Cap. 1 - Venerdì
- Non pretenderai che
ti creda, vero ? - disse il giudice Stockton, sbuffando.
- Io non “pretendo”
niente, John. Ti dico solo che è vero. - replicò Lionel Simmons
posando il bicchiere di scotch.
- Non può essere vero.
Sarebbe troppo bello ! - continuò Stockton fissando il compagno -
E poi non l’ho ancora sentito dire da nessuno.
Simmons scrollò il
capo, comprensivo. Lui stesso era rimasto di stucco quando aveva
saputo che Anthony Webb, sindaco uscente di Bristow, non si sarebbe
ricandidato di nuovo. Se lo era fatto ripetere due volte, tanto per
essere sicuro di non avere capito male. E adesso che si trovava
fronte all'incredulità di Stockton, ne prendeva atto senza
stupirsene. Anzi, provandoci addirittura un po' di innocente
soddisfazione.
- A me l’ha detto
direttamente il "boss". Quindi è vero per forza.
Il "boss"
era Rex Chapman, governatore dello Stato nonchè leader
incontrastato del loro partito a livello locale.
- Ah beh, se l’ha
detto il “boss”…
Era la tarda mattinata
di un venerdì di fine ottobre. Il tempo a Bristow era nuvoloso,
ma non troppo freddo. Nonostante l'aria un po' frizzante del
mattino, l'inverno si poteva considerare ancora lontano. John
Stockton, giudice anziano del Tribunale di Bristow, e Lionel
Simmons, consigliere di minoranza del consiglio comunale di
Bristow, stavano prendendo un drink nel silenzio ovattato dell'
"Old England Club", il circolo privato di cui erano soci.
Un posto riservato e costoso, pieno di mobili d'epoca, parquet
lucidissimi coperti da tappeti pregiati, quadri d'autore alle
pareti e morbide tende di velluto. Il tutto completato da cibo
gustoso, ottimi liquori e personale efficiente e discreto.
Quello che serviva,
insomma, per consentire alle persone importanti e facoltose di
Bristow di ritrovarsi in un ambiente esclusivo per fare buona
conversazione e bere un buon whisky in santa pace. Lontano dai
rumori della strada e da orecchie indiscrete. John Stockton si
appoggiò comodamente allo schienale della poltrona, la sua
poltrona preferita e un sorriso radioso spuntò sulle sue labbra.
- Non avrei mai pensato
che quella mezza calzetta di Webb decidesse di mollare...
Ovviamente Anthony
Webb, sindaco in carica di Bristow, non era propriamente una
mezza calzetta. Era un uomo in gamba, onesto e dinamico, stimato
da gran parte della cittadinanza. Ma era un fatto che la sua
statura era decisamente modesta, un metro e 62 centimetri appena.
Perciò per Stockton, che apparteneva al partito politico rivale,
e non aveva molta compassione, in genere, per il suo prossimo,
quella definizione offensiva era automatica e praticamente
inevitabile. Anche perchè l'onestà e la capacità amministrativa
dimostrate da Webb durante il suo mandato erano, ovviamente, uno
degli elementi che più davano lustro al partito che lo
sosteneva. E quindi diventavano il primo nemico per le prospettive
di riscossa della parte rivale. Purtroppo in politica il bene della
collettività è una gran bella cosa, ma viene sempre un po'
dopo gli interessi del proprio partito.
- Hai un’idea del
perché ? – chiese Stockton al compagno.
- Pare che ci siano
di mezzo ragioni di salute.
- Ragioni di salute ?
- disse beffardo il giudice - Probabilmente ha il sedere consumato a
furia di strisciarlo per terra, tappo com'è.
- Dai, non dire così,
John. - disse Simmons, che, nonostante la rivalità politica,
aveva almeno l'onestà di riconoscere le qualità
dell'avversario - Tutto sommato Anthony Webb non è stato male,
come sindaco.
- Pfui... Che ne
dice Rex ?
