CAP. 10 - Lunedì
Alle nove
di lunedì mattina Ben Wallace entrò nel palazzo della polizia di
Bristow, si fece ricevere da Vernon Fleming, il capo supremo che
conosceva da parecchi anni, e gli chiese un favore. Fleming rimase un
po' perplesso dalla sua richiesta, ma visto che non si trattava di
nulla di particolarmente delicato, decise di accontentarlo.
Ben lo
ringraziò caldamente e scese subito nell'archivio sotterraneo in
compagnia di un agente. Era un ragazzo giovane, arruolato da poco,
e non lo conosceva, ma l'autorizzazione di Fleming sistemava tutto.
Giunti al secondo piano sotto terra, percorsero un lungo
corridoio dal quale si aprivano vari stanzoni, ognuno dei
quali raccoglieva i diversi tipi di materiale archiviato.
Il
giovane agente camminava a passo spedito, ma Ben gli teneva
dietro senza difficoltà. Era eccitatissimo all'idea di poter
verificare se aveva colto nel segno. A un certo punto l'agente si
fermò ed entrò in una stanza un po' più piccola delle altre,
occupata da numerosi computer. La tecnologia elettronica faceva
passi da gigante ed in molti casi era di grande utilità alla
polizia. Per esempio per l'archiviazione delle impronte digitali.
Niente
più schedari pieni di foto e riproduzioni, ingombranti da
archiviare e difficili da consultare. Adesso le immagini erano
state digitalizzate e inserite nella memoria del computer centrale.
Bastava sedersi davanti a un terminale e richiamare le impronte
digitali della persona desiderata: il computer le avrebbe
visualizzate e poi, se necessario, stampate. Se invece si avevano
le impronte ma non si conosceva il nome della persona, un
apposito programma era in grado di analizzare graficamente
tutte le curve presenti in memoria e selezionare
automaticamente quelle simili, per facilitare l'identificazione.
Il
giovane agente scortò Ben Wallace, che lo sovrastava di almeno venti
centimetri, fino ad un terminale acceso e vi si sedette davanti.
Digitò la parola chiave di accesso ed entrò nel programma di
interrogazione.
- Che
tipo di ricerca dovete fare, signor Wallace ? - chiese
gentilmente.
- Ehm...
- borbottò Ben - Potrei usare io il computer ?
- No, è
proibito. E poi non credo che sappiate usare il programma.
- Credo
che me la caverei lo stesso.
- Comunque
non si può. Voi mi dite di cosa avete bisogno e io vi faccio la
ricerca.
Accidenti
ai regolamenti, si disse Ben, e accidenti agli agenti appena
assunti che pretendeva di rispettarli. Ben aveva cercato di fare in
modo che nessuno sapesse. Anche a Fleming non aveva detto
esattamente quello che cercava. Ma adesso rischiava di diventare
tutto inutile. Poteva sperare che l'agente che lo accompagnava
non avrebbe poi riferito tutto al suo capitano ? Figuriamoci !
- Allora,
di che tipo di ricerca avete bisogno ? - chiese ancora il
ragazzo. Ben sospirò e si arrese.
- Il
nominativo ce l'ho già. Voglio sapere se è inserito nel vostro
archivio.
- Vediamo
subito - Il giovane agente schiacciò alcuni tasti e la videata si
fece di un bel colore azzurro pallido. Il cursore era inserito in
un campo predefinito e lampeggiava aspettando istruzioni.
- Cognome
? - chiese il ragazzo.
- Baker -
rispose Ben.
- Nome ?
- Vim.
- Vin,
come Vincent ?
- No. Vim,
con la M.
- Che
strano nome.
E che
imbranato che sei tu, pensò Ben, non sai neanche chi è Vim
Baker. Forse è talmente imbranato che non si accorge di niente.
-
Residenza ?
- Nelson.
Un lampo
passò negli occhi dell'agente che aveva finalmente realizzato.
Ben se ne accorse e si rassegnò all'inevitabile.
- Ma è il
sindaco ! Quello ricercato !
