CAP. 7 - Giovedì
Alle
nove di giovedì mattina Ben aveva già raccolto tutte le
informazioni che servivano su Sam Cassell, e c’era abbastanza per
far balzare sulla sedia il suo cliente. Telefonò alla Atlantic
Trust e chiese di Laettner. Gli rispose l'ufficio di
segreteria del presidente.
- Mi
dispiace - disse una voce femminile molto educata - ma il dottor
Laettner non è in banca, questa mattina.
- E' nel
suo studio, per caso ? - chiese Ben ricordandosi che Laettner
aveva anche uno studio privato di commercialista.
- No.
- Allora
dove posso rintracciarlo ?
- Non
saprei. Credo che sia impegnato - disse la ragazza in tono
evasivo.
Ben capì
che era reticente di proposito. Forse aveva avuto istruzioni
da Laettner di non disturbarlo. Ma per lui avrebbe sicuramente
fatto un'eccezione.
- Senta,
io mi chiamo Ben Wallace e devo parlare urgentemente con il dottor
Laettner. Non ha lasciato istruzioni nel caso che io lo
cercassi ?
-
Aspettate - la ragazza era un tipo sveglio e capì subito
la situazione. Consultò gli appunti davanti a lei e vide
che effettivamente le istruzioni c'erano - Il dottor Laettner è a
casa, signor Wallace, e vi prega di telefonargli. Volete il numero ?
- No
grazie, ce l'ho già.
Ben posò
il telefono, consultò l'agenda e fece il numero della villa. In
pochi minuti Laettner fu all'apparecchio. Disse che era contento che
ci fossero già delle novità e accettò di ricevere subito Ben.
Era rimasto a casa più che altro per prudenza, perchè
l'influenza se ne stava andando e si sentiva quasi guarito. Ben
prese l'auto e partì verso la villa di Laettner.
* * * * *
Erano
quasi le dieci quando Ben lasciò l'estrema periferia di Bristow
e imboccò Dunleavy Road. La giornata era bella come nei
giorni precedenti, ma la temperatura era leggermente più fresca.
O così almeno sembrava a Ben. Era soltanto la seconda volta che
andava da quelle parti, ma si sentiva un poco come se fosse a casa
sua. Non c'era traffico sulla strada. Nessuna auto dietro di lui
e neanche in senso inverso. Ben ne approfittò per rallentare
quasi a passo d'uomo e ammirare dal finestrino le villette e i
giardini intorno a lui.
Arrivato
al numero 57, quello del pittore sordo, non resistette alla
tentazione di sbirciare dentro. Il tizio era di nuovo lì, sempre di
spalle rispetto alla strada, ma stavolta non stava dipingendo.
Aveva una lunga gomma verde in mano e stava innaffiando i fiori.
Improvvisamente un colpo di fucile isolato si levò dalla fitta
boscaglia che si estendeva verso la collina. L'uomo voltò il
capo istintivamente e Ben, quasi inconsciamente, corse con lo
sguardo all'orecchio del "pittore": l'apparecchio acustico
non c'era.
Che
strano, pensò Ben. Forse l'aveva dimenticato in casa, eppure
aveva sentito lo stesso. D'altra parte il colpo di fucile
veniva da vicino ed era abbastanza forte. Ben rimise in moto
l'auto e la ghiaia a lato della strada crepitò un poco sotto le
gomme. L'uomo sentì il rumore e si voltò verso il cancello. Ma
che razza di sordo era, quello, che ci sentiva anche senza
apparecchio ? Boh, non erano affari suoi. Ben non voleva mettersi
in mostra, nè rischiare di mettere in imbarazzo quel poveretto.
Accelerò leggermente e proseguì senza più fermarsi verso la
villa di Laettner.
* * * * *
- Vim
Baker ? Cassell trafficava con Vim Baker ? - esclamò Laettner
incredulo.
- Proprio
lui. - confermò Ben.
- Ma
guarda, ma guarda.
Ben
aveva appena consegnato il suo fascicolo al vecchio
presidente, che lo stava sfogliando con grande interesse. E
quando era arrivato nel punto in cui Ben raccontava degli strani
legami tra Sam Cassell e il sindaco di Nelson, Laettner era
letteralmente impallidito.
- Sino a
qualche settimana fa, la cosa non sarebbe stata
particolarmente grave , - disse Ben - ma con quello che sta
succedendo ora a Nelson...
- Pfui...
- disse Laettner con espressione disgustata - Baker non mi piaceva
per niente neppure prima.
