domenica 6 aprile 2014

L'attentato fallito - 4

Cap. 4 - Mercoledì mattina


Come ogni mattina, Delly Marshall, la graziosissima cameriera negra di casa Stockton, entrò nell'ampio soggiorno per consegnare alla moglie del giudice i giornali e la posta della giornata. Per tradizione ormai consolidata, la signora Janet apriva e leggeva anche le lettere indirizzate al marito. Era un'abitudine presa nei primi anni di matrimonio, quando John ci teneva a darle un'impressione di lealtà e fiducia nei suoi confronti: il classico marito che non ha segreti per la moglie. Poi l'usanza era rimasta, senza un vero motivo, anche adesso, nonostante il peggiorare dei loro rapporti.
John non se ne lamentava, perchè aveva imparato ben presto come aggirare quella piccola intrusione nella sua vita privata. Alcuni anni prima si era iscritto all'"Old England", uno dei club più esclusivi di Bristow, e si faceva mandare direttamente lì tutta la posta in qualche modo riservata. La cosa non aveva destato nessuna meraviglia, perchè si addiceva perfettamente a una persona benestante e socialmente importante come lui, e funzionava benissimo. John Stockton, sfruttando il fatto che la sede del club era molto vicina al Tribunale, faceva in modo di andare al club quasi tutti i giorni, per cui poteva leggere le sue lettere riservate senza ritardo. E magari rispondere direttamente da lì, utilizzando la carta intestata che il club metteva gentilmente a disposizione dei soci. Janet, da parte sua, non sospettava di nulla, perchè una parte della posta continuava comunque ad arrivare a casa. E anche se intuiva qualcosa, non ci poteva fare nulla.
Delly si avvicinò alla poltrona dove era seduta la signora e posò il vassoio della posta sul tavolino davanti a lei. Janet la ringraziò con un sorriso e la congedò con cortesia. Janet era quasi sempre scontrosa nei rapporti con suo marito, visto che la sua vita matrimoniale non era delle più felici, ma sapeva essere molto gentile con le altre persone che le erano amiche. Forse era un modo istintivo di cercare una compensazione affettiva, o forse era soltanto un aspetto del suo carattere. Fatto sta che Delly, pur essendo solo la domestica di casa, veniva trattata dalla padrona con una intimità quasi famigliare. Il che inorgogliva sinceramente la ragazza.
Così, sia per riconoscenza, sia per un naturale sentimento di solidarietà femminile, quando i due coniugi si mettevano a litigare per qualche motivo, il che si verificava piuttosto spesso vista la situazione di crisi perenne che si respirava in quella casa, Delly non aveva esitazioni, e finiva sempre per schierarsi dalla parte della signora. Senza contare alcune spiacevoli esperienze personali. Delly ricordava ancora molto bene quello che era successo qualche anno prima, quando il "rispettabile" giudice Stockton, aveva tentato, per ben due volte e in modo neanche troppo velato, di approfittarsi della bella cameriera appena assunta. Per fortuna senza successo.
Delly sapeva che alla signora Janet piaceva parlare con lei per commentare le lettere che le arrivavano. Perciò rimase nella stanza a spolverare i mobili, mentre la signora, dopo aver dato un'occhiata distratta ai giornali, che avrebbe letto più tardi con tutta calma, apriva la posta della giornata. Le prime due buste non contenevano niente di interessante e Janet Stockton non disse nulla. Ma quando ebbe aperto la terza, curiosamente senza mittente, ebbe un sussulto.
- Oh signore Iddio ! - balbettò.
- Che succede signora - chiese Delly, che aveva capito dal tono di voce della padrona, che c'era qualcosa di grave.
- Delly, vieni a vedere.
La ragazza si avvicinò e la padrona le tese un foglio di carta bianca con dei ritagli di giornale incollati sopra, in modo da formare una frase.
- Che strana lettera - disse Delly prendendola.
- Oh Signore... - ripetè Janet incapace di connettere.
La ragazza lesse la lettera e sbiancò anch'essa. Il testo era disposto su quattro righe e diceva: “PREPARATI A MORIRE, GIUDICE STOCKTON. ADESSO SONO IO CHE TI CONDANNO E TU MORIRAI !”
La ragazza posò il foglio sul tavolino e guardò la padrona, la quale, a sua volta, si torceva le mani senza sapere bene cosa fare. Non era più in buoni rapporti con John, ma qui si trattava di una minaccia di morte. La morte di suo marito. Non era una cosa da prendere con allegria. Janet guardò Delly, che nonostante lo stupore, era riuscita a mantenersi più calma.
- Che devo fare, Delly ?
- Credo che fareste bene a telefonare al signore.
- In tribunale ? Sai che non gli piace essere disturbato.
- Ma questa è una cosa grave.
- Sì, è una cosa grave – ripetè Janet come inebetita.
- Sono certa che non si arrabbierà. E' una cosa importante, deve sapere quello che è successo.
- Sì, Delly, hai ragione.
Si alzò, si diresse verso il telefono e fece il numero diretto della segretaria personale di suo marito. Geena Howard rispose al secondo squillo.
- Tribunale di Bristow, ufficio del Giudice Stockton. Desidera?
- Sono la signora Stockton, Geena, devo parlare con mio marito.
- Non so se posso... - disse titubante la ragazza. Aveva avuto istruzioni ben precise, da parte del giudice, di non essere disturbato per nessun motivo e non aveva nessuna voglia di prendersi una sgridata per avergli disubbidito.
- E' in udienza, per caso ? - La voce di Janet era agitatissima e la segretaria se ne accorse. Capiva che doveva essere successo qualcosa di grave e non se la sentì di mentire.
- In questo momento no, però...
- Allora passatemelo subito. Vi prego.
- Provo a vedere.
- Fate presto, mi raccomando, Geena. E' successa una cosa gravissima.
Le ultime parole della moglie ebbero il potere di far cadere le ultime resistenze nella ragazza. Geena Howard premette il pulsante che escludeva la comunicazione esterna e chiamò il numero interno della stanza del giudice.
- Sì ? - disse Stockton sgarbato. Stava esaminando una causa piuttosto difficile e non tollerava di essere disturbato.
- C'è vostra moglie, giudice... - disse la ragazza esitante.
- E allora ? Lo sai che non voglio essere disturbato.
- Sì, lo so. Ma mi ha detto che è una cosa grave.
Stockton ebbe un attimo di esitazione poi si rese conto di quello che era successo. Janet doveva aver ricevuto la lettera minatoria che lui stesso aveva provveduto a compilare e spedire, e adesso era agitatissima. Ottimo. Tutto stava andando a meraviglia.
- Va bene, va bene, Geena... - disse alla ragazza, sempre con tono burbero, tanto per rispettare la parte – passamela pure.
- D'accordo.
- Ma non voglio altre interruzioni, dopo.
- No certo, giudice.
Geena Howard premette un paio di pulsanti e gli passò la comunicazione.

