domenica 26 gennaio 2014

La tana della volpe - 7

CAP. 7 - Giovedì

Alle nove di giovedì mattina Ben aveva già raccolto tutte le informazioni che servivano su Sam Cassell, e c’era abbastanza per far balzare sulla sedia il suo cliente. Telefonò alla Atlantic Trust e chiese di Laettner. Gli rispose l'ufficio di segreteria del presidente.
- Mi dispiace - disse una voce femminile molto educata - ma il dottor Laettner non è in banca, questa mattina.
- E' nel suo studio, per caso ? - chiese Ben ricordandosi che Laettner aveva anche uno studio privato di commercialista.
- No.
- Allora dove posso rintracciarlo ?
- Non saprei. Credo che sia impegnato - disse la ragazza in tono evasivo.
Ben capì che era reticente di proposito. Forse aveva avuto istruzioni da Laettner di non disturbarlo. Ma per lui avrebbe sicuramente fatto un'eccezione.
- Senta, io mi chiamo Ben Wallace e devo parlare urgentemente con il dottor Laettner. Non ha lasciato istruzioni nel caso che io lo cercassi ?
- Aspettate - la ragazza era un tipo sveglio e capì subito la situazione. Consultò gli appunti davanti a lei e vide che effettivamente le istruzioni c'erano - Il dottor Laettner è a casa, signor Wallace, e vi prega di telefonargli. Volete il numero ?
- No grazie, ce l'ho già.
Ben posò il telefono, consultò l'agenda e fece il numero della villa. In pochi minuti Laettner fu all'apparecchio. Disse che era contento che ci fossero già delle novità e accettò di ricevere subito Ben. Era rimasto a casa più che altro per prudenza, perchè l'influenza se ne stava andando e si sentiva quasi guarito. Ben prese l'auto e partì verso la villa di Laettner.

* * * * *

Erano quasi le dieci quando Ben lasciò l'estrema periferia di Bristow e imboccò Dunleavy Road. La giornata era bella come nei giorni precedenti, ma la temperatura era leggermente più fresca. O così almeno sembrava a Ben. Era soltanto la seconda volta che andava da quelle parti, ma si sentiva un poco come se fosse a casa sua. Non c'era traffico sulla strada. Nessuna auto dietro di lui e neanche in senso inverso. Ben ne approfittò per rallentare quasi a passo d'uomo e ammirare dal finestrino le villette e i giardini intorno a lui.
Arrivato al numero 57, quello del pittore sordo, non resistette alla tentazione di sbirciare dentro. Il tizio era di nuovo lì, sempre di spalle rispetto alla strada, ma stavolta non stava dipingendo. Aveva una lunga gomma verde in mano e stava innaffiando i fiori. Improvvisamente un colpo di fucile isolato si levò dalla fitta boscaglia che si estendeva verso la collina. L'uomo voltò il capo istintivamente e Ben, quasi inconsciamente, corse con lo sguardo all'orecchio del "pittore": l'apparecchio acustico non c'era.
Che strano, pensò Ben. Forse l'aveva dimenticato in casa, eppure aveva sentito lo stesso. D'altra parte il colpo di fucile veniva da vicino ed era abbastanza forte. Ben rimise in moto l'auto e la ghiaia a lato della strada crepitò un poco sotto le gomme. L'uomo sentì il rumore e si voltò verso il cancello. Ma che razza di sordo era, quello, che ci sentiva anche senza apparecchio ? Boh, non erano affari suoi. Ben non voleva mettersi in mostra, nè rischiare di mettere in imbarazzo quel poveretto. Accelerò leggermente e proseguì senza più fermarsi verso la villa di Laettner.