- Cassell
aveva una tecnica collaudata. Creava delle piccole società con
qualche altro socio, vinceva gli appalti con il comune di Nelson
e portava a termine i lavori.
-
Ovviamente gli appalti erano truccati.
- Penso
proprio di sì. Purtroppo in soli due giorni non ho potuto
raccogliere prove in tal senso.
- Non ha
importanza - borbottò Laettner.
- Quindi -
continuò Ben - finiti i lavori liquidava gli altri soci e
scioglieva la società, cercando di pagare i creditori il
meno possibile, magari al 50 per cento. Così, pagato Baker,
rimaneva ancora un bel gruzzoletto tutto per lui.
- E che
gruzzoletto. Cassell ormai è un uomo ricco, molto ricco, ed è
tutto frutto della truffa e dell'inganno - concluse Laettner
amaramente.
- Beh, non
del tutto - precisò Ben - Bisogna dare atto a quell'uomo di una
notevole dose di intelligenza. Secondo la mia ricostruzione dei
fatti, Cassell ha usato sistemi poco puliti solo all'inizio, per
farsi le basi. Poi, una volta diventato ricco, si è dato ad
affari decisamente più rispettabili.
- Sarà,
ma per me non cambia molto. Un tipo così può cadere nelle
vecchie abitudini da un momento all'altro. Non potrei mai fidarmi
di lui – disse l'anziano presidente versandosi due dita di whisky
nel bicchiere - Adesso fa la persona onesta e magari lo è anche
diventato, perchè se lo può permettere. Ma alle prime difficoltà
la sua vera natura verrebbe di nuovo fuori. E' inevitabile. Non
potrà mai essere una persona affidabile.
- A questo
punto, continuo le mie indagini ? - chiese Ben.
Laettner
si passò una mano tra i capelli, perplesso.
- Potrebbe
continuare, sì. Ma in realtà in cuor mio ho già deciso.
Rischierebbe di essere solo lavoro inutile.
- Come
volete - fece Ben.
- Sentite,
facciamo così: per il momento sospendete. Io ne parlerò con gli
altri soci e vedrò come la pensano. Se sono d'accordo con me
lasciamo perdere tutto. Se qualcuno è di parere contrario, vedremo
di farvi fare delle altre indagini.
- O.K. -
convenne Ben - mi sembra ragionevole.
Laettner
battè con una mano sul fascicolo che Ben gli aveva portato.
- Potete
farmene altre quattro o cinque copie, di questo ?
- Sicuro.
- Allora
mandatemele pure in banca. Mi sento già molto meglio e domani
sarò di nuovo in ufficio.
- Le
avrete in mattinata.
* * * * *
Al
telegiornale di mezzogiorno esplose finalmente la notizia che tutti
più o meno si aspettavano: il procuratore distrettuale aveva
finalmente ottenuto dal giudice un mandato di comparizione contro
il sindaco di Nelson. La notizia però non era sola. Ce n'era un
altra ancora più clamorosa: Vim Baker si era reso irreperibile e
nessuno sapeva dove fosse. In municipio non lo vedevano da martedì
sera, e così nella sua abitazione. I poliziotti prima, e i
giornalisti poi, avevano interrogato ripetutamente i suoi
collaboratori d'ufficio e la sua governante, ma nessuno era in
grado di dire che cosa fosse veramente successo.
Susan
Elliott, la segretaria personale di Baker, fu subito
interrogata circa gli ordini che Baker gli aveva impartito
lunedì pomeriggio.
- Cosa vi
disse esattamente ? - chiese il poliziotto.
- Di
annullare tutti gli appuntamenti per il Mercoledì.
- Aveva
appuntamenti importanti ?
- No,
niente di particolare.
- Vi
disse a quando spostarli ?
- No. Mi
disse solo di spostarli a quando volevo.
- Vi
sembrava alterato ?
- In che
senso ?
- Gli
ordini vi vennero dati di persona o con l'interfono ?
- Con
l'interfono.
- Vi
sembrava che la sua voce fosse alterata, diversa dal normale ?
- Direi
di no.
- Era
normale per Baker spostare degli appuntamenti così,
all'improvviso ?
- Sì,
abbastanza.
- Per
tutta una giornata intera ?
- Questo
succedeva più raramente, ma succedeva.
- Vi ha
detto che mercoledì non si sarebbe fatto vedere in municipio ?
- No. Ma
era ovvio. Nessuno di noi si aspettava di vederlo.
