domenica 16 febbraio 2014

La tana della volpe - 10

CAP. 10 - Lunedì


Alle nove di lunedì mattina Ben Wallace entrò nel palazzo della polizia di Bristow, si fece ricevere da Vernon Fleming, il capo supremo che conosceva da parecchi anni, e gli chiese un favore. Fleming rimase un po' perplesso dalla sua richiesta, ma visto che non si trattava di nulla di particolarmente delicato, decise di accontentarlo.
Ben lo ringraziò caldamente e scese subito nell'archivio sotterraneo in compagnia di un agente. Era un ragazzo giovane, arruolato da poco, e non lo conosceva, ma l'autorizzazione di Fleming sistemava tutto. Giunti al secondo piano sotto terra, percorsero un lungo corridoio dal quale si aprivano vari stanzoni, ognuno dei quali raccoglieva i diversi tipi di materiale archiviato.
Il giovane agente camminava a passo spedito, ma Ben gli teneva dietro senza difficoltà. Era eccitatissimo all'idea di poter verificare se aveva colto nel segno. A un certo punto l'agente si fermò ed entrò in una stanza un po' più piccola delle altre, occupata da numerosi computer. La tecnologia elettronica faceva passi da gigante ed in molti casi era di grande utilità alla polizia. Per esempio per l'archiviazione delle impronte digitali.
Niente più schedari pieni di foto e riproduzioni, ingombranti da archiviare e difficili da consultare. Adesso le immagini erano state digitalizzate e inserite nella memoria del computer centrale. Bastava sedersi davanti a un terminale e richiamare le impronte digitali della persona desiderata: il computer le avrebbe visualizzate e poi, se necessario, stampate. Se invece si avevano le impronte ma non si conosceva il nome della persona, un apposito programma era in grado di analizzare graficamente tutte le curve presenti in memoria e selezionare automaticamente quelle simili, per facilitare l'identificazione.
Il giovane agente scortò Ben Wallace, che lo sovrastava di almeno venti centimetri, fino ad un terminale acceso e vi si sedette davanti. Digitò la parola chiave di accesso ed entrò nel programma di interrogazione.
- Che tipo di ricerca dovete fare, signor Wallace ? - chiese gentilmente.
- Ehm... - borbottò Ben - Potrei usare io il computer ?
- No, è proibito. E poi non credo che sappiate usare il programma.
- Credo che me la caverei lo stesso.
- Comunque non si può. Voi mi dite di cosa avete bisogno e io vi faccio la ricerca.
Accidenti ai regolamenti, si disse Ben, e accidenti agli agenti appena assunti che pretendeva di rispettarli. Ben aveva cercato di fare in modo che nessuno sapesse. Anche a Fleming non aveva detto esattamente quello che cercava. Ma adesso rischiava di diventare tutto inutile. Poteva sperare che l'agente che lo accompagnava non avrebbe poi riferito tutto al suo capitano ? Figuriamoci !
- Allora, di che tipo di ricerca avete bisogno ? - chiese ancora il ragazzo. Ben sospirò e si arrese.
- Il nominativo ce l'ho già. Voglio sapere se è inserito nel vostro archivio.
- Vediamo subito - Il giovane agente schiacciò alcuni tasti e la videata si fece di un bel colore azzurro pallido. Il cursore era inserito in un campo predefinito e lampeggiava aspettando istruzioni.
- Cognome ? - chiese il ragazzo.
- Baker - rispose Ben.
- Nome ?
- Vim.
- Vin, come Vincent ?
- No. Vim, con la M.
- Che strano nome.
E che imbranato che sei tu, pensò Ben, non sai neanche chi è Vim Baker. Forse è talmente imbranato che non si accorge di niente.
- Residenza ?
- Nelson.
Un lampo passò negli occhi dell'agente che aveva finalmente realizzato. Ben se ne accorse e si rassegnò all'inevitabile.
- Ma è il sindaco ! Quello ricercato !
- Proprio lui - disse Ben annuendo - Avete le sue impronte ?
- Certo ! La polizia di Nelson ce le ha passate qualche giorno fa e sono già state inserite in memoria.
Il ragazzo schiacciò il tasto di invio e in pochi secondi il video venne riempito da un fitto reticolo di linee. Lo schermo era diviso in tre settori. In alto a sinistra c'era la foto di Vim Baker. Più a destra nome, cognome, indirizzo e alcune note di commento. Infine nella fascia più grande, in basso, c'era la riproduzione grafica delle sue impronte digitali. Ben guardò il video affascinato.
- Si può stampare questa roba ? - chiese.
- Certamente.
L'agente schiacciò ancora dei tasti e la stampante lì vicino incominciò a ronzare lievemente. Dieci minuti dopo, Ben Wallace usciva soddisfatto dal palazzo della polizia di Bristow con tre ottime stampe nella cartella.
Giunto a casa, con il cuore in subbuglio per l’eccitazione, Ben provò subito a confrontare le impronte stampate al computer con quelle che aveva rilevato la sera prima: combaciavano perfettamente. Si concesse un urlo di esultanza, come un cestista che segni il canestro decisivo. Adesso si trattava di giocare al meglio le proprie carte. E non sarebbe stato facile.

