CAP. 9 - Domenica
L'auto
percorreva pigramente Dunleavy Road, con i finestrini abbassati
per far entrare un po' d'aria fresca. Era metà mattina e il sole
splendeva già alto nel cielo sereno. A bordo Ben si stava godendo
la giornata di festa. Sul sedile posteriore era posato un piccolo
contenitore termico pieno di bibite fresche e un cesto di vimini
ricolmo di panini, dolci e frutta, oltre a un thermos con del caffè.
Le previsioni meteorologiche confermavano che da martedì sarebbe
arrivato il freddo, ma siccome il brutto tempo aveva avuto il
buon gusto di rispettare il week-end, tanto valeva approfittarne con
un bel pic-nic.
L'auto
superò la villa del pittore sordo, quella di Laettner e alcune
altre finchè si inoltrò decisamente in aperta campagna. Ben
fece ancora qualche centinaio di metri finchè, subito sulla
destra, trovò uno splendido spiazzo erboso dominato da una enorme
quercia. Posteggiò l'auto sul margine estremo della strada, in modo
da non ostacolare eventuali macchine di passaggio, e scese
stiracchiandosi. Dieci minuti dopo Ben era comodamente sdraiato su
un enorme plaid ai piedi della quercia. Aveva acceso la radio
e si stava godendo il relax sorseggiando una lattina di birra.
L’incontro
con Victoria Alexander era andato bene. L’attrice era una donna in
gamba e aveva capito subito il problema del marito, con molta
sensibilità. Ben si chiese oziosamente se sarebbero riusciti a
salvare il loro matrimonio, ma solo il tempo avrebbe potuto dare una
risposta.
La radio,
in sottofondo, stava mandando in onda un po' di buona musica rock,
inframezzata dalle solite chiacchiere del solito disk-jokey
agitato ed interrotta ogni tanto dalle notizie del giornale radio.
Adesso per esempio parlavano di nuovo della vicenda di Vim Baker,
sempre latitante, che non si riusciva a trovare da nessuna parte.
In
lontananza si sentirono due colpi secchi di fucile. La stagione di
caccia era quasi alla fine e i cacciatori approfittavano della
giornata festiva per le ultime uscite. Un pensiero improvviso si
materializzo folgorante nella sua mente. Chiuse gli occhi per
concentrarsi meglio e poi li riaprì con un gran sorriso, battendo un
gran pugno sul palmo della mano.
- Ci sono
! Ci sono ! – disse ad alta voce - Ho trovato la soluzione ! Ho
trovato Vim Baker !
Ben
ripercorse con calma il ragionamento che gli era passato per la mente
e non trovò punti deboli. Il ragionamento filava perfettamente.
Adesso però bisognava trovare le prove. Ma probabilmente gli
sarebbe bastato fare un piccolo controllo quella stessa notte per
avere quello che gli serviva.
* * * * *
Il cielo
era sereno, ma la notte era scura anche senza nubi, perchè la
luna era ridotta a una falce sottile. Quando Ben si rese conto di
essere ormai vicino al suo obbiettivo spense i fari e rallentò
notevolmente la velocità. Percorse le ultime centinaia di metri a
passo d'uomo, stando attento a fare meno rumore possibile, poi
accostò l'auto al margine della strada, spense il motore e
scese.
Ben si
guardò intorno, cercando di orientarsi tra le ombre scure delle
case e degli alberi attorno a lui. Era piuttosto buio e non si
vedeva nessuno. Le uniche luci erano quelle che venivano
dalle finestre delle poche case lì attorno. Ben restò fermo accanto
alla macchina e aspettò che gli occhi si abituassero lentamente
all'oscurità. Si era portato dietro una torcia elettrica, per ogni
evenienza, ma se fosse riuscito a farne a meno, almeno all'inizio,
sarebbe stato meglio. Dopo qualche minuto, Ben si accorse la luce
delle finestre era più che sufficiente per lui. Poteva muoversi
senza problemi tra le case, senza sbagliarsi, mentre nessuno
avrebbe potuto vedere lui, che aveva indossato abiti neri, per
mimetizzarsi meglio nel buio. Perfetto, si disse, riponendo la
torcia nella sacca di tela, anch'essa nera, che portava a tracolla.
Con una
rapida occhiata Ben individuò la casa che cercava e si incamminò
in quella direzione. La distanza era poca, ma Ben procedeva con
molta cautela, fermandosi di tanto in tanto per maggior prudenza e ci
mise una decina di minuti. Arrivato vicino alla cancellata sul
retro, si fermò di nuovo per darsi un'occhiata intorno. Nessun
segno di vita, intorno a lui. Nemmeno l'abbaiare di un cane.
Molto bene. La cancellata era letteralmente coperta di rampicanti e
in certi tratti quasi non si vedevano più le sbarre di metallo.
Ben però sapeva cosa cercare. Continuando a camminare costeggiò
lentamente la cancellata, osservando bene i segni per terra.
Ben
cercava una porticina, un passaggio nella cancellata nascosto
dal rampicante e per trovarlo non aveva che da guardare bene per
terra. Il passaggio era stato sicuramente usato negli ultimi
tempi, per cui per terra, tra il fogliame, dovevano essere rimasti
i segni di chi era entrato ed uscito. Ben percorse una ventina di
metri, poi si fermò, perche gli era sembrato di vedere per terra
i segni che cercava. Alzò gli occhi verso la cancellata e la
toccò con le mani. Era buio e non poteva certo sperare di
scoprire l'apertura a vista. Ma al tocco sì, poteva riuscirci.
Passò le mani sulla cancellata, stando attento a non pungersi con le
erbe rampicanti, finchè le dita della mano destra urtarono una
sporgenza di metallo. La toccò con tutte e due le mani e non
ebbe dubbi: era una maniglia. Ben si concesse un gesto di
esultanza. Se c'era la maniglia c'era anche la porticina, e se
c'era la porticina voleva dire che era sulla strada buona.
Ora però
doveva continuare, e qui aveva bisogno di un po' di buona
sorte, perchè doveva trovare una superficie sufficientemente
liscia. Inoltre, per fare quello che aveva in mente,
doveva necessariamente accendere la torcia. Per fortuna si trovava
sul retro della casa e il posto era completamente coperto dagli alti
alberi del bosco, che si stendeva tutto intorno a lui. Ben accese
la torcia e la puntò contro la porticina della cancellata.
Adesso la vedeva bene e vedeva anche due o tre posti lisci e
abbastanza larghi che avrebbero potuto trattenere impronte
digitali.
Posò la
torcia a terra, aprì di nuovo la sacca e ne tirò fuori alcuni
oggetti, tra cui un pennellino a setole morbide. Era
l'occorrente per rilevare le impronte digitali e, a pensarci
bene, erano almeno due mesi che non lo usava più. Ma era ancora
tutto in ordine e perfettamente funzionante. Lavorando senza fretta,
ma anche senza fermarsi mai, Ben passò in rassegna l'intera la
superficie della porticina, cercando tutte le impronte che poteva
trovare. Ce n'erano quattro o cinque abbastanza buone e lui le
rilevò una dopo l'altra. Venti minuti dopo aveva finito. Spense la
torcia, rimise tutto nella sacca di tela e ritornò zoppicando
verso la strada dove aveva lasciato l'auto. Il silenzio intorno
a lui era completo. Ben si concesse un mezzo sorriso di
soddisfazione: era andato tutto a meraviglia.
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