- Gli ho parlato ieri -
disse Simmons - ed era al settimo cielo. Questo è davvero un bel
colpo per il nostro partito. Se Webb si ricandidava ad aprile era
quasi sicuro della rielezione. Così invece la lotta è di nuovo
aperta.
- Più che aperta -
disse Stockton con un lampo di malizia negli occhi - Quei
presuntuosi non hanno alternative a Webb, ecco la verità. Chi
altri potrebbero candidare, al suo posto ? Robert
Pack ? Corliss Williamson ? Sono tutte
mezze figure.
- Hai ragione - disse
Simmons ridacchiando - E gli altri sono ancora peggio. Erano così
convinti di poter puntare ancora su Webb per la rielezione che non
si sono mai preoccupati di allevarsi qualcun altro abbastanza in
gamba.
Stockton rimase un
attimo a fissare il bicchiere, poi rialzò lo sguardo verso il suo
compagno.
- E... su chi punterà
il nostro partito ?
- Beh, lo sai come la
penso, io, no ? Tu sei il migliore di tutti.
- Ti ringrazio, ma non
mi basta. Bisogna che lo pensi anche il “boss”. Ne avete già
parlato ?
- Un poco.
- E... ?
Lionel Simmons bevve
un altro sorso di whisky, poi posò il bicchiere e fissò
l'amico con un sorriso intrigante.
- Forse lo sto
convincendo a candidare Te. Ti solletica la cosa, eh ?
- Adesso sì, accidenti
! Prima ci tenevo, ma fino a un certo punto, perchè a
competere con Webb c'era solo da restare con le ossa rotte. Adesso
invece...
I due amici
scoppiarono a ridere, poi John Stockton ridivenne serio.
- Di', Lionel. Ma sei
sicuro che Webb si ritirerà davvero dalla politica ?
- Cribbio, John, te
l'ho detto, no ? Ci conosciamo da tanto tempo, ormai. Ti ho mai
contato una balla ?
- Beh, qualche volta sì.
- disse Stockton con un sorrisetto beffardo. Simmons
arrossì violentemente.
- Voglio dire, John...
su cose importanti.
- Ma dai, che scherzavo.
- Ah ecco. Beh, ti
assicuro che è proprio vero. Devi credermi.
Stockton emise un
profondo sospiro. Si versò ancora del whisky e alzò il bicchiere
verso l'amico.
- Alle nostre fortune.
- Alla tua elezione -
rispose Simmons.
I due amici si
toccarono i bicchieri in segno di brindisi, poi li vuotarono con una
rapida sorsata. Il giudice restò un po' in silenzio rigirandosi
il bicchiere ormai vuoto tra le mani. Poi guardò di nuovo il suo
compagno.
- Senti, Lionel, quando
pensi che il capo deciderà il candidato finale ?
- E chi lo sa ? Sappi
comunque che io sono con te e farò di tutto per convincerlo.
- Lo so, lo so. Ma
cosa potrei fare, nel frattempo, per aumentare le mie possibilità
?
- Beh, ci vorrebbe
qualche bel caso giudiziario che ti metta in luce.
- Magari. Ma quelli non
me li posso mica fabbricare io, sai. -
replicò Stockton.
- Lo
so, John. Ci vorrebbe un po' di fortuna.
- Già.
- E poi, vacci piano con
la tua mulatta.
Questa volta fu il
turno di Stockton ad arrossire.
- Cosa c'entra Jessica ?
- Sai che un buon
candidato deve avere una vita familiare irreprensibile.
Stockton si strinse
nelle spalle.
- Quella di Jessica è
una cosa che non sa nessuno. L'ho detto solo a te, perchè di te
mi fido. Ma non lo sa nessuno, te lo giuro.
- Nemmeno Janet ?
- Nemmeno mia moglie.
- Meglio per te, ma non
farci troppo conto sopra. Fino ad ora non è stato difficile.
Tu sei un tipo importante, però, tutto sommato, non sei sotto i
riflettori. Ma prova ad immaginare cosa succederebbe se tu fossi
candidato ?