* * * * *

- Vim Baker ? Cassell trafficava con Vim Baker ? - esclamò Laettner incredulo.
- Proprio lui. - confermò Ben.
- Ma guarda, ma guarda.
Ben aveva appena consegnato il suo fascicolo al vecchio presidente, che lo stava sfogliando con grande interesse. E quando era arrivato nel punto in cui Ben raccontava degli strani legami tra Sam Cassell e il sindaco di Nelson, Laettner era letteralmente impallidito.
- Sino a qualche settimana fa, la cosa non sarebbe stata particolarmente grave , - disse Ben - ma con quello che sta succedendo ora a Nelson...
- Pfui... - disse Laettner con espressione disgustata - Baker non mi piaceva per niente neppure prima.
- Cassell aveva una tecnica collaudata. Creava delle piccole società con qualche altro socio, vinceva gli appalti con il comune di Nelson e portava a termine i lavori.
- Ovviamente gli appalti erano truccati.
- Penso proprio di sì. Purtroppo in soli due giorni non ho potuto raccogliere prove in tal senso.
- Non ha importanza - borbottò Laettner.
- Quindi - continuò Ben - finiti i lavori liquidava gli altri soci e scioglieva la società, cercando di pagare i creditori il meno possibile, magari al 50 per cento. Così, pagato Baker, rimaneva ancora un bel gruzzoletto tutto per lui.
- E che gruzzoletto. Cassell ormai è un uomo ricco, molto ricco, ed è tutto frutto della truffa e dell'inganno - concluse Laettner amaramente.
- Beh, non del tutto - precisò Ben - Bisogna dare atto a quell'uomo di una notevole dose di intelligenza. Secondo la mia ricostruzione dei fatti, Cassell ha usato sistemi poco puliti solo all'inizio, per farsi le basi. Poi, una volta diventato ricco, si è dato ad affari decisamente più rispettabili.
- Sarà, ma per me non cambia molto. Un tipo così può cadere nelle vecchie abitudini da un momento all'altro. Non potrei mai fidarmi di lui – disse l'anziano presidente versandosi due dita di whisky nel bicchiere - Adesso fa la persona onesta e magari lo è anche diventato, perchè se lo può permettere. Ma alle prime difficoltà la sua vera natura verrebbe di nuovo fuori. E' inevitabile. Non potrà mai essere una persona affidabile.
- A questo punto, continuo le mie indagini ? - chiese Ben.
Laettner si passò una mano tra i capelli, perplesso.
- Potrebbe continuare, sì. Ma in realtà in cuor mio ho già deciso. Rischierebbe di essere solo lavoro inutile.
- Come volete - fece Ben.
- Sentite, facciamo così: per il momento sospendete. Io ne parlerò con gli altri soci e vedrò come la pensano. Se sono d'accordo con me lasciamo perdere tutto. Se qualcuno è di parere contrario, vedremo di farvi fare delle altre indagini.
- O.K. - convenne Ben - mi sembra ragionevole.
Laettner battè con una mano sul fascicolo che Ben gli aveva portato.
- Potete farmene altre quattro o cinque copie, di questo ?
- Sicuro.
- Allora mandatemele pure in banca. Mi sento già molto meglio e domani sarò di nuovo in ufficio.
- Le avrete in mattinata.