- E vi ha
detto quando sarebbe ritornato ?
- Neppure.
Ma siccome non aveva spostato anche gli appuntamenti di giovedì,
pensavamo tutti che sarebbe stato assente un giorno solo.
- Avete
idea di dove possa essere andato ?
- No. Non
mi ha detto nulla.
- Cosa
avete pensato giovedì quando non lo avete visto arrivare ?
- Ho
chiesto in giro, negli uffici degli assessori, se qualcuno sapeva
qualcosa.
- E cosa
vi hanno detto ?
- Nessuno
sapeva niente.
- Allora
cosa ha fatto ?
- Ho
incominciato a preoccuparmi. Ho pensato che non stesse bene e ho
telefonato a casa.
- Lo ha
trovato ?
- No.
C'era solo la sua governante, la signora Dumars.
- E cosa
vi ha detto ?
- Che non
sapeva niente nemmeno lei, perchè era da martedì sera che non lo
vedeva.
- E allora
avete avvertito la polizia ?
- Esatto.
- Bene,
per il momento potete andare. Se sarà necessario vi richiameremo
noi.
- Grazie.
Anche
Josephine Dumars, la governante-cameriera di Vim Baker, non ne
sapeva molto di più.
- Quando
avete visto Baker per l'ultima volta ?
- Martedì
sera.
- Vi
sembrava alterato ?
- Come,
scusi ?
- Vi
sembrava strano ? Preoccupato ?
- Il
signor Baker era spesso preoccupato.
- Cosa vi
ha detto ?
- Che
l'indomani mi avrebbe lasciato la giornata libera.
- Qual era
normalmente la vostra giornata libera ?
- Il
venerdì.
- Non vi
siete stupita che vi desse un giorno in più ?
- No,
perchè si trattava solo di uno scambio.
- In che
senso ?
- Il
signor Baker mi ha detto che quel venerdì avrebbe avuto bisogno di
me. Perciò mi lasciava libero il mercoledì per non farmi perdere
la giornata di riposo.
- E voi
avete accettato ?
La donna
si strinse nelle spalle.
- Per me
un giorno vale l'altro.
- Vi ha
detto dove sarebbe andato ?
- No. Non
me lo diceva quasi mai.
- Quando
siete tornata voi alla villa ?
-
Mercoledi sera.
- Cosa
avete trovato.
- Niente.
Il signor Baker non c'era.
- Non vi
ha lasciato un messaggio ?
- No, e
questo mi ha stupita un poco.
- Perchè
?
- In
genere il signor Baker aveva l'abitudine di lasciarmi dei messaggi,
anche brevi. Non sempre però.
- E allora
cosa avete pensato ?
- Che si
fosse semplicemente dimenticato.
- Quando
avete incominciato a preoccuparvi ?
- Giovedì
mattina. Quando mi ha telefonato la signorina Elliott
dall'ufficio.
- Avete
idea di dove possa essere andato il signor Baker.
- No,
nessuna.
Il
poliziotto sospirò. Nessuno che sapesse niente.
- O.K.,
per il momento è tutto. Tenetevi a disposizione.
- Sì,
signore.
Anche se
la polizia non aveva tracce precise da seguire, nessuno poteva
avere dei dubbi su quello che era successo: Vim Baker era
scappato. In circostanze normali si poteva pensare ad altro, a un
incidente o a un rapimento. Ma non in un caso come quello. Con le
indagini già in corso e il mandato di comparizione emesso il mattino
stesso, quello che era successo era fin troppo evidente: Baker
aveva percepito il pericolo ed era fuggito per evitare l'arresto.
Ma quando
se ne era andato, esattamente ? E con quale mezzo ? E dove poteva
trovarsi ora ? Tutte domande senza risposta, dicevano i
cronisti che avevano parlato con la polizia. Comunque la macchina
della legge si era messa in moto con tutta la forza della sua
organizzazione. Tutti i poliziotti della regione erano in stato
di allerta. Avevano messo posti di blocco alle strade,
controllato i mezzi pubblici di trasporto, interrogato gli
impiegati delle biglietterie ferroviarie, aeree e degli autobus,
verificato le navi in partenza, messo in allarme i loro informatori.
Era una caccia all'uomo in piena regola, quella, e tutti erano
convinti che la preda, trattandosi oltretutto di una preda
famosa, non avrebbe potuto avere scampo. Era solo una questione di
tempo, poi anche Vim Baker sarebbe caduto nella rete.
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