- Avrei tutti addosso,
vero ? - convenne Stockton con tono mesto.
- Tutti addosso ? Non
riusciresti nemmeno ad andare in bagno senza qualche giornalista
alle calcagna, credimi.
- Sì, hai ragione,
amico mio. Ma Janet è una tale rompiballe, che se non avessi
Jessica...
- Comunque, se speri di
farti candidare da Rex, dovresti allentare i rapporti con la tua
amante e riprenderli un po' con tua moglie.
Stockton sospirò. Era
un grosso sacrificio, ma sapeva che Simmons aveva ragione. Un po'
di facciata non guastava mai. Però, accidenti, sarebbe stata una
bella impresa.
- Sarà dura.
- Beh, vedi tu. Io
cercherò di sostenerti come sempre. E poi tu, se sarai eletto, mi
darai l'assessorato ai lavori pubblici, come ti avevo chiesto.
- Questo è ovvio,
amico mio. Ne abbiamo già parlato e non intendo rimangiarmi la
parola.
Simmons alzò gli occhi
sul grande orologio a muro che segnava le 12 e 40.
- Che ne diresti di
andare a pranzo, John ?
- Ma sì, Lionel,
andiamo. Oggi ho un'udienza alle due e mezzo e non voglio
arrivare in ritardo.
- Che roba è ?
- Un killer della
malavita che forse si è fatto pizzicare. Ma ci sono pochissime
prove a suo carico. Mi si rivolta lo stomaco solo a
pensarlo, ma temo proprio che dovrò metterlo fuori.
- Insufficienza di prove
?
- Proprio così.
- Eh, caro mio, sono
cose che succedono...
I due amici si alzarono
dalle poltrone di morbidissimo cuoio nero e si incamminarono,
chiacchierando tranquillamente, verso la sala da pranzo.
* * * * *
Terminata l'udienza,
verso le quattro, il Giudice Stockton ritornò nel suo ufficio del
Tribunale con un diavolo per capello. Sbattè il codice
processuale sulla scrivania, come per sfogarsi un po' e si mise a
guardare fuori dalla finestra. Come temeva, quel mascalzone di
Trevor Ruffin si era rivelato più furbo dei poliziotti che
l'avevano arrestato ed era riuscito a evitare la galera. Come al
solito. Stockton era fermamente convinto della sua colpevolezza.
Aveva troppa esperienza di queste cose per non essere giunto alla
conclusione più ovvia; e alla stessa conclusione, ne era
sicuro, erano giunte tutti le altre persone presenti al processo.
Ma la legge era la
legge, e lui, dopo tanti anni di tribunale, sapeva benissimo che
non poteva farci niente. Le prove erano insufficienti, ecco il
punto. Rimaneva il "ragionevole dubbio" che Ruffin
non fosse colpevole di quel delitto, che si fosse trattato di
qualcun altro. E così lui, da bravo giudice, pur con la morte nel
cuore, aveva dovuto rispettare la legge e metterlo fuori. Niente
galera per Trevor Ruffin. Assolto ancora una volta. Accidenti,
imprecò il giudice tra sè. Che potessa crepare una buona volta
all'inferno ! Con quel suo ghigno strafottente, tipico di chi è
cosciente di essere colpevole, ma si fa beffe della giustizia
perchè "sa" che la farà franca.
Stockton si tolse la
toga con gesto nervoso, aprì il mobile bar e si versò una dose
abbondante di cognac. Era un cognac francese di altissima qualità
che si faceva mandare direttamente dalla Francia, da un piccolo
produttore di provincia, e custodiva gelosamente solo per sè. Non
lo offriva mai a nessuno, perchè non voleva dividere quel nettare
divino con chicchessia. Per cui era costretto a tenerlo nascosto
in ufficio e berlo soltanto quando era da solo. Ma ne valeva la
pena. Adesso un bicchiere di quel cognac era proprio quello
che ci voleva per rimetterlo in sesto.
