domenica 9 febbraio 2014

La tana della volpe - 9

CAP. 9 - Domenica


L'auto percorreva pigramente Dunleavy Road, con i finestrini abbassati per far entrare un po' d'aria fresca. Era metà mattina e il sole splendeva già alto nel cielo sereno. A bordo Ben si stava godendo la giornata di festa. Sul sedile posteriore era posato un piccolo contenitore termico pieno di bibite fresche e un cesto di vimini ricolmo di panini, dolci e frutta, oltre a un thermos con del caffè. Le previsioni meteorologiche confermavano che da martedì sarebbe arrivato il freddo, ma siccome il brutto tempo aveva avuto il buon gusto di rispettare il week-end, tanto valeva approfittarne con un bel pic-nic.
L'auto superò la villa del pittore sordo, quella di Laettner e alcune altre finchè si inoltrò decisamente in aperta campagna. Ben fece ancora qualche centinaio di metri finchè, subito sulla destra, trovò uno splendido spiazzo erboso dominato da una enorme quercia. Posteggiò l'auto sul margine estremo della strada, in modo da non ostacolare eventuali macchine di passaggio, e scese stiracchiandosi. Dieci minuti dopo Ben era comodamente sdraiato su un enorme plaid ai piedi della quercia. Aveva acceso la radio e si stava godendo il relax sorseggiando una lattina di birra.
L’incontro con Victoria Alexander era andato bene. L’attrice era una donna in gamba e aveva capito subito il problema del marito, con molta sensibilità. Ben si chiese oziosamente se sarebbero riusciti a salvare il loro matrimonio, ma solo il tempo avrebbe potuto dare una risposta.
La radio, in sottofondo, stava mandando in onda un po' di buona musica rock, inframezzata dalle solite chiacchiere del solito disk-jokey agitato ed interrotta ogni tanto dalle notizie del giornale radio. Adesso per esempio parlavano di nuovo della vicenda di Vim Baker, sempre latitante, che non si riusciva a trovare da nessuna parte.
In lontananza si sentirono due colpi secchi di fucile. La stagione di caccia era quasi alla fine e i cacciatori approfittavano della giornata festiva per le ultime uscite. Un pensiero improvviso si materializzo folgorante nella sua mente. Chiuse gli occhi per concentrarsi meglio e poi li riaprì con un gran sorriso, battendo un gran pugno sul palmo della mano.
- Ci sono ! Ci sono ! – disse ad alta voce - Ho trovato la soluzione ! Ho trovato Vim Baker !
Ben ripercorse con calma il ragionamento che gli era passato per la mente e non trovò punti deboli. Il ragionamento filava perfettamente. Adesso però bisognava trovare le prove. Ma probabilmente gli sarebbe bastato fare un piccolo controllo quella stessa notte per avere quello che gli serviva.

* * * * *

Il cielo era sereno, ma la notte era scura anche senza nubi, perchè la luna era ridotta a una falce sottile. Quando Ben si rese conto di essere ormai vicino al suo obbiettivo spense i fari e rallentò notevolmente la velocità. Percorse le ultime centinaia di metri a passo d'uomo, stando attento a fare meno rumore possibile, poi accostò l'auto al margine della strada, spense il motore e scese.
Ben si guardò intorno, cercando di orientarsi tra le ombre scure delle case e degli alberi attorno a lui. Era piuttosto buio e non si vedeva nessuno. Le uniche luci erano quelle che venivano dalle finestre delle poche case lì attorno. Ben restò fermo accanto alla macchina e aspettò che gli occhi si abituassero lentamente all'oscurità. Si era portato dietro una torcia elettrica, per ogni evenienza, ma se fosse riuscito a farne a meno, almeno all'inizio, sarebbe stato meglio. Dopo qualche minuto, Ben si accorse la luce delle finestre era più che sufficiente per lui. Poteva muoversi senza problemi tra le case, senza sbagliarsi, mentre nessuno avrebbe potuto vedere lui, che aveva indossato abiti neri, per mimetizzarsi meglio nel buio. Perfetto, si disse, riponendo la torcia nella sacca di tela, anch'essa nera, che portava a tracolla.
Con una rapida occhiata Ben individuò la casa che cercava e si incamminò in quella direzione. La distanza era poca, ma Ben procedeva con molta cautela, fermandosi di tanto in tanto per maggior prudenza e ci mise una decina di minuti. Arrivato vicino alla cancellata sul retro, si fermò di nuovo per darsi un'occhiata intorno. Nessun segno di vita, intorno a lui. Nemmeno l'abbaiare di un cane. Molto bene. La cancellata era letteralmente coperta di rampicanti e in certi tratti quasi non si vedevano più le sbarre di metallo. Ben però sapeva cosa cercare. Continuando a camminare costeggiò lentamente la cancellata, osservando bene i segni per terra.
Ben cercava una porticina, un passaggio nella cancellata nascosto dal rampicante e per trovarlo non aveva che da guardare bene per terra. Il passaggio era stato sicuramente usato negli ultimi tempi, per cui per terra, tra il fogliame, dovevano essere rimasti i segni di chi era entrato ed uscito. Ben percorse una ventina di metri, poi si fermò, perche gli era sembrato di vedere per terra i segni che cercava. Alzò gli occhi verso la cancellata e la toccò con le mani. Era buio e non poteva certo sperare di scoprire l'apertura a vista. Ma al tocco sì, poteva riuscirci. Passò le mani sulla cancellata, stando attento a non pungersi con le erbe rampicanti, finchè le dita della mano destra urtarono una sporgenza di metallo. La toccò con tutte e due le mani e non ebbe dubbi: era una maniglia. Ben si concesse un gesto di esultanza. Se c'era la maniglia c'era anche la porticina, e se c'era la porticina voleva dire che era sulla strada buona.
Ora però doveva continuare, e qui aveva bisogno di un po' di buona sorte, perchè doveva trovare una superficie sufficientemente liscia. Inoltre, per fare quello che aveva in mente, doveva necessariamente accendere la torcia. Per fortuna si trovava sul retro della casa e il posto era completamente coperto dagli alti alberi del bosco, che si stendeva tutto intorno a lui. Ben accese la torcia e la puntò contro la porticina della cancellata. Adesso la vedeva bene e vedeva anche due o tre posti lisci e abbastanza larghi che avrebbero potuto trattenere impronte digitali.
Posò la torcia a terra, aprì di nuovo la sacca e ne tirò fuori alcuni oggetti, tra cui un pennellino a setole morbide. Era l'occorrente per rilevare le impronte digitali e, a pensarci bene, erano almeno due mesi che non lo usava più. Ma era ancora tutto in ordine e perfettamente funzionante. Lavorando senza fretta, ma anche senza fermarsi mai, Ben passò in rassegna l'intera la superficie della porticina, cercando tutte le impronte che poteva trovare. Ce n'erano quattro o cinque abbastanza buone e lui le rilevò una dopo l'altra. Venti minuti dopo aveva finito. Spense la torcia, rimise tutto nella sacca di tela e ritornò zoppicando verso la strada dove aveva lasciato l'auto. Il silenzio intorno a lui era completo. Ben si concesse un mezzo sorriso di soddisfazione: era andato tutto a meraviglia.

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