- Proprio
lui - disse Ben annuendo - Avete le sue impronte ?
- Certo !
La polizia di Nelson ce le ha passate qualche giorno fa e sono già
state inserite in memoria.
Il
ragazzo schiacciò il tasto di invio e in pochi secondi il video
venne riempito da un fitto reticolo di linee. Lo schermo era diviso
in tre settori. In alto a sinistra c'era la foto di Vim Baker. Più
a destra nome, cognome, indirizzo e alcune note di commento. Infine
nella fascia più grande, in basso, c'era la riproduzione grafica
delle sue impronte digitali. Ben guardò il video affascinato.
- Si può
stampare questa roba ? - chiese.
-
Certamente.
L'agente
schiacciò ancora dei tasti e la stampante lì vicino incominciò
a ronzare lievemente. Dieci minuti dopo, Ben Wallace usciva
soddisfatto dal palazzo della polizia di Bristow con tre ottime
stampe nella cartella.
Giunto a
casa, con il cuore in subbuglio per l’eccitazione, Ben provò
subito a confrontare le impronte stampate al computer con quelle che
aveva rilevato la sera prima: combaciavano perfettamente. Si
concesse un urlo di esultanza, come un cestista che segni il canestro
decisivo. Adesso si trattava di giocare al meglio le proprie carte. E
non sarebbe stato facile.
* * * * *
L'automobile
si fermò proprio davanti al cancello della villa che portava il
numero 57 di Dunleavy Road. Ben aprì la portiera e scese,
imprecando ad alta voce. Andò fino al cofano, lo sollevò e
incominciò a trafficare con il motore. Con la coda dell'occhio
guardò verso il giardino, ma non vide nessuno. D'altra parte non si
aspettava tanta fortuna. Continuò a trafficare per qualche minuto,
poi, sempre borbottando come si conviene ad un automobilista in
"panne", si avvicinò al cancello e guardò dentro.
Nessuno in vista. Andò al campanello e suonò.
Speriamo
che abbia addosso l'apparecchio, si disse ridacchiando Ben, o
meglio, che si comporti come se l'avesse, dato che proprio non ne
ha bisogno. Ben lasciò passare un paio di minuti, poi suonò di
nuovo, questa volta in modo un po' più prolungato. Non
poteva non sentire, quell'individuo. Infatti, passarono trenta
secondi e l'uomo uscì dalla casa.
- Scusate
se vi disturbo - urlò Ben da dietro il cancello - Ma mi si è
fermata la macchina.
- Come ?
- chiese l'uomo avvicinandosi. Si era messo l'apparecchio acustico
e cercava evidentemente di rispettare il suo ruolo.
- Dicevo
che mi si è bloccata l'auto proprio qui davanti. - disse Ben a voce
alta - Non so che cos'abbia, ma non parte più.
- Io non
me ne intendo - disse l'uomo con tono diffidente.
- Neanch'io.
Vorrei solo fare una telefonata perchè vengano a prendermi
- disse Ben con il suo sorriso più disarmante.
- Non
avete il telefonino ?
Ben
scrollò il capo in segno di diniego. L'uomo non aveva nessuna
voglia di fare entrare Ben, ma non poteva neanche comportarsi
in modo troppo scortese, se voleva evitare complicazioni.
- Se mi
lasciate entrare un attimo, faccio solo la telefonata e poi tolgo
il disturbo - insistette Ben.
- Va bene,
va bene, entrate - borbottò l'uomo.
Adesso
che lo vedeva bene da vicino, Ben non aveva più dubbi:
nonostante i piccoli camuffamenti era proprio lui. Aveva tagliato
gli splendidi baffi e si era messo un parrucchino tendente al
grigio per coprire la calvizie e simulare un'età un po' più
avanzata. Inoltre portava l'apparecchio acustico anche se ci sentiva
benissimo. Ma era lui ! L'uomo aprì il cancello e lo fece
entrare, poi si diresse con passo deciso verso la casa. Ben lo
seguiva tranquillo, con la mano destra infilata nella tasca della
giacca, pronto ad agire. L'uomo entrò nella casa, con Ben sempre
dietro, e si diresse verso un mobile scuro appoggiato contro
la parete di destra dell'ingresso. Sul mobile era appoggiato un
telefono.