Un sorso abbondante di
liquore e il pensiero di Ruffin fu subito sostituito da quello,
molto più piacevole, della sua carriera politica. Ripensò a
quello che gli aveva riferito poche ore prima il suo amico Simmons,
al club, e la cosa lo rimise subito dell'umore giusto. Ormai era
venerdì sera e la settimana di lavoro era finita. Al diavolo
quel mascalzone di Ruffin e la sua assoluzione per insufficienza di
prove. Dopo le belle notizie del mattino non aveva nessun diritto di
avvelenarsi l'esistenza.
Si slacciò il
colletto della camicia, allentò il nodo della cravatta e si
sedette sulla sua poltroncina personale, rilassandosi
completamente. E la sua mente cominciò a fantasticare. John
Stockton era un uomo di quasi sessant'anni, 58 per la
precisione, dall'aspetto piuttosto giovanile. Il merito era in
gran parte dovuto all'assoluta mancanza di calvizie e al colore
ancora quasi completamente nero dei folti capelli. Colore che non
era frutto di una qualche miracolosa tintura, ma era proprio una
dote naturale. Infatti Stockton sfoggiava anche una bellissima barba,
nera anch'essa, e si sa che mentre tingere i capelli non è poi
troppo difficile, tingere la barba è tutt'altra faccenda.
Tutto ciò, unito alla
sua figura un po' robusta ma non grassa, contribuivano a dargli
quell'aspetto sano e vigoroso che lui curava molto e che gli
toglieva, nel giudizio della gente, almeno una decina d'anni.
D'altra parte, un tipo giovanile Stockton lo era davvero anche
sotto il profilo sessuale. Aveva sposato una donna un po' scialba,
Janet, principalmente per i suoi soldi, ma non aveva mai smesso
di correre dietro alla belle ragazze. E adesso che se lo poteva
permettere le sceglieva sempre più giovani e le manteneva in
appartamenti discreti, in periferia, in modo che fossero sempre
disponibili, apposta per lui.
Come Jessica, la sua
amante attuale. Un'adorabile mulatta, flessuosa come un giunco
e bollente come un vulcano, che aveva appena 22 anni. Ma Stockton
se la cavava benissimo anche con lei. Con molta cautela,
ovviamente. Stockton aveva raggiunto da oltre sei anni il grado di
presidente di sezione del Tribunale di Bristow e mai nessuno, a
parte due o tre dei suoi amici più intimi, sapeva nulla delle sue
piccole avventure. Ma loro tacevano, anche per motivi, diciamo
così, di reciproca complicità, e nessun altro ne era informato.
Non lo sapeva
sicuramente la moglie Janet, che viveva la sua vita grigia e
tranquilla tra le quattro mura del loro appartamento, salvo
qualche piccolo impegno mondano di tanto in tanto, ormai abituata
agli orari impossibili del marito. E non lo sapevano neppure gli
altri giudici, suoi colleghi ma anche rivali, visto che, in caso
contrario, non sarebbe mai riuscito fare carriera fino a quel
punto. Nemmeno i suoi amici di partito, erano informati, a parte il
suo grande amico Simmons.
Adesso Stockton,
seduto tranquillamente nel suo ufficio del Tribunale, stava
fantasticando sulla sua elezione a sindaco, nel prossimo
aprile. Sentiva che se fosse riuscito a farsi candidare avrebbe
vinto sicuramente. Se lo sentiva. Ma... come fare per farsi
candidare dal suo partito ? Il capo, Rex Chapman, era un tipo
molto chiuso e lui non era sicuramente l'unico papabile. Certo,
Lionel Simmons era dalla sua parte, e il capo dava sempre molto
peso al giudizio di Lionel. Ma non poteva solo basarsi su così
poco. Proprio una dannata situazione, si disse Stockton.
E poi, come se non
bastasse, c'era la sua immagine familiare da curare. Simmons,
ovviamente aveva ragione. Se voleva fare buona impressione
sugli elettori doveva tornare a fare la parte del "bravo
marito". Avrebbe dovuto diradare i suoi incontri con
Jessica, era inevitabile. E per contro cercare di migliorare i
suoi rapporti con quella stupida di Janet. Roba da sentirsi male
solo a pensarlo. Eppure non aveva scelta. Proprio in quel momento il
telefono trillò.