* * * * *

Al telegiornale di mezzogiorno esplose finalmente la notizia che tutti più o meno si aspettavano: il procuratore distrettuale aveva finalmente ottenuto dal giudice un mandato di comparizione contro il sindaco di Nelson. La notizia però non era sola. Ce n'era un altra ancora più clamorosa: Vim Baker si era reso irreperibile e nessuno sapeva dove fosse. In municipio non lo vedevano da martedì sera, e così nella sua abitazione. I poliziotti prima, e i giornalisti poi, avevano interrogato ripetutamente i suoi collaboratori d'ufficio e la sua governante, ma nessuno era in grado di dire che cosa fosse veramente successo.
Susan Elliott, la segretaria personale di Baker, fu subito interrogata circa gli ordini che Baker gli aveva impartito lunedì pomeriggio.
- Cosa vi disse esattamente ? - chiese il poliziotto.
- Di annullare tutti gli appuntamenti per il Mercoledì.
- Aveva appuntamenti importanti ?
- No, niente di particolare.
- Vi disse a quando spostarli ?
- No. Mi disse solo di spostarli a quando volevo.
- Vi sembrava alterato ?
- In che senso ?
- Gli ordini vi vennero dati di persona o con l'interfono ?
- Con l'interfono.
- Vi sembrava che la sua voce fosse alterata, diversa dal normale ?
- Direi di no.
- Era normale per Baker spostare degli appuntamenti così, all'improvviso ?
- Sì, abbastanza.
- Per tutta una giornata intera ?
- Questo succedeva più raramente, ma succedeva.
- Vi ha detto che mercoledì non si sarebbe fatto vedere in municipio ?
- No. Ma era ovvio. Nessuno di noi si aspettava di vederlo.
- E vi ha detto quando sarebbe ritornato ?
- Neppure. Ma siccome non aveva spostato anche gli appuntamenti di giovedì, pensavamo tutti che sarebbe stato assente un giorno solo.
- Avete idea di dove possa essere andato ?
- No. Non mi ha detto nulla.
- Cosa avete pensato giovedì quando non lo avete visto arrivare ?
- Ho chiesto in giro, negli uffici degli assessori, se qualcuno sapeva qualcosa.
- E cosa vi hanno detto ?
- Nessuno sapeva niente.
- Allora cosa ha fatto ?
- Ho incominciato a preoccuparmi. Ho pensato che non stesse bene e ho telefonato a casa.
- Lo ha trovato ?
- No. C'era solo la sua governante, la signora Dumars.
- E cosa vi ha detto ?
- Che non sapeva niente nemmeno lei, perchè era da martedì sera che non lo vedeva.
- E allora avete avvertito la polizia ?
- Esatto.
- Bene, per il momento potete andare. Se sarà necessario vi richiameremo noi.
- Grazie.
Anche Josephine Dumars, la governante-cameriera di Vim Baker, non ne sapeva molto di più.
- Quando avete visto Baker per l'ultima volta ?
- Martedì sera.
- Vi sembrava alterato ?
- Come, scusi ?
- Vi sembrava strano ? Preoccupato ?
- Il signor Baker era spesso preoccupato.
- Cosa vi ha detto ?
- Che l'indomani mi avrebbe lasciato la giornata libera.
- Qual era normalmente la vostra giornata libera ?
- Il venerdì.
- Non vi siete stupita che vi desse un giorno in più ?
- No, perchè si trattava solo di uno scambio.
- In che senso ?
- Il signor Baker mi ha detto che quel venerdì avrebbe avuto bisogno di me. Perciò mi lasciava libero il mercoledì per non farmi perdere la giornata di riposo.
- E voi avete accettato ?
La donna si strinse nelle spalle.
- Per me un giorno vale l'altro.
- Vi ha detto dove sarebbe andato ?
- No. Non me lo diceva quasi mai.
- Quando siete tornata voi alla villa ?
- Mercoledi sera.
- Cosa avete trovato.
- Niente. Il signor Baker non c'era.
- Non vi ha lasciato un messaggio ?
- No, e questo mi ha stupita un poco.
- Perchè ?
- In genere il signor Baker aveva l'abitudine di lasciarmi dei messaggi, anche brevi. Non sempre però.
- E allora cosa avete pensato ?
- Che si fosse semplicemente dimenticato.
- Quando avete incominciato a preoccuparvi ?
- Giovedì mattina. Quando mi ha telefonato la signorina Elliott dall'ufficio.
- Avete idea di dove possa essere andato il signor Baker.
- No, nessuna.
Il poliziotto sospirò. Nessuno che sapesse niente.
- O.K., per il momento è tutto. Tenetevi a disposizione.
- Sì, signore.
Anche se la polizia non aveva tracce precise da seguire, nessuno poteva avere dei dubbi su quello che era successo: Vim Baker era scappato. In circostanze normali si poteva pensare ad altro, a un incidente o a un rapimento. Ma non in un caso come quello. Con le indagini già in corso e il mandato di comparizione emesso il mattino stesso, quello che era successo era fin troppo evidente: Baker aveva percepito il pericolo ed era fuggito per evitare l'arresto.
Ma quando se ne era andato, esattamente ? E con quale mezzo ? E dove poteva trovarsi ora ? Tutte domande senza risposta, dicevano i cronisti che avevano parlato con la polizia. Comunque la macchina della legge si era messa in moto con tutta la forza della sua organizzazione. Tutti i poliziotti della regione erano in stato di allerta. Avevano messo posti di blocco alle strade, controllato i mezzi pubblici di trasporto, interrogato gli impiegati delle biglietterie ferroviarie, aeree e degli autobus, verificato le navi in partenza, messo in allarme i loro informatori. Era una caccia all'uomo in piena regola, quella, e tutti erano convinti che la preda, trattandosi oltretutto di una preda famosa, non avrebbe potuto avere scampo. Era solo una questione di tempo, poi anche Vim Baker sarebbe caduto nella rete.

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