- Ecco -
disse - se volete telefonare...
Ben
annuì, stringendo nervosamente l'oggetto che teneva in mano. Erano
vicinissimi, era il momento di agire.
- Signor
Baker - disse all'improvviso.
L'uomo
sussultò, come colpito da una frustata, ma Ben era pronto e non gli
diede la possibilità di reagire. Estrasse fulmineamente la
bomboletta spray dalla tasca destra e la spruzzò con decisione
sul viso del suo ospite. Vim Baker non ebbe neanche il tempo di
capire cosa gli stesse succedendo, perchè il narcotico era
potentissimo. Annaspò per un attimo, roteando scompostamente le
braccia intorno a sè, poi crollò al suolo, afflosciandosi come un
sacco vuoto.
Ben
rimase un attimo a guardare la sua "preda" con un sorriso
di soddisfazione. Era andata ! E senza dover ricorrere alla
violenza, proprio come piaceva a lui. Con gesti lenti e tranquilli,
prese un oggetto metallico dalla tasca interna della giacca, si
avvicinò al corpo esanime di Vim Baker e lo ammanettò,
agganciandolo anche alla maniglia del mobile, per maggior
sicurezza. Quindi si avvicinò al telefono e fece un numero
che conosceva a memoria.
- Polizia
di Bristow - disse la voce del centralinista di turno.
- Vorrei
parlare con i capitano Fleming - disse Ben.
- Chi
parla ?
- Sono Ben
Wallace, l’investigatore privato. Mi conosce.
- Il
capitano è impegnato, in questo momento.
- Ho
notizie importantissime per lui. Ditegli di liberarsi.
- Non so
se posso... - disse l'agente impacciato.
Oddio,
pensò Ben, un altro novellino imbranato.
- Ditegli
che ho notizie fresche su Vim Baker.
- Baker ?
Il sindaco di Nelson ? - fece l'agente eccitato.
- Proprio
lui.
- Vi
chiamo subito il capitano Fleming.
- Ecco
bravo, così va meglio.
Mezzo
minuto dopo il capitano Fleming era all'apparecchio.
- Signor
Wallace, accidenti, cos’è questa storia ? – disse un po’
seccato - Ero in riunione.
- Che tipo
di riunione ? - chiese Ben con un sorriso. Aveva l'asso di
briscola in mano e poteva anche permettersi di divertirsi un po'.
- Stavamo
facendo il punto sul caso Baker.
- Bene,
allora potete anche annullarla. Il caso Baker è risolto.
- Mi
prendete in giro ?
- No,
assolutamente. L'inafferrabile signor Baker è qui con me. E vi
assicuro che non ha nessuna intenzione di scappare.
- Si è
costituito ?
- No.
Sono io che l'ho "beccato". E' qui, narcotizzato e
ammanettato e non sembra proprio in condizione di squagliarsela.
Vernon
Fleming restò un attimo in silenzio, come per rendersi ben conto di
quello che Ben Wallace gli stava dicendo.
- Ma dove
vi trovate adesso ? - chiese infine.
- Più
vicino di quanto possiate pensare.
- Non
sarete mica a Bristow, per caso ?
- Proprio
così.
-
Incredibile ! - disse Fleming che non riusciva ancora a crederci -
Lo cercavamo per mezza America e ce l'avevamo qui sotto il naso.
- A volte
succede.
- Dove
siete esattamente ?
-
Conoscete Dunleavy Road ? E’ una stradina di campagna alla
periferia nord.
- Sì, so
dov'è.
- E' pieno
di ville. Quella di Baker è al numero 57.
- Non
muovetevi da lì. Veniamo subito noi.
- Fate
pure con comodo - rispose Ben con un sorriso - Ormai la volpe non
scappa più.
Nessun commento:
Posta un commento