- Sì ? - fece Stockton
- C'è vostra moglie in
linea. - disse Geena Howard, la sua segretaria personale – Ve
la passo ?
Stockton era tentato di
dirle di no, ma ormai era in ballo e doveva ballare. Se doveva
mettersi a fare il bravo marito con Janet, tanto valeva
incominciare subito.
- Ma sì, Geena - disse
stancamente – passamela pure.
* * * * *
La telefonata di
sua moglie Janet, nonostante il futile argomento, o, anzi,
forse proprio per quello, ebbe il potere di irritarlo di nuovo.
Come sempre. Anzi più di sempre, perchè adesso non poteva neanche
più limitarsi ad ignorarla, come faceva prima, se ci teneva davvero
alla candidatura. Più ci pensava più l'idea gli sembrava
assolutamente insopportabile. Eppure non voleva rinunciare a
quell'opportunità. Stockton era ambizioso, molto ambizioso.
Aveva fatto carriera, sia nella magistratura che nel
partito, aveva avuto molte soddisfazioni, ma quella era davvero
un'altra cosa. Adesso aveva l'occasione della sua vita,
un'occasione irripetibile. Non poteva farsela sfuggire.
Stockton non aveva
dubbi che l'abbandono di Webb avrebbe dato la vittoria al loro
partito. Nessuno poteva avere dei dubbi su questo. E c'era da
scommettere che il loro candidato, una volta eletto, non
avrebbe avuto davanti solo quattro anni, la durata in carica di
un mandato, ma quasi sicuramente otto. Perchè una volta "in
sella" avrebbe potuto puntare con successo alla rielezione,
senza troppi problemi. Con quello, si sarebbe messo a posto per tutta
la vita. Ma... e se il candidato eletto fosse stato qualcun altro?
Che ne sarebbe stato di lui ? Inutile ingannarsi: sarebbe finita
prima ancora di incominciare. Otto anni di attesa sarebbero
stati troppi, e lui sarebbe finito fuori gioco in modo forse
definitivo. No, il momento giusto era questo. E lui voleva la
candidatura a qualsiasi costo.
Ripensò a Jessica,
al suo corpo sinuoso, alla sua incredibile abilità nei giochi
sessuali. Non avrebbe mai potuto rinunciare a lei per tanti mesi.
E allora, come fare ? Per una strana associazione di idee,
Stockton pensò a Trevor Ruffin, il sicario della malavita
liberato quel pomeriggio. Ebbe un brillio negli occhi e in un
attimo "seppe" qual era la cosa giusta da fare.
Incominciò a rimuginarci sopra e più ci pensava più si
rendeva conto che quella che gli era venuta in mente era la cosa
migliore in assoluto. Non aveva dubbi. Avrebbe risolto in un
colpo tutti i suoi problemi personali e, in più, gli avrebbe
anche dato un aiuto decisivo per la sua carriera politica. Gli
avrebbe fornito la spinta definitiva per ottenere la candidatura
a sindaco e quindi, alla fin fine, anche la successiva elezione.
Stockton era un uomo
attivo e intelligente e la sua mente, allenata da anni a lavorare su
questioni difficili e delicate, era già al lavoro a pieno regime.
Quindici minuti dopo, mentre scendeva con l'ascensore nel
sotterraneo del Tribunale, diretto verso il garage per
prendere l'auto, aveva già un piano ben chiaro in mente,
definito in ogni dettaglio e pronto per essere messo in pratica. Un
piano perfetto che avrebbe funzionato a meraviglia. Il giudice
Stockton salì sulla sua auto, una bellissima e costosa Maserati
verde scuro, la mise in moto e uscì rapidamente dal
sotterraneo, mentre un sorriso di trionfo si disegnava già
prepotente sul suo viso.
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