* * * * *

Dopo essersi divertito un po' con sua moglie, cercando il più possibile di terrorizzarla senza darne l'impressione, Stockton alzò di nuovo il telefono e chiamò il capo della polizia di Bristow, Vernon Fleming. Aveva bisogno di coinvolgerlo direttamente per la migliore riuscita del suo piano. E d'altra parte voleva comportarsi in modo logico anche agli occhi di Delly, che dopo la morte della moglie sarebbe stata una testimone preziosissima a suo favore, per cui non poteva evitare di segnalare il fatto alla polizia.
Il problema era piuttosto un altro. Fleming era un tipo molto scrupoloso e lo conosceva da anni, per cui avrebbe sicuramente insistito per affidargli una scorta. Mentre lui, ovviamente, con quello che aveva in mente, non aveva nessuna voglia di avere degli agenti tra i piedi. Stockton, però, era fiducioso di poter rintuzzare i tentativi di Fleming senza troppa difficoltà. Anzitutto la Polizia era sempre a corto di uomini, e distaccarne un paio alla sua protezione voleva dire sguarnire altri settori. Il Capitano Fleming, questo, lo sapeva bene. E se da un lato non poteva non offrire la sua protezione a un giudice, dall'altra l'avrebbe fatto senza troppo entusiasmo. Così, se la "vittima" avesse cortesemente rifiutato di ricevere la scorta, Fleming non avrebbe avuto nessun motivo per insistere più di tanto. Perciò a Stockton bastava fare leva sui legittimi desideri dell'altro per riuscire nel suo intento.
Ma questo non era l'unico argomento a suo favore. C'era anche il fatto che quella che aveva ricevuto, in fondo, non era che una semplice lettera minatoria. Stockton, in passato, ne aveva già ricevute altre, anche se un po' più blande, e non era mai successo niente. Si fosse trattato di una serie di lettere, tutte provenienti dalla stessa fonte, forse Fleming avrebbe pensato a qualcosa di veramente serio e avrebbe insistito, ma per il momento era prematuro. E Stockton, d'altra parte, non aveva nessuna intenzione di complicarsi la vita inviandosi altre missive. Per quello che stava architettando, una sola lettera era più che sufficente. In sostanza aveva tutti i motivi per stare tranquillo.
Il centralinista della Polizia fu piuttosto efficiente e in pochi secondi Stockton ebbe in linea il Capitano Fleming. Il giudice lo salutò cordialmente e gli spiegò con voce tranquilla quello che era successo. Cercò di mostrarsi tutt'altro che preoccupato, e riuscì perfettamente nel suo intento. Fleming, come previsto, gli offrì un paio di agenti per un certo periodo, ma Stockton respinse sdegnato l'ipotesi di una scorta. E il capitano Fleming, anche se a parole insisteva, era in realtà ben felice di accontentarlo. Così si limitò a raccomandare al giudice di essere prudente e di informarlo subito nel caso avesse ricevuto un'altra lettera, o avesse visto qualcosa di sospetto. Stockton glielo promise solennemente e il colloquio finì lì.
Fleming terminò la telefonata e non ci pensò più. Rimosse rapidamente dalla sua mente il problema di Stockton e si rituffò senza esitare nel lavoro che aveva per le mani. Aveva ben altro per la testa il Capo della Polizia di una città come Bristow che non fare la balia a un giudice, anche se importante, solo per una banale lettera anonima !
Stockton, invece, posò l'apparecchio con un sorriso e si appoggiò soddisfatto allo schienale della poltroncina. Prese un bicchiere e si concesse una dose generosa del suo cognac preferito. Tutto stava andando esattamente come previsto e, pensò con legittimo orgoglio, non poteva essere che così. Lui era un tipo troppo in gamba, per tralasciare anche il più piccolo dettaglio. E chi ha l'intelligenza e la pazienza di curare con attenzione anche i minimi dettagli, si disse, non può fallire.

Nessun commento:

Posta un commento