* * * * *

L'automobile si fermò proprio davanti al cancello della villa che portava il numero 57 di Dunleavy Road. Ben aprì la portiera e scese, imprecando ad alta voce. Andò fino al cofano, lo sollevò e incominciò a trafficare con il motore. Con la coda dell'occhio guardò verso il giardino, ma non vide nessuno. D'altra parte non si aspettava tanta fortuna. Continuò a trafficare per qualche minuto, poi, sempre borbottando come si conviene ad un automobilista in "panne", si avvicinò al cancello e guardò dentro. Nessuno in vista. Andò al campanello e suonò.
Speriamo che abbia addosso l'apparecchio, si disse ridacchiando Ben, o meglio, che si comporti come se l'avesse, dato che proprio non ne ha bisogno. Ben lasciò passare un paio di minuti, poi suonò di nuovo, questa volta in modo un po' più prolungato. Non poteva non sentire, quell'individuo. Infatti, passarono trenta secondi e l'uomo uscì dalla casa.
- Scusate se vi disturbo - urlò Ben da dietro il cancello - Ma mi si è fermata la macchina.
- Come ? - chiese l'uomo avvicinandosi. Si era messo l'apparecchio acustico e cercava evidentemente di rispettare il suo ruolo.
- Dicevo che mi si è bloccata l'auto proprio qui davanti. - disse Ben a voce alta - Non so che cos'abbia, ma non parte più.
- Io non me ne intendo - disse l'uomo con tono diffidente.
- Neanch'io. Vorrei solo fare una telefonata perchè vengano a prendermi - disse Ben con il suo sorriso più disarmante.
- Non avete il telefonino ?
Ben scrollò il capo in segno di diniego. L'uomo non aveva nessuna voglia di fare entrare Ben, ma non poteva neanche comportarsi in modo troppo scortese, se voleva evitare complicazioni.
- Se mi lasciate entrare un attimo, faccio solo la telefonata e poi tolgo il disturbo - insistette Ben.
- Va bene, va bene, entrate - borbottò l'uomo.
Adesso che lo vedeva bene da vicino, Ben non aveva più dubbi: nonostante i piccoli camuffamenti era proprio lui. Aveva tagliato gli splendidi baffi e si era messo un parrucchino tendente al grigio per coprire la calvizie e simulare un'età un po' più avanzata. Inoltre portava l'apparecchio acustico anche se ci sentiva benissimo. Ma era lui ! L'uomo aprì il cancello e lo fece entrare, poi si diresse con passo deciso verso la casa. Ben lo seguiva tranquillo, con la mano destra infilata nella tasca della giacca, pronto ad agire. L'uomo entrò nella casa, con Ben sempre dietro, e si diresse verso un mobile scuro appoggiato contro la parete di destra dell'ingresso. Sul mobile era appoggiato un telefono.
- Ecco - disse - se volete telefonare...
Ben annuì, stringendo nervosamente l'oggetto che teneva in mano. Erano vicinissimi, era il momento di agire.
- Signor Baker - disse all'improvviso.
L'uomo sussultò, come colpito da una frustata, ma Ben era pronto e non gli diede la possibilità di reagire. Estrasse fulmineamente la bomboletta spray dalla tasca destra e la spruzzò con decisione sul viso del suo ospite. Vim Baker non ebbe neanche il tempo di capire cosa gli stesse succedendo, perchè il narcotico era potentissimo. Annaspò per un attimo, roteando scompostamente le braccia intorno a sè, poi crollò al suolo, afflosciandosi come un sacco vuoto.
Ben rimase un attimo a guardare la sua "preda" con un sorriso di soddisfazione. Era andata ! E senza dover ricorrere alla violenza, proprio come piaceva a lui. Con gesti lenti e tranquilli, prese un oggetto metallico dalla tasca interna della giacca, si avvicinò al corpo esanime di Vim Baker e lo ammanettò, agganciandolo anche alla maniglia del mobile, per maggior sicurezza. Quindi si avvicinò al telefono e fece un numero che conosceva a memoria.
- Polizia di Bristow - disse la voce del centralinista di turno.
- Vorrei parlare con i capitano Fleming - disse Ben.
- Chi parla ?
- Sono Ben Wallace, l’investigatore privato. Mi conosce.
- Il capitano è impegnato, in questo momento.
- Ho notizie importantissime per lui. Ditegli di liberarsi.
- Non so se posso... - disse l'agente impacciato.
Oddio, pensò Ben, un altro novellino imbranato.
- Ditegli che ho notizie fresche su Vim Baker.
- Baker ? Il sindaco di Nelson ? - fece l'agente eccitato.
- Proprio lui.
- Vi chiamo subito il capitano Fleming.
- Ecco bravo, così va meglio.
Mezzo minuto dopo il capitano Fleming era all'apparecchio.
- Signor Wallace, accidenti, cos’è questa storia ? – disse un po’ seccato - Ero in riunione.
- Che tipo di riunione ? - chiese Ben con un sorriso. Aveva l'asso di briscola in mano e poteva anche permettersi di divertirsi un po'.
- Stavamo facendo il punto sul caso Baker.
- Bene, allora potete anche annullarla. Il caso Baker è risolto.
- Mi prendete in giro ?
- No, assolutamente. L'inafferrabile signor Baker è qui con me. E vi assicuro che non ha nessuna intenzione di scappare.
- Si è costituito ?
- No. Sono io che l'ho "beccato". E' qui, narcotizzato e ammanettato e non sembra proprio in condizione di squagliarsela.
Vernon Fleming restò un attimo in silenzio, come per rendersi ben conto di quello che Ben Wallace gli stava dicendo.
- Ma dove vi trovate adesso ? - chiese infine.
- Più vicino di quanto possiate pensare.
- Non sarete mica a Bristow, per caso ?
- Proprio così.
- Incredibile ! - disse Fleming che non riusciva ancora a crederci - Lo cercavamo per mezza America e ce l'avevamo qui sotto il naso.
- A volte succede.
- Dove siete esattamente ?
- Conoscete Dunleavy Road ? E’ una stradina di campagna alla periferia nord.
- Sì, so dov'è.
- E' pieno di ville. Quella di Baker è al numero 57.
- Non muovetevi da lì. Veniamo subito noi.
- Fate pure con comodo - rispose Ben con un sorriso - Ormai la volpe non scappa più.


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