ricorso a comportamenti scorretti o addirittura illegali per arrivare al successo, non potrei mai accettarlo.
- Capisco.
- E poi - continuò Laettner - mi interessa sapere quale grado di affidabilità si può attribuire a quell'individuo come socio. Dovrà cercare di parlare con qualcuno che è stato in affari con lui e capire se è un alleato affidabile o no. Se è un tipo leale, che cerca di perseguire il bene della società o se è un lupo solitario, che tira sempre e comunque solo l'acqua al suo mulino.
Ben continuò a sorseggiare la sua birra, mentre rifletteva su quello che gli aveva detto Laettner.
- Magari - disse pensieroso - si può vedere se ha tuttora dei legami con persone poco raccomandabili, che possano ricattarlo.
- Ecco sì, anche questo può essere utile - convenne Laettner.
- Cosa potete dirmi di Cassel ? - chiese Ben - Tanto per avere una base da cui partire.
Laettner prese una piccola busta bianca che teneva nella tasca della vestaglia.
- Ecco, qui dentro c'è il poco che so. Dove è nato, quanti anni ha, dove abita, il nome della sua società finanziaria e poco altro.
Ben prese la busta senza aprirla, per delicatezza nei confronti del suo cliente. L'avrebbe fatto in ufficio.
- Tocca a voi scoprire tutto il resto - concluse Laettner - Non ci sono limiti particolari di tempo. Ma avrei piacere di sapere qualcosa già per la fine della settimana.
- Farò il possibile.
Ben uscì dallo studio e chiese alla cameriera di chiamargli un taxi. Poi si fece accompagnare al cancello e senza aspettare che l'auto arrivasse, uscì fuori sulla strada per godersi gli ultimi raggi di sole. Si incamminò lentamente verso la città e ripassò davanti alla cancellata del numero 57. Guardò dentro spinto dalla sua irrefrenabile curiosità, ma il pittore sordo non c'era più. Probabilmente era rientrato in casa. Improvvisamente gli venne in mente a chi assomigliava quel tipo, nonostante la differenza di età: a Shawn Bradley, l'attore che faceva il marito cornuto nella commedia di Nelson. Poteva sembrare suo padre.

* * * * *

Finito di cenare, Ben prese il telecomando e accese la televisione. Era appena iniziato il telegiornale. Il giornalista dallo studio stava annunciando, con la faccia seria di circostanza, un collegamento importante con la sede di Nelson.
La sensazione diffusa – stava dicendo l’inviato - è che la denuncia presentata la settimana scorsa contro il sindaco Baker non solo abbia un suo fondamento, ma rappresenti soltanto la punta dell’iceberg. Un iceberg che rischia di rivelarsi molto più grande di quanto ci si possa immaginare. Vim Baker, da parte sua, ostenta una grande tranquillità, ma sappiamo che oggi pomeriggio è stato ascoltato dal procuratore distrettuale. "
"Ci sono state dichiarazioni ufficiali, al termine del colloquio ? " - chiese l'annunciatore dallo studio centrale.
" No." - rispose l'inviato - " Il procuratore non ha voluto rilasciare commenti, anche se aveva la faccia più seria e "tirata" del solito."
" E il sindaco Baker ? "
" Vim Baker si è limitato a due parole di circostanza. Ha detto che si era trattato di un semplice incontro tra amici e che era assolutamente certo che tutto si sarebbe risolto positivamente."
" Quali saranno i prossimi sviluppi, secondo quanto si può prevedere ? " - chiese ancora lo studio centrale.
" Difficile dire " - continuò l'inviato - " Secondo alcune voci che abbiamo raccolto, il procuratore distrettuale avrebbe ordinato altri interrogatori e forse qualche perquisizione, ma sul punto non abbiamo conferme ufficiali. Certo se dovesse saltare fuori qualcosa di concreto potrebbe anche scapparci una comunicazione giudiziaria a Baker. "
" E questo tra quanti giorni ? "
" Secondo alcuni giornalisti, che ritengono fondate le accuse contro Baker, il mandato di comparizione potrebbe arrivare già per la fine di questa settimana. A voi la linea."
Il collegamento con Nelson venne chiuso e l'immagine ritornò sullo studio centrale.
"Si tratta di una vicenda che, in ogni caso, lascerà strascichi per parecchio tempo. Ringraziamo il collega di Nelson e vi promettiamo nuove notizie su questa inchiesta nel notiziario di domani. E passiamo ora alle notizie